MAMMA, MI SI È RISTRETTO IL DECRETO – IL DL GIUSTIZIA VIENE SVUOTATO ALL'INDOMANI DEL PRANZO QUIRINALIZIO APPARECCHIATO DA MATTARELLA CON GIORGIA MELONI: SOLO UNA COINCIDENZA? IL DECRETO È STATO APPROVATO DAL CDM, MA SENZA IL NUOVO BAVAGLIO PER I MAGISTRATI NÉ LA STRETTA SULLA CYBERSICUREZZA – SUI POTERI AFFIDATI ALLA PROCURA NAZIONALE ANTIMAFIA SI ERA CONSUMATO L’ENNESIMO SCONTRO IN MAGGIORANZA, CON FORZA ITALIA CHE SI È OPPOSTA DISERTANDO LUNEDÌ SCORSO IL CONSIGLIO DEI MINISTRI - IL RISCHIO DI UNO STOP DAL COLLE PER LA VAGHEZZA DELLE NORME CHE LIMITAVANO LA LIBERTÀ D'ESPRESSIONE DEI GIUDICI
1. PASTICCI E VETI: IL GOVERNO RINVIA CYBERSICUREZZA E BAVAGLIO AI PM
Estratto dell’articolo di Giacomo Salvini e Paolo Frosina per “il Fatto quotidiano”
Un Consiglio dei ministri durato un quarto d’ora partorisce un decreto legge sulla giustizia semivuoto. Il testo firmato dal Guardasigilli Carlo Nordio passa senza i contenuti più rilevanti: l’inasprimento delle norme sui reati informatici e il nuovo bavaglio per i magistrati, che puntava a punire giudici e pm per i loro interventi in pubblico sui temi “politici”.
La stretta sulla cybersicurezza, contenuta nella bozza all’articolo 8, è bloccata ancora una volta dal veto di Forza Italia, che già lunedì, al precedente Cdm, aveva fatto slittare l’esame disertando la seduta con i suoi ministri. I berlusconiani contestavano l’attribuzione alla Dna, la Procura nazionale antimafia, del potere d’impulso e coordinamento delle indagini sul nuovo reato di estorsione informatica, introdotto a giugno.
Una novità dal peso piuttosto ridotto – dall’anno scorso la Dna è già competente su vari delitti cyber – ma perfetta per trasformarsi nell’ennesima bandierina degli azzurri, che dopo lo scandalo dossier di marzo hanno lanciato una crociata contro la Procura di via Giulia. E infatti chi esulta è l’alfiere di questa battaglia, il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri […].
[…] Rispetto alla bozza, […] dal testo è saltata anche la norma che introduceva un nuovo illecito disciplinare a carico dei magistrati che non si astengono da indagini e processi per “gravi ragioni di convenienza”: uno stratagemma per zittire le toghe più critiche nei confronti del governo, impedendo loro di esporsi sulle materie su cui devono giudicare (l’esempio più immediato è quello dell’immigrazione).
In questo caso, […] il dietrofront è dovuto a un cortocircuito tra governo e Presidenza della Repubblica. Dopo l’abrogazione dell’abuso d’ufficio, infatti, il Quirinale aveva chiesto un intervento “chirurgico” per evitare che i magistrati potessero occuparsi di fascicoli in cui hanno un interesse privato (condotta non più punibile come reato).
In casi come questi, per i giudici penali è già previsto l’obbligo di astensione per ragioni di convenienza, valutate dal presidente del Tribunale: una regola che si sarebbe potuto estendere ai giudici civili con una semplice modifica al codice di procedura.
L’esecutivo, invece, ha colto l’occasione per provare a far passare una modifica molto più scivolosa: con l’introduzione di un nuovo illecito disciplinare, infatti, sarebbe spettato al ministro della Giustizia (e non più al capo dell’ufficio) stabilire, magari dopo una decisione sgradita, quando un magistrato avrebbe dovuto astenersi per “gravi ragioni di convenienza” […]
Alla fine però, tra Fratelli d’Italia e Colle, si è preferito evitare. E la norma è saltata.
2. STOP SULLA GIUSTIZIA NEL DECRETO SALTANO BAVAGLIO ALLE TOGHE E CYBERSICUREZZA
Estratto dell’articolo di Gabriella Cerami per “la Repubblica”
[…] la proposta di prevedere l’illecito disciplinare per il giudice che manifesta il suo pensiero su un settore e poi non si astiene dal giudicare su quel tema «per gravi ragioni di convenienza », è totalmente cassata. Al punto che da via Arenula già ieri mattina quell’idea non aveva più madri né padri: troppo fondato il timore che dal Colle potesse arrivare lo stop per un testo fin troppo generico, con il pericolo di lesione dei diritti costituzionali del cittadino-magistrato.
Scompare anche l’intero pacchetto di norme che dovevano rafforzare «l’impulso» e il coordinamento della Direzione nazionale antimafia: sulla base delle «perplessità» e degli «approfondimenti» che ancora dividono la maggioranza. In gioco c’è la partita futura dei poteri sulla cybersicurezza, e nel governo c’è chi si preoccupa persino di «non sottrarre spazio o creare confusione» con il lavoro dell’Agenzia cybersicurezza nazionale.
L’imbarazzo, per l’esito complessivo dell’atteso decreto, è tale che contrariamente a quanto avviene di solito, a Consiglio dei Ministri chiuso, c’è incertezza sulla comunicazione e viene sbianchettata anche la conferenza stampa. Soprattutto, c’è il vertice di via Arenula con l’autobavaglio. Il Guardasigilli Nordio esce da palazzo Chigi e raggiunge, a San Macuto, il tavolo di un seminario. Alza le mani sul decreto giustizia: «No comment, stasera parlo solo di sir Winston Churchill». […]