giorgia meloni carlo nordio sergio mattarella

MAMMA, MI SI È RISTRETTO IL DECRETO – IL DL GIUSTIZIA VIENE SVUOTATO ALL'INDOMANI DEL PRANZO QUIRINALIZIO APPARECCHIATO DA MATTARELLA CON GIORGIA MELONI: SOLO UNA COINCIDENZA? IL DECRETO È STATO APPROVATO DAL CDM, MA SENZA IL NUOVO BAVAGLIO PER I MAGISTRATI NÉ LA STRETTA SULLA CYBERSICUREZZA – SUI POTERI AFFIDATI ALLA PROCURA NAZIONALE ANTIMAFIA SI ERA CONSUMATO L’ENNESIMO SCONTRO IN MAGGIORANZA, CON FORZA ITALIA CHE SI È OPPOSTA DISERTANDO LUNEDÌ SCORSO IL CONSIGLIO DEI MINISTRI - IL RISCHIO DI UNO STOP DAL COLLE PER LA VAGHEZZA DELLE NORME CHE LIMITAVANO LA LIBERTÀ D'ESPRESSIONE DEI GIUDICI

1. PASTICCI E VETI: IL GOVERNO RINVIA CYBERSICUREZZA E BAVAGLIO AI PM

Estratto dell’articolo di Giacomo Salvini e Paolo Frosina per “il Fatto quotidiano”

 

CARLO NORDIO GIORGIA MELONI

Un Consiglio dei ministri durato un quarto d’ora partorisce un decreto legge sulla giustizia semivuoto. Il testo firmato dal Guardasigilli Carlo Nordio passa senza i contenuti più rilevanti: l’inasprimento delle norme sui reati informatici e il nuovo bavaglio per i magistrati, che puntava a punire giudici e pm per i loro interventi in pubblico sui temi “politici”.

 

La stretta sulla cybersicurezza, contenuta nella bozza all’articolo 8, è bloccata ancora una volta dal veto di Forza Italia, che già lunedì, al precedente Cdm, aveva fatto slittare l’esame disertando la seduta con i suoi ministri. I berlusconiani contestavano l’attribuzione alla Dna, la Procura nazionale antimafia, del potere d’impulso e coordinamento delle indagini sul nuovo reato di estorsione informatica, introdotto a giugno.

 

CARLO NORDIO - FOTO LAPRESSE

Una novità dal peso piuttosto ridotto – dall’anno scorso la Dna è già competente su vari delitti cyber – ma perfetta per trasformarsi nell’ennesima bandierina degli azzurri, che dopo lo scandalo dossier di marzo hanno lanciato una crociata contro la Procura di via Giulia. E infatti chi esulta è l’alfiere di questa battaglia, il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri […].

 

[…] Rispetto alla bozza, […] dal testo è saltata anche la norma che introduceva un nuovo illecito disciplinare a carico dei magistrati che non si astengono da indagini e processi per “gravi ragioni di convenienza”: uno stratagemma per zittire le toghe più critiche nei confronti del governo, impedendo loro di esporsi sulle materie su cui devono giudicare (l’esempio più immediato è quello dell’immigrazione).

 

SERGIO MATTARELLA

In questo caso, […] il dietrofront è dovuto a un cortocircuito tra governo e Presidenza della Repubblica. Dopo l’abrogazione dell’abuso d’ufficio, infatti, il Quirinale aveva chiesto un intervento “chirurgico” per evitare che i magistrati potessero occuparsi di fascicoli in cui hanno un interesse privato (condotta non più punibile come reato).

 

In casi come questi, per i giudici penali è già previsto l’obbligo di astensione per ragioni di convenienza, valutate dal presidente del Tribunale: una regola che si sarebbe potuto estendere ai giudici civili con una semplice modifica al codice di procedura.

 

giorgia meloni carlo nordio

L’esecutivo, invece, ha colto l’occasione per provare a far passare una modifica molto più scivolosa: con l’introduzione di un nuovo illecito disciplinare, infatti, sarebbe spettato al ministro della Giustizia (e non più al capo dell’ufficio) stabilire, magari dopo una decisione sgradita, quando un magistrato avrebbe dovuto astenersi per “gravi ragioni di convenienza” […]

Alla fine però, tra Fratelli d’Italia e Colle, si è preferito evitare. E la norma è saltata.

