alberto nagel francesco milleri francesco gaetano caltagirone mediobanca

GRANDE GELO A PIAZZETTA CUCCIA – ALL’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA DI LUNEDÌ NON PARTECIPERANNO I DUE PRINCIPALI SOCI, OVVERO LA DELFIN DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO PRIMA AZIONISTA CON IL 19,74%, E FRANCESCO CALTAGIRONE CHE DETIENE IL 9,98% – RISUONA ANCORA L’ECO DELLO SCONTRO DI UN ANNO FA CON NAGEL PER IL RINNOVO DEI VERTICI – OCCHIO AL CALENDARIO: A PRIMAVERA SCADRÀ IL TERZO MANDATO DI PHILIPPE DONNET ALLA GUIDA DI GENERALI, DI CUI MEDIOBANCA È PRIMA AZIONISTA…

Estratto dell’articolo di Francesco Spini per “La Stampa”

 

FRANCESCO MILLERI

Il grande gelo. Non ci saranno i due principali soci, lunedì, all’assemblea di Mediobanca. A quanto risulta, Delfin, la finanziaria della famiglia Del Vecchio prima azionista con il 19,74% dell’istituto, non dovrebbe depositare le proprie azioni ai fini della partecipazione alla riunione. Anche Francesco Gaetano Caltagirone, secondo socio col 9,98%, dovrebbe a sua volta disertare l’appuntamento, come avvenuto nel 2022.

 

Risuona dunque ancora l’eco dello scontro, tutto finanziario, che negli ultimi anni ha interessato tanto Mediobanca quanto Generali, di cui Piazzetta Cuccia è prima azionista col 13%.

 

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE PHILIPPE DONNET

Uno scontro tra titani che è andato contrapponendo i dirigenti (e con essi i consigli di amministrazione) e i grandi soci dei due istituti, con in prima fila gli eredi di Leonardo Del Vecchio riuniti nella finanziaria presieduta da Francesco Milleri e l’imprenditore romano che negli ultimi anni ha accresciuto la propria interessenza nella galassia del Nord e in particolare sullo scrigno finanziario del Paese: Generali con il suo tesoro da 821 miliardi di attività in gestione.

 

L’appuntamento più atteso sarà la prossima primavera, quando scadrà il terzo mandato di Philippe Donnet alla guida delle assicurazioni triestine. Il manager francese è pronto ad accettare la candidatura per un quarto mandato.

 

ALBERTO NAGEL

Il punto è: chi lo candiderà? Una risposta la darà il governo, al lavoro per riformare il Testo unico della finanza: senza una modifica alla recente “legge Capitali” che ha reso impraticabile per i cda presentare liste in presenza di grandi soci, probabilmente dovrà scendere in campo il principale socio del Leone, ossia Mediobanca.

 

Ma proprio a Mediobanca, un anno fa, si era consumato l’ultimo episodio di contrapposizione. Proprio Delfin, quando si trattava di rinnovare il consiglio di amministrazione guidato dal presidente Renato Pagliaro e dall’ad Alberto Nagel, fallita la strada dell’accordo, aveva messo in campo una lista di minoranza che aveva trovato l’appoggio di Caltagirone, dopo che l’anno prima a Trieste a parti invertite Caltagirone, con una propria lista, e col sostegno di Delfin (più Benetton e Crt) avevano provato a contrastare Donnet e il consiglio con lui schierato.

 

La lista, come a Trieste, nemmeno a Milano è riuscire a prevalere, in termini di voti, su quella presentata dal cda che ha riconfermato Nagel alla guida di Piazzetta Cuccia. Ma forse qualche ferita ancora non si è rimarginata.

 

FRANCESCO MILLERI

L’assemblea di lunedì di Mediobanca non è di quelle cruciali. Al voto ci sono l’approvazione del bilancio al 30 giugno e il relativo dividendo, l’autorizzazione all’acquisto di azioni proprie, la politica di remunerazione e, in sede straordinaria, l’annullamento di azioni proprie senza ridurre il capitale sociale. [...]

 

Il cda di Piazzetta Cuccia infatti ha sfruttato la Legge Capitali, laddove consente di andare avanti in eterno con il sistema del rappresentante designato introdotto col covid. Nessun socio in sala ma, per l’appunto, rappresentato per delega. Zero domande (se non scritte, dunque inutili), zero colpi di scena. [...]

ALBERTO NAGEL francesco gaetano caltagirone

Ultimi Dagoreport

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DI CECILIA SALA? BUIO FITTO, PURTROPPO. I TEMPI PER LA LIBERAZIONE DELLA GIORNALISTA ITALIANA NON SOLO SI ALLUNGANO MA SI INGARBUGLIANO, E LA FORZATURA DEL BLITZ TRANSOCEANICO DI GIORGIA MELONI RISCHIA DI PEGGIORARE LE COSE – IL CASO, SI SA, È LEGATO ALL’ARRESTO DELL’INGEGNERE-SPIONE IRANIANO MOHAMMAD ABEDINI, DI CUI GLI AMERICANI CHIEDONO L’ESTRADIZIONE. L’ITALIA POTREBBE RIFIUTARSI E LA PREMIER NE AVREBBE PARLATO CON TRUMP. A CHE TITOLO, VISTO CHE IL TYCOON NON È ANCORA PRESIDENTE, SUGLI ESTRADATI DECIDE LA MAGISTRATURA E LA “TRATTATIVA” È IN MANO AGLI 007?

