“SONO UNA MERDA. COLPA DELLE BOTTE CHE MI HA DATO MIO PADRE QUANDO ERO PICCOLO” - MAURO CORONA: "IN TV DIEDI DELLA GALLINA A BIANCA BERLINGUER? FU UN MALINTESO. QUELLA SERA AVEVO BEVUTO” – "IN TV FUNZIONO. NON RECITO LA PARTE DEL FIGHETTO INTELLETTUALE, ANCHE SE HO LETTO PILE DI LIBRI. LA BIANCHINA HA CAPITO SUBITO CHE SONO UN TIPO PICARESCO E MI HA FATTO UN CONTRATTINO”. DA 500 A 1.500 EURO A PUNTATA? “SEEE, 1.500 SE LI ATTACCANO IN QUEL POSTO! NON MI SERVONO I SOLDI. VADO LÌ ANCHE UN PO’ PER VANITÀ” - "VINCENZO DE LUCA MI DEFINÌ 'TROGLODITA VESTITO COME UN CAPRAIO AFGHANO'? LUI MI PIACE DA MATTI. L'USO DEL VIAGRA? SONO STATO UN CODARDO. USO IL CIALIS”
Stefano Lorenzetto per il Corriere della Sera - Estratti
Prima un mezzo insulto: «Ho già letto abbastanza di lei». Poi una larvata minaccia: «Mi stia alla larga». Da rimanere interdetti. Passano due ore e arriva un sms: «Posso chiamarla per chiederle scusa?». Certo. Mauro Corona si umilia: «Sono una m..., vittima dell’impulsività. Colpa delle botte che mi ha dato mio padre quando ero piccolo». Mi aveva scambiato per un altro giornalista. Invoca il perdono undici volte (le ho contate): accordato. Poi sparisce per cinque giorni.
(…)
È più alpinista, più romanziere o più scultore?
«Appartengo alla natura. Mi aderisce come una garza. Walt Whitman, poeta, diceva: “Conosco il metodo per fare gli uomini migliori: vivere all’aria aperta, mangiare e dormire con la terra”».
«Mandò in coma mia madre tre volte. Finché lei scappò di casa. Avevo 6 anni, mio fratello 5, l’ultimo nato quattro mesi. La rividi che ero tredicenne».
Perché la picchiava?
«Importa? Gelosia, vino...».
Lei ha percosso i suoi figli?
«Se la brutalità orrenda di mio padre mi ha insegnato qualcosa, è di non alzare mai le mani. Sì, qualche litigata quando stavo con mia moglie, ma erano più le pignatte in testa che buscavo io».
Ha detto che darebbe in pasto gli autori dei femminicidi ai parenti delle vittime.
«Una provocazione. Siccome agli assassini viene sempre riconosciuta l’infermità mentale, li chiuderei in una stanza con i genitori della donna uccisa. Legati, però».
In diretta tv maltrattò Bianca Berlinguer: «Stia zitta una buona volta, gallina».
«Fu un malinteso. Volevo chiedere scusa a un albergatore di Bagno Vignoni. Lei la scambiò per una marchetta. Quella sera avevo bevuto. Penso di aver pagato».
Un anno di squalifica.
«Mi fece fuori Franco Di Mare, direttore di Rai 3. Si professava amico mio. Conservo i suoi sms mielosi: “È solo una piccola pausa”. Tornai a Cartabianca grazie al nuovo ad, Carlo Fuortes».
mauro corona bianca berlinguer
«Potrei vivere anche senza la tv. Cammino, scrivo, scalo, scolpisco. Sono il Don Chisciotte del Nordest».
In che senso?
«Don Chisciotte vinceva sempre perché perdeva. Sono quelli che temono d’essere privati della poltroncina a fare i perbenisti e i buonisti. Non dicono le parolacce per non perdere il posto in tv e quindi la visibilità. Io non recito la parte del fighetto intellettuale, anche se ho letto pile di libri. Più di tutti loro».
Lei in televisione funziona.
