dante spinotti

IL SIGNORE DELLA LUCE! - IL LEGGENDARIO DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA DANTE SPINOTTI FA 80 ANNI E SI RACCONTA IN UN LIBRO, DAL VIAGGIO A NAIROBI IN CUI FILMO' L’USCITA DAL CARCERE DEL FUTURO PRESIDENTE KENYATTA ALL’EROTICO SAMPERI (“FOTOGRAFANDO PATRIZIA”) – L’AVVERSIONE PER IL CINEMA D’AUTORE E PER BARBRA STREISAND, IL RIMPIANTO DI AVER RIFIUTATO IL PRIMO "SPIDER MAN" DI RAIMI A FAVORE DI "BANDITS" DI BARRY LEVINSON E IL NUOVO FILM CON DE NIRO - SE C’È UN DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA CHE MERITAVA L’OSCAR È LUI

dante spinotti 34

Alberto Anile per “Robinson - la Repubblica” - Estratti

 

La breve prefazione che Anthony Hopkins dedica all’autobiografia di Dante Spinotti si apre con un’affermazione discutibile: «Dante Spinotti è uno dei più grandi uomini di cinema italiani del ventunesimo secolo » . No, Dante Spinotti è uno dei più grandi uomini di cinema tout court. 

 

(...)

 

dante spinotti cover

Qual è il film fotograficamente più elegante di Liliana Cavani? Interno berlinese. Di Paul Schrader? Cortesie per gli ospiti. Di Ermanno Olmi? La leggenda del santo bevitore. Di Michael Mann? L’ultimo dei Mohicani. Di Curtis Hanson? L. A. Confidential. Sono tutti film illuminati da Dante Spinotti, con una sapienza e un gusto della sperimentazione tanto più notevoli in quanto, all’epoca della pellicola, non esistevano monitor di controllo né computer per la color correction, e solo alla proiezione dei giornalieri era possibile capire se i vari filtri e controluci avevano ottenuto l’effetto desiderato.

 

Scritta con la collaborazione di Nicola Lucchi ed edita da La nave di Teseo, Il sogno del cinema è un’autobiografia ben ordinata, dall’infanzia alla soglia degli ottant’anni (compiuti il 22 agosto), placidamente scandita dai vari impegni professionali: come dice il sottotitolo, La mia vita, un film alla volta. Spinotti è un maestro del cinema praticamente autodidatta, diviso fra Italia e America, capace di passare dal kolossal miliardario all’esordio con micro budget, e il suo mistero ha qui finalmente la sua spiegazione.

kenyatta

 

È la storia di un ragazzo volitivo della Carnia, affascinato dalle macchine fotografiche di un vecchio zio, a dieci anni apprendista nella camera oscura del fotografo del paese.

 

Primo film visto: Il cucciolo di Clarence Brown, nel cinema di Lendinara. Primo set sbirciato: Grand Prix di John Frankenheimer, a Monza, mentre lì vicino assisteva a una vera gara automobilistica. La scuola a Milano, le difficoltà a scuola e la decisione di passare un anno – cruciale – a Nairobi, in Kenya, da un altro zio che gli mette in mano una cinepresa portatile, con cui filma tra l’altro l’uscita dal carcere del futuro presidente Kenyatta.

 

Al ritorno in Italia, riesce a collaborare con la Rai milanese, nella troupe di svariati sceneggiati dell’epoca, quelli in cui – orrore! - si usava la pellicola per le scene in esterni e il nastro elettronico per gli interni (ma con lui, le luci riuscivano a non far percepire la differenza fra i due supporti).

 

fotografando patrizia samperi

Poi il salto del cinema, con un mitico Sergio Citti (Il minestrone), il primissimo Salvatores ( Sogno di una notte d’estate), l’erotico Samperi ( Fotografando Patrizia). Il passaggio negli Usa, grazie a Dino De Laurentiis, lo mette subito in contatto con Michael Mann, del quale illuminerà anche il classico Heat, finché Crimini del cuore di Beresford, dove illumina Jessica Lange, Sissy Spacek e Diane Keaton, gli dà la nomea di mago in grado di ringiovanire le attrici. Mai pedante né supponente, Spinotti dice di amare soprattutto il film popolare ( a causa del Cucciolo: « mi aveva insegnato Gregory Peck che dal cinema serve farsi sconvolgere, ed è forse a causa di quell’imprinting che sullo schermo ho sempre cercato emozioni forti » ) ed è giustamente convinto che il film sia opera collettiva ( « Non credo nel cinema d’autore, ma credo che un film possa essere un’opera d’arte»).

 

salvatores sogno di una notte di mezza estate

Il sospetto è che non la racconti tutta. Dietro il tono bonario s’intravede un carattere deciso, una personalità che non si lascia facilmente mettere in ombra da nessuno ( il che, per un direttore delle luci, sarebbe in effetti un paradosso). Uno che a metà film pianta in asso Barbra Streisand, e che dopo un lungo sodalizio ha deciso di mollare perfino Michael Mann, ha in curriculum probabilmente più momenti turbolenti di quelli raccontati.

 

Confessa un solo rimpianto, aver rifiutato il primo Spider Man di Raimi a favore di Bandits di Barry Levinson ma se c’è un direttore della fotografia che meritava l’Oscar è lui. Nominato per L. A. Confidential è stato battuto da Russel Carpenter per Titanic, e al suo lavoro per The Insider, gli è stato preferito quello di Conrad Hall per American Beauty. In questi giorni Spinotti è ancora al lavoro, per il nuovo film di Barry Levinson, The Alto Knights, con Robert De Niro nel doppio ruolo di Vito Genovese e di Frank Costello. Sarà la volta buona per la statuetta? Auguri, maestro.

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