 

2. STOP SULLA GIUSTIZIA NEL DECRETO SALTANO BAVAGLIO ALLE TOGHE E CYBERSICUREZZA

Estratto dell’articolo di Gabriella Cerami per “la Repubblica”

https://repubblica.it/politica/2024/11/30/news/decreto_giustizia_salta_bavaglio_toghe_cybersicurezza-423766290/

 

MAGISTRATI

[…] la proposta di prevedere l’illecito disciplinare per il giudice che manifesta il suo pensiero su un settore e poi non si astiene dal giudicare su quel tema «per gravi ragioni di convenienza », è totalmente cassata. Al punto che da via Arenula già ieri mattina quell’idea non aveva più madri né padri: troppo fondato il timore che dal Colle potesse arrivare lo stop per un testo fin troppo generico, con il pericolo di lesione dei diritti costituzionali del cittadino-magistrato.

 

Scompare anche l’intero pacchetto di norme che dovevano rafforzare «l’impulso» e il coordinamento della Direzione nazionale antimafia: sulla base delle «perplessità» e degli «approfondimenti» che ancora dividono la maggioranza. In gioco c’è la partita futura dei poteri sulla cybersicurezza, e nel governo c’è chi si preoccupa persino di «non sottrarre spazio o creare confusione» con il lavoro dell’Agenzia cybersicurezza nazionale.

 

giovanni melillo

L’imbarazzo, per l’esito complessivo dell’atteso decreto, è tale che contrariamente a quanto avviene di solito, a Consiglio dei Ministri chiuso, c’è incertezza sulla comunicazione e viene sbianchettata anche la conferenza stampa. Soprattutto, c’è il vertice di via Arenula con l’autobavaglio. Il Guardasigilli Nordio esce da palazzo Chigi e raggiunge, a San Macuto, il tavolo di un seminario. Alza le mani sul decreto giustizia: «No comment, stasera parlo solo di sir Winston Churchill». […]

giorgia meloni carlo nordio. MAGISTRATIMAGISTRATI

Ultimi Dagoreport

donald trump joe biden benjamin netanyahu

DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI ECONOMICA, POTERI TRADIZIONALI E GUERRA VANNO A SCIOGLIERSI DENTRO L’AUTORITARISMO RAMPANTE DELLA TECNODESTRA DEI MUSK E DEI THIEL, LA SINISTRA È ANNICHILITA E IMPOTENTE - UN ESEMPIO: L’INETTITUDINE AL LIMITE DELLA COGLIONERIA DI JOE BIDEN. IL PIANO DI TREGUA PER PORRE FINE ALLA GUERRA TRA ISRAELE E PALESTINA È SUO MA CHI SI È IMPOSSESSATO DEL SUCCESSO È STATO TRUMP – ALL’IMPOTENZA DEL “CELOMOLLISMO” LIBERAL E BELLO, TUTTO CHIACCHIERE E DISTINTIVO, È ENTRATO IN BALLO IL “CELODURISMO” MUSK-TRUMPIANO: CARO NETANYAHU, O LA FINISCI DI ROMPERE I COJONI CON ‘STA GUERRA O DAL 20 GENNAIO NON RICEVERAI MEZZA PALLOTTOLA DALLA MIA AMMINISTRAZIONE. PUNTO! (LA MOSSA MUSCOLARE DEL TRUMPONE HA UN OBIETTIVO: IL PRINCIPE EREDITARIO SAUDITA, MOHAMMED BIN SALMAN)

giorgia meloni tosi matteo salvini luca zaia vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - MENTRE IL PD DI ELLY, PUR DI NON PERDERE LA CAMPANIA, STA CERCANDO DI TROVARE UN ACCORDO CON DE LUCA, LEGA E FRATELLI D’ITALIA SONO A RISCHIO DI CRISI SUL VENETO - ALLE EUROPEE FDI HA PRESO IL 37%, LA LEGA IL 13, QUINDI SPETTA ALLA MELONI DEI DUE MONDI - A FAR GIRARE VIEPPIÙ I CABASISI A UN AZZOPPATO SALVINI, IL VELENO DI UN EX LEGHISTA, OGGI EURODEPUTATO FI, FLAVIO TOSI: ‘’IL TERZO MANDATO NON ESISTE, ZAIA NON HA NESSUNA CHANCE. TOCCA A FDI, OPPURE CI SONO IO”