«Non per capacità mia: per la curiosità dello spettatore. La Bianchina ha capito subito che sono un tipo picaresco e mi ha fatto un contrattino».
Ho letto che guadagna da 500 a 1.500 euro a puntata.
«Seee, 1.500 se li attaccano in quel posto! Non mi servono i soldi. Vado lì per dare la voce a chi non ce l’ha. E anche un po’ per vanità, non lo nego».
Ha mai sofferto la fame?
bianca berlinguer e mauro corona e sempre cartabianca rete 4 8
«Altroché. Da bambino. Avevamo solo una capra e una mucca. Il poco cibo era tenuto sotto chiave. Allora con mia nonna, che aveva già più di 80 anni, andavamo a piedi da Erto a Cellino. Mi mandava nelle case a chiedere l’elemosina. Io mi vergognavo. Il pellegrinaggio del bisogno mi ha formato più delle scalate».
È stato processato quindici volte.
«Per bracconaggio. Camosci e caprioli erano la macelleria dietro casa. Alle bande musicali del Tirolo vendevo le code a forma di lira dei galli forcelli: le mettevano sui cappelli».
Oggi non va più a caccia?
«Sono diventato animalista. Vivo con il cane Kurt, perché è corto, e il gatto Dalton, dal nome dei fuorilegge ottocenteschi del Missouri. Sono un caratteraccio, anche un po’ vile. Ho bisogno di confessarmi con gente che non mi giudichi. Quando rincaso alticcio, Kurt e Dalton mi osservano in un modo diverso. Avverto che mi capiscono».
mauro corona bianca berlinguer al salone del libro di torino
Guarda la tv?
«Giorno e notte. Solo sport sui canali satellitari. E Geo».
Maurizio Crozza le piace?
«Imitazione perfetta. Gli amici mi chiedono: “Perché non lo denunci?”. Sono pazzi. Non infierisce e mi fa più pubblicità della Bianchina».
Abita nel Comune di Erto e Casso. Evocativo, in veneto.
«Non me lo traduca anche lei in Ritto Uccello, dài!».
Mai fatto uso del Viagra?
«Mah, quesito un po’ personale. Di ciò di cui non si può parlare, si deve tacere, diceva Ludwig Wittgenstein. A volte già non rispondere afferma più che rispondere». (Mi telefona dopo dieci minuti: «Sono stato un codardo. Cialis»).
«L’ultima barba me la feci quand’ero alpino a Tarvisio».
MAURO CORONA CAVALCA UN ORSO MEME
Vincenzo De Luca la definì «Neanderthal, troglodita vestito come un capraio afghano, cammelliere yemenita».
«Offese i caprai afghani, gente nobile. Il governatore della Campania mi piace da matti. Starei ore a sentirlo. Se gli danno un programma tv, sfianca tutti i conduttori».
Che cosa ricorda della tragedia del Vajont?
«Il rumore. Mai sentito scaricare un cassone di ghiaia? Insopportabile. Ecco, pensi a 300 milioni di metri cubi di ghiaia caduti in 20 secondi».
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Per chi vota?
«Avevo la tessera di Rifondazione comunista. Mi astengo da 20 anni, non mi sento rappresentato. Vado alle urne solo per eleggere il sindaco».
Non ama nessun politico?
«Pier Luigi Bersani. Tornerei a fidarmi di Prodi, ma lo ha ucciso il fuoco amico».
Del suo omonimo Fabrizio Corona che cosa pensa?
«Gli mandai in carcere una ventina di libri scritti da me. Non ne lesse neppure uno. Lo seppi da un detenuto sardo».
Coronavirus, che destino...
«Piango i morti, però a me regalò una pace irripetibile».
Ha peccato molto?
«I peccati se li è inventati la Chiesa. Esistono solo gli errori. I miei non sono gravi: furti di legna e caccia di frodo».
Che cos’è per lei la felicità?
«Due dei miei quattro figli hanno avuto guai di salute. La felicità è quando tornano dai controlli periodici e mi dicono: “Tutto bene, papà”».
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