“IO SULLE CARD DI FRATELLI D’ITALIA? MOLTO SGRADEVOLE: NON È TRANQUILLIZZANTE ESSERE INDICATO COME AVVERSARIO” – FABIO FAZIO PARLA DEGLI SFOTTO’ DEI GIOVANI MELONIANI DI ATREJU: “SONO ABITUATO, NEGLI ANNI SCORSI IL MINISTRO DEGLI INTERNI (MATTEO SALVINI) NEI TELEGIORNALI, NELLE PIAZZE, SUI GIORNALI, MI AVEVA PUBBLICAMENTE RICORDATO PIÙ DI 120 VOLTE, QUINDI IL MODO È SEMPRE LO STESSO. I COMPORTAMENTI QUALIFICANO QUELLI CHE LI METTONO IN ATTO – LA RAI? SONO UNO DI QUELLI NON COMPATIBILI CON LA NUOVA NARRAZIONE" - E SULLA FERRAGNI...
Silvia Fumarola per repubblica.it - Estratti
Ha guadagnato punti in famiglia portando ai figli interisti le magliette autografate da Lautaro Martinez. “C’è stata un minimo di discussione su chi dovesse avere quella nerazzurra, ha vinto Caterina, Michele l’ha ceduta per cavalleria” racconta sorridendo Fabio Fazio, che domenica chiude con grande successo la prima stagione di Che tempo che fa sul Nove.
Oltre due milioni di spettatori, 11% di share, picchi che hanno sfiorato i 4 milioni con Chiara Ferragni, con lo share al 18%. La prova che la tv è cambiata, il numero del canale non è determinante, il pubblico sceglie e sa cosa vuole. Sessanta anni il 30 novembre, dopo 40 anni di Rai, Fazio ha voltato pagina.
Ironizza sulla sua vita, lavoro-casa, casa-lavoro. I suoi figli sono fan?
“Non mi vedono, non hanno la percezione di me conduttore in tv. Nel senso che non parlo mai di lavoro davanti a loro, a casa faccio il padre. Studiano, fanno le loro cose. Michele è fan di Luciana, è venuto e conoscerla e ha voluto incontrare Mahmood. Mia figlia venne alle prove dei Måneskin. Finisce qui”.
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Il caso Scurati, gli scioperi sabotati: cosa pensa di quello che sta accadendo in Rai?
“Sono uno di quelli non compatibili con la nuova narrazione. Ricordo sempre che il mio contratto non fu rinnovato da chi c’era prima e da chi è arrivato. Da quanti anni si dice che la Rai deve trovare un’autonomia dalla politica? Da sempre. Invece è connessa, ed è sempre più complicato. Al di là della politica, la televisione bisogna saperla fare. Non è una cosa semplice, è un lavoro d’ingegno e si rischia di fare errori. I limiti sono già oggettivi in ciascuno di noi, si figuri partendo con una serie di paletti. A distruggere ci vuole un secondo”.
Riceve telefonate dai politici?
“Grazie a Dio nessuna. Ma non le ricevevo neanche prima”.
jean pascal marcacci fazio che tempo che fa
Quando era in Rai, mai?
“La Rai ha molte regole a cui attenersi ed è molto più sensibile alle proteste. Forse le ricevevano altri”.
Con altri personaggi è finito nella cartellonistica elettorale di Meloni con gli sfottò di Atreju: “Anche se lui ci rimane male tu scrivi Giorgia”. Che effetto le ha fatto?
“È una cosa molto sgradevole, nel senso che quando si indica una persona fisica, un cittadino comune addirittura come avversario, come simbolo, ovviamente non è tranquillizzante. Del resto sono abituato, negli anni scorsi il ministro degli Interni (Matteo Salvini) nei telegiornali, nelle piazze, sui giornali, mi aveva pubblicamente ricordato più di 120 volte, quindi il modo è sempre lo stesso. Pazienza. I comportamenti di solito qualificano quelli che li mettono in atto”.
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L’ospite che l’ha preoccupata di più è stato il Papa?
fabio fazio roberto bolle luciana littizzetto
“Papa Francesco è fuori quota. Uno dei tanti pregi che ha, è quello di mettere a proprio agio le persone, ogni volta ho avuto dimostrazioni incredibili. Ti preoccupi quando devi affrontare situazioni in cui c’è il dolore: penso al caso Aldrovandi, alla storia di Giulio Regeni, di Giulia Cecchettin, di Franco Di Mare. Situazioni che vanno di là della televisione”.
Chi ha invitato più volte e non è mai voluto venire?
“Giorgio Armani, lo invito da anni. Al di là del successo planetario, ha una storia umana meravigliosa, esemplare, che mi piacerebbe venisse a raccontare”.
Qualche rimpianto o recriminazione per l’intervista a Chiara Ferragni?
“Non credo che si potesse fare diversamente. A me interessava ancora capire come la più grande influencer, una domatrice dei social, abbia potuto commettere una leggerezza così grande. È l’aspetto che umanamente mi incuriosisce di più. Poi se ci sono profili di responsabilità non sono io a stabilirlo. Comunque non ci si poteva aspettare che avrebbe fatto un’ammissione di colpa o un’autoassoluzione. E questo accanimento continuo mi sembra eccessivo”.
fabio fazio e zendaya a che tempo che fa 6
Cosa significa per il Nove l’arrivo di Amadeus? Vi siete sentiti?
“L’ho sentito all’indomani della comunicazione ufficiale del suo passaggio e ci siamo detti: “Vediamoci a cena”. Tutto ciò che accende il Nove è benvenuto”.
Come vede Mediaset e Rai rispetto alla galassia Warner Bros Discovery?
“Direi che sono imparagonabili per le dimensioni e le distanze. Mediaset e Rai sono due realtà equivalenti che esistono, Nove è un altro mondo: è andare a correre una gara di Formula 1 con una utilitaria, un mondo pionieristico, artigianale, ed è un’altra corsa: c’è un grande futuro possibile da costruire ed è l’impresa più entusiasmante. I tempi sono cambiati, c’è una consapevolezza diversa da parte dello spettatore e delle nuove generazioni - ammesso che guardino la tv. Non esiste più l’affezione a un canale, le linee editoriali si sono talmente annacquate da non essere riconoscibili”.
fabio fazio durante l intervista a chiara ferragni
Molti vedono Discovery come il terzo polo. Lei che pensa?
“Sono 30 anni che parliamo del terzo polo, i ghiacci si sono sciolti e sto polo non c’è più, con i ghiacci sciolti uno va a cercarsi l’iceberg dove lo trova. Quest’anno accanto a Che tempo che fa ho avuto la meravigliosa esperienza della serata dal Teatro Parioli per ricordare Maurizio Costanzo, è stato veramente emozionante tra presente, passato e tanti ricordi. Un regalo di Maria De Filippi, che è un terzo polo pure lei”.
Un consiglio non richiesto alla Rai per Sanremo?
“Ma proprio mai, al massimo posso dare consigli sui ristoranti”.
chiara ferragni da fazio .. meme by osho
Il momento finale del Tavolo a Che tempo che fa con quel cast fisso formidabile, è molto atteso: non ha mai pensato di farne uno show a parte?
“È una cosa a cui ho pensato, si può anche provare. Adesso è talmente conseguente a Che tempo che fa, che mi sembra difficile. Quando una cosa funziona i gruppi autoriali, presi dall’entusiasmo, si lanciano: “Perché non chiamiamo anche questo?”. Voglino diceva: “Non miglioriamola troppo”. Non esagerare mi è sempre sembrata una regola aurea”.
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