elisabetta belloni cecilia sala donald trump joe biden elon musk giorgia meloni

DAGOREPORT – IL 2025 HA PORTATO A GIORGIA MELONI UNA BEFANA ZEPPA DI ROGNE E FALLIMENTI – L’IRRITUALE E GROTTESCO BLITZ TRANSOCEANICO PER SONDARE LA REAZIONE DI TRUMP A UN  RIFIUTO ALL’ESTRADIZIONE NEGLI USA DELL’IRANIANO-SPIONE, SENZA CHIEDERSI SE TALE INCONTRO AVREBBE FATTO GIRARE I CABASISI A BIDEN, FINO AL 20 GENNAIO PRESIDENTE IN CARICA DEGLI STATI UNITI. DI PIÙ: ‘’SLEEPY JOE’’ IL 9 GENNAIO SBARCHERÀ A ROMA PER INCONTRARE IL SANTO PADRE E POI LA DUCETTA. VABBÈ CHE È RIMBAM-BIDEN PERÒ, DI FRONTE A UN TALE SGARBO ISTITUZIONALE, “FUCK YOU!” SARÀ CAPACE ANCORA DI SPARARLO - ECCOLA LA STATISTA DELLA GARBATELLA COSTRETTA A SMENTIRE L’INDISCREZIONE DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO DI EURO CON SPACEX DI MUSK – NON È FINITA: TRA CAPO E COLLO, ARRIVANO LE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI DA CAPA DEI SERVIZI SEGRETI, DECISIONE PRESA DOPO UN DIVERBIO CON MANTOVANO, NATO ATTORNO ALLA VICENDA DI CECILIA SALA…

cecilia sala donald trump elon musk ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - DAVVERO MELONI SI È SOBBARCATA 20 ORE DI VIAGGIO PER UNA CENETTA CON TRUMP, CON BLOOMBERG CHE SPARA LA NOTIZIA DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO CON “SPACE-X” DEL CARO AMICO ELON MUSK (ASSENTE)? NON SARÀ CHE L’INDISCREZIONE È STATA RESA PUBBLICA PER STENDERE UN VELO PIETOSO SUL FALLIMENTO DELLA DUCETTA SULLA QUESTIONE PRINCIPALE DELLA TRASVOLATA, IL CASO ABEDINI-SALA? - TRUMP, UNA VOLTA PRESIDENTE, ACCETTERÀ LA MANCATA ESTRADIZIONE DELLA ''SPIA'' IRANIANA? COSA CHIEDERÀ IN CAMBIO ALL’ITALIA? – DI SICURO I LEADER DI FRANCIA, GERMANIA, SPAGNA, POLONIA, URSULA COMPRESA, NON AVRANNO PER NULLA GRADITO LE PAROLE DI TRUMP: “GIORGIA HA PRESO D’ASSALTO L’EUROPA” - VIDEO

giorgia meloni e donald trump - meme by edoardo baraldi .jpg

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI SFOGLIA LA MARGHERITA: VOLO O NON VOLO A WASHINGTON IL 20 GENNAIO ALL'INAUGURAZIONE DEL SECONDO MANDATO DI DONALD TRUMP? - CERTO, LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA, ANCHE PER NON DARE SODDISFAZIONE AL "PATRIOTA" MATTEO SALVINI CHE VUOLE PRESENZIARE A TUTTI I COSTI E SVENTOLARE LA BANDIERA "MAGA" DELLA PADANIA - LA POVERINA STA CERCANDO DI CAPIRE, ATTRAVERSO IL SUO CARISSIMO AMICO ALLA KETAMINA ELON MUSK, SE CI SARANNO ALTRI CAPI DI GOVERNO. IL RISCHIO È DI TROVARSI IN MEZZO AGLI AVARIATI SOVRANISTI ORBAN E FICO - UN’IMMAGINE CHE VANIFICHEREBBE I SUOI SFORZI (E SOGNI) DI PORSI NEL RUOLO DI PONTIERE TRA L'EUROPA DI URSULA E L'AMERICA TRUMP...

giovan battista fazzolari giorgia meloni autostrade matteo salvini giovanbattista

DAGOREPORT – IL FONDO TI AFFONDA: BLACKSTONE E MACQUARIE, SOCI DI AUTOSTRADE, SONO INCAZZATI COME BISCE PER L’AUMENTO DEI PEDAGGI DELL’1,8%. PRETENDEVANO CHE IL RINCARO FOSSE MOLTO PIÙ ALTO, AGGIORNATO ALL'INFLAZIONE (5,9% NEL 2023). MA UN FORTE AUMENTO DEI PEDAGGI AVREBBE FATTO SCHIZZARE I PREZZI DEI BENI DI CONSUMO, FACENDO SCEMARE IL CONSENSO SUL GOVERNO – SU ASPI È SEMPRE SALVINI VS MELONI-FAZZOLARI: LA DUCETTA E “SPUGNA” PRETENDONO CHE A DECIDERE SIA SEMPRE E SOLO CDP (AZIONISTA AL 51%). IL LEADER DELLA LEGA, COME MINISTRO DEI TRASPORTI, INVECE, VUOLE AVERE L’ULTIMA PAROLA…