emmanuel macron ursula von der leyen xi jinping donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT – PER TRUMP L'EUROPA NON E' PIU' UN ALLEATO MA SOLO UN CLIENTE PER IMPORRE I SUOI AFFARI - ALL’INAUGURATION DAY CI SARÀ SOLO GIORGIA (QUELLA CHE, TRUMP DIXIT, "HA PRESO D'ASSALTO L'EUROPA") MA NON URSULA VON DER LEYEN - CHE FARE DI FRONTE ALL'ABBANDONO MUSK-TRUMPIANO DI UNA CONDIVISIONE POLITICA ED ECONOMICA CON I PAESI DELL'OCCIDENTE? - CI SAREBBE IL PIANO DRAGHI, MA SERVONO TANTI MILIARDI E VOLONTÀ POLITICA (AL MOMENTO, NON ABBONDANO NÉ I PRIMI, NÉ LA SECONDA) - L’UNICA SOLUZIONE È SPALANCARE LE PORTE DEGLI AFFARI CON PECHINO. L'ASSE EU-CINA SAREBBE LETALE PER "AMERICA FIRST" TRUMPIANA

giorgia meloni daniela santanche galeazzo bignami matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ, LA PATATA BOLLENTE DEL MINISTRO DEL TURISMO RINVIATO A GIUDIZIO È SUL PIATTO DELLA DUCETTA CHE VORREBBE PURE SPEDIRLA A FARE LA BAGNINA AL TWIGA, CONSCIA CHE SULLA TESTA DELLA “SANTA” PENDE ANCHE UN EVENTUALE PROCESSO PER TRUFFA AI DANNI DELL’INPS, CIOÈ DELLO STATO: UNO SCENARIO CHE SPUTTANEREBBE INEVITABILMENTE IL GOVERNO, COL RISCHIO DI SCATENARE UN ASSALTO DA PARTE DEI SUOI ALLEATI AFFAMATI DI UN ''RIMPASTINO'', INDIGERIBILE PER LA DUCETTA - DI PIU': C’È ANCORA DA RIEMPIRE LA CASELLA RESA VACANTE DI VICE MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, OCCUPATA DA GALEAZZO BIGNAMI…

giancarlo giorgetti francesco miller gaetano caltagirone andrea orcel nagel

DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET  SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER AVVANTAGGIARE IL LEONE DI TRIESTE NEL RICCO MERCATO DEL RISPARMIO GESTITO. MA LA JOINT-VENTURE CON I FRANCESI IRRITA NON SOLO GIORGETTI-MILLERI-CALTAGIRONE AL PUNTO DI MINACCIARE IL GOLDEN POWER, MA ANCHE ORCEL E NAGEL - PER L'AD UNICREDIT LA MOSSA DI DONNET È BENZINA SUL FUOCO SULL’OPERAZIONE BPM, INVISA A PALAZZO CHIGI, E ANCHE QUESTA A RISCHIO GOLDEN POWER – MENTRE NAGEL TEME CHE CALTA E MILLERI SI INCATTIVISCANO ANCOR DI PIU' SU MEDIOBANCA…

papa francesco spera che tempo che fa fabio fazio

DAGOREPORT - VOCI VATICANE RACCONTANO CHE DAL SECONDO PIANO DI CASA SANTA MARTA, LE URLA DEL PAPA SI SENTIVANO FINO ALLA RECEPTION - L'IRA PER IL COMUNICATO STAMPA DI MONDADORI PER LA NUOVA AUTOBIOGRAFIA DEL PAPA, "SPERA", LANCIATA COME IL PRIMO MEMOIR DI UN PONTEFICE IN CARICA RACCONTATO ''IN PRIMA PERSONA''. PECCATO CHE NON SIA VERO... - LA MANINA CHE HA CUCINATO L'ENNESIMA BIOGRAFIA RISCALDATA ALLE SPALLE DI BERGOGLIO E' LA STESSA CHE SI E' OCCUPATA DI FAR CONCEDERE DAL PONTEFICE L'INTERVISTA (REGISTRATA) A FABIO FAZIO. QUANDO IL PAPA HA PRESO VISIONE DELLE DOMANDE CONCORDATE TRA FABIOLO E I “CERVELLI” DEL DICASTERO DELLA COMUNICAZIONE È PARTITA UN’ALTRA SUA SFURIATA NON APPENA HA LETTO LA DOMANDINA CHE DOVREBBE RIGUARDARE “SPERA”…