al circo massimo per springsteen

BRUUUUUUUUCE! – OLTRE 4 ORE DI ENERGIA CREATIVA: PRATICAMENTE E’ DURATO PIÙ IL CONCERTO DI SPRINGSTEEN DEL GOLPE IN TURCHIA - OMAGGI A JOHN LEE HOOKER E LITTLE RICHARDS - GRIDA AI 60 MILA DEL CIRCO MASSIMO: “ROMA DAJE, SEI LA CITTÀ PIÙ BELLA DELLA TERRA” – 5 VIDEO

Springsteen "NYC New York City Serenade" Rom/Roma 16.07.16

 

 

Springsteen "Drive all Night" Rom/Roma 16.07.2016

Springsteen "Point Blank" Rom/Roma 16.07.2016

 

Springsteen "Summertime Blues" Rom/Roma 16.07.2016

 

Bruce Springsteen - Shout

 

al Circo Massimo per Springsteenal Circo Massimo per Springsteen

Marco Molendini per Il Messaggero

 

Il gladiatore del rock è sceso al Circo Massimo: su un palco spoglio come sempre, arredato solo da tre schermi (i veri eroi non hanno bisogno di fuochi artificiali), si fa trainare da una pattuglia di cavalli fidati, la E Street band, compagna di una carriera da eroe. Annunciata puntualmente da un' overture epica come C' era una volta in America di Morricone, la corsa dura quattro ore: cuore, muscoli, sudore, chitarre, passione, incanto di una notte difficile da ripetere.

 

Fa paura Bruce, sessantaseienne rocker nato per correre, animato dalla «frenetica ossessione» di non fermarsi. Una sfida e un miracolo, mentre intorno i miti del rock cadono come birilli, fiaccati dalle loro vite spericolate. No, Springsteen è un altra cosa, è la faccia sana del rock. La faccia pulita e generosa.

 

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Un sacerdote laico esaltato dal rito collettivo che ogni volta, puntualmente, riesce ad animare, convocando folle oceaniche e concedendosi anche fisicamente quando attraversa la platea fendendola, facendosi toccare e guardare da vicino dai più vicini dei 60 mila invasati del Circo Massimo, nuova tappa di Rock in Roma, a tre anni dal concertone dei Rolling Stones.


Una moltitudine pronta a rispondere alla chiamata del Boss, sfidando magari i timori che le cronache stanno sovrapponendo ad ogni festa di popolo. Bruce potrà amare Milano e San Siro, come ha dichiarato, due settimane fa, ma l' accoppiata con il Circo Massimo (finalmente illuminato) ha il fascino esplosivo degli avvenimenti memorabili, qualcosa di imperdibile e unico, dettato dal luogo, dal suo profilo storico e da quanto di leggendario c' è in un' artista senza macchia, partito per un viaggio sollecitato da uno dei suoi monumenti discografici, The River.

 

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Ma, se quei pezzi, che pure figurano in abbondanza, sono lo spunto, il concerto è anche altro. Un viaggio pazzesco che esordisce con un colpo morbido a sorpresa, New York City Serenade, a cui si aggiunge una sezione d' archi della Roma Sinfonietta. «Roma daje, sei la città più bella del mondo» si commuove subito il Boss, uomo forte dal cuore tenero, ma poi richiama a rapporto i muscoli per infilare una catena di pezzi roventi, scatenando le passioni del popolo springsteeniano.

 

Ecco Badlands, poi il primo omaggio, a Eddie Cochran, pioniere del rock, con Summertime Blues, quindi The ties that Bind, Sherry Darling, Two Hearts, la travolgente Hungry Hearts. E poi la fantastica parentesi blues con Boom Boom Boom di John Lee Hooker e una medley Detroit al fulmicotone con il classico See See Rider, Jenny Jenny di Little Richard, Devil with a Blue Dress.
 

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Pazzesco Bruce, energia pura senza mezze misure (il Boss vuole che la sua gente se ne vada a casa con la pancia piene) in una festa rock priva di divagazioni, e dove lo spettacolo del maestro di cerimonie che corre e si sgola è condito dai suoi gagliardi ragazzi che non lesinano nulla, neppure alla scena: ecco allora Nils Lofgren che concede un numero da circo ruotando su se stesso, mentre si lancia con la chitarra in un assolo bollente in Because the Night (e tutti a cantare), il potente Max Weimberg che non smette un attimo di pestare e terremota con un assolo Born in the Usa, il sax di Jake Clemmons che ha ormai molto spazio, erede stabile di zio Clarence, Little Steven, sempre in prima fila con la sua immancabile bandana, pronto a dare manforte al Boss, la signora Springsteen Patti Scialfa, i veterani Gary Tallent e Roy Bittan, la chitarrista e violinista Soozie Tyrrell e il tastierista Charles Giordano. Anche loro sono indemoniati, contagiati da tanta voglia e da una notte spettacolare.

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C' è spazio per The Promised Land, per la suggestione di The Rising e l' intimità di The Ghost of Tom Joad, uno dei capolavori del songbook springstiniano. Ma l' anima del concerto sta nella passione travolgente che diventa ancora più travolgente nell' ora e mezzo di bis, da Jungland a Born to Run (con la voce di Bruce che perde visibilmente colpi), a Born in the Usa, a Dancing in the Dark, fino all' ubriacante Shout, il classico degli Isley brothers, che sembra non finire mai (dura una decina di minuti) tante sono le volte in cui il ritornello viene ripreso. No, di performer così in giro non ce ne sono tanti. Bruce è un monumento del rock e, la sua notte al Circo Massimo è una ulteriore consacrazione. Difficile da ripetere.

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