UN FISCO PER L’ESTATE – IL VICEMINISTRO MELONIANO, MAURIZIO LEO, RIPETE CHE IN MANOVRA SARA’ CONFERMATO IL DOPPIO TAGLIO DA 15 MILIARDI DI CUNEO E IRPEF, IN SCADENZA A FINE ANNO. MA NON BASTA: VANNO CORRETTE LE “DISTORSIONI” DI QUESTE DUE MISURE, PERCHÉ TUTTO QUELLO CHE LO STATO TAGLIA IN TERMINI DI TASSE, SE LO MANGIA L’INFLAZIONE – I TRE NODI: IL DRENAGGIO FISCALE, L’EFFETTO POVERTA’ CHE ANNULLA IL TAGLIO DEL CUNEO E IL CARO PREZZI CHE COLPISCE L’ASSEGNO UNICO PER I FIGLI…
Estratto dell’articolo di Valentina Conte per “la Repubblica”
Si fa presto a dire fisco in Italia. Non basta confermare il doppio taglio da 15 miliardi di cuneo e Irpef, in scadenza a fine anno, come il governo si affanna a garantire. Perché le distorsioni da correggere, legate a queste due misure regine della manovra dell’anno scorso, sono molte e dolorose. Visto che impattano su famiglie con figli e lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi.
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L’Italia, ricorda l’Ocse, ha salari reali ancora del 7% più bassi del 2019, un primato in Eurozona. Significa erosione del potere d’acquisto e mannaia su consumi e possibilità di curarsi. Il governo Meloni, alla vigilia della sua terza finanziaria, aveva promesso di intervenire. Non ha fatto nulla in questi dodici mesi.
Il fiscal drag
Il taglio dell’Irpef da 4,3 miliardi – ottenuto con l’accorpamento dei primi due scaglioni all’aliquota più bassa del 23% – ha riguardato 25 milioni di contribuenti, portando in tasca benefici da 70 a 260 euro all’anno, azzerati sopra i 50 mila euro di reddito (ma non per tutti: solo a quanti hanno detrazioni diverse da quelle sanitarie). Benefici sulla carta che non solo scadono il 31 dicembre. Ma che devono fare i conti con l’inevitabile meccanismo del drenaggio fiscale, il fiscal drag.
Tutto quello che lo Stato taglia in termini di tasse, se lo mangia l’inflazione. E anche di più. L’Ufficio parlamentare di bilancio, l’Authority dei conti pubblici, nel Rapporto annuale di giugno calcola che dagli “80 euro” in poi, ovvero nel decennio 2014-2024, le riforme fiscali hanno tagliato le tasse del 3% agli italiani, ma il caro prezzi si è portato via il 3,6%. Con perdite da 320 euro per un reddito di 10 mila euro a 1.020 euro per un reddito da 100 mila euro.
La trappola della povertà
MAURIZIO LEO COMMERCIALISTA - FOTOMONTAGGIO
[…] C’è anche la “trappola della povertà”, così la chiama l’Upb. Riguarda decine di migliaia di lavoratori dipendenti con retribuzioni attorno alle due soglie (25 mila euro e 35 mila euro) che delimitano i confini del taglio del cuneo, la decontribuzione di 6 o 7 punti, introdotta dal governo Draghi e poi rafforzata da Meloni, e in scadenza pure questa a dicembre. Ebbene, basta uno straordinario, un notturno, un piccolo aumento per uscire dai confini e perdere il beneficio. […]
L’assegno unico
Ad essere beffate sono anche le famiglie. Il drenaggio fiscale innescato dall’inflazione svaluta anche l’assegno unico per i figli. Sempre Upb calcola che le perdite innescate dall’inflazione vanno da un minimo di 160 euro per le famiglie con più di tre figli (il beneficio si riduce da 1.941 a 1.781 euro) a un massimo di 328 euro annui per quelle con un solo figlio (il beneficio si riduce da 840 a 512 euro).
maurizio leo - giancarlo giorgetti
C’è poi un’altra questione non risolta: l’inclusione dell’assegno unico nell’Isee. L’importo per i figli gonfia l’Indicatore della situazione economica della famiglia che così perde altri benefici o esenzioni, dal bonus bollette alle rette scontate per l’asilo. I viceministri Maurizio Leo e Maria Teresa Bellucci (Economia e Lavoro, entrambi di Fdi) avevano promesso al Forum Famiglie di istituire un «tavolo tecnico per rivedere l’Isee». Era febbraio: non se n’è fatto nulla.
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Il viceministro Leo – che ha la delega alla riforma del fisco – assicura che è arrivato il momento di «tagliare l’Irpef al ceto medio, ai redditi tra 35 e 50 mila euro». Non cita mai però le questioni aperte: il fiscal drag, la “trappola della povertà”, l’assegno unico nell’Isee. […]