ABBEY ROAD FOREVER - COMPIONO 85 ANNI I MITICI STUDI DEI BEATLES: STESSI MICROFONI E STESSO PARQUET, MA OGGI FANNO I SOLDI CON I VIDEOGIOCHI, COME 'TOMB RAIDER' E 'FINAL FANTASY' - PER AUTOCELEBRARSI, LANCIANO UNA PLAYLIST “BIBLIOTECARIA” SU SPOTIFY E APPLE MUSIC, DA FATS WALLER A MARIA CALLAS, DA JAMES BOND AL SIGNORE DEGLI ANELLI, DA MORRICONE AI RADIOHEAD, ADELE E LADY GAGA
Final Fantasy soundtrack at Abbey Road
Simona Orlando per “Il Messaggero”
Più invecchiano, più diventano preziosi gli studi di Abbey Road, che hanno appena compiuto 85 anni. Il primo augurio sui social è arrivato proprio da Sir Paul McCartney, che ricorda la paura della prima sessione con il produttore George Martin e rende omaggio ai suoi ‘eroi scomparsi’.
winehouse e bennett agli abbey road
Tutto iniziò e finì in queste sale. I quattro di Liverpool tra il 1962 e il 1969 registrarono il 90% delle canzoni e chiusero il capitolo con la mitica copertina dell’attraversamento pedonale, tutti in marcia verso destra, allontanandosi per sempre dall’ingresso dell’edificio. Sono le strisce più calpestate al mondo, con mezzo milione di turisti l’anno che si accontentano di doppiare il passo beatlesiano.
Gli studi furono inaugurati ben prima, il 12 novembre 1931, con Sir Edward Elgar che dirigeva la London Symphony Orchestra, e da allora poco è cambiato. La location è totemica, preservata come un santuario, stessi microfoni e stesso parquet, con la differenza che stavolta l’orchestra classica non finirà su vinile ma in un videogioco.
I videogame sono infatti il nuovo giro d’affari della vecchia impresa. Già nel 2003, nello Studio 1, era stata registrata la colonna sonora di ‘Tomb Raider: Angel of Darkness’, e oggi che il suono è importante quanto l’immagine (non a caso le colonne sonore dei videogame finiscono in classifica e nominate ai Grammy), la pianista e compositrice giapponese Yoko Shimomura è al lavoro con la più grande orchestra da quando qui si registrò “Guerre Stellari: Episodio I”, per creare i temi di “Final Fantasy XV”, episodio della saga d’azione in uscita il 29 novembre.
Per gli Abbey Road è un modo come un altro per entrare nel futuro, dopo avergli consegnato una enorme quantità di capolavori. E’ un’idea fra le tante che stanno realizzando, dopo quella (via Airbnb) di far dormire nello Studio 3, accolti da Mark Ronson.
Per autocelebrarsi, lanciano la prima playlist “bibliotecaria” in streaming su Spotify e Apple Music, da Fats Waller a Maria Callas, da James Bond al Signore degli Anelli e Harry Potter, da Morricone ai Radiohead, fino a Adele e Lady Gaga, un viaggio in tre compilation attraverso le registrazioni nate fra queste pareti. La squadra di tecnici promette che la lista sarà costantemente aggiornata. Di roba ce n’è e, per quanto diversa, è attraversata da un filo rosso che lega il primo brano dei Beatles all’ultimo di Amy Winehouse.
le strisce pedonali piu famose al mondo
Cosa hanno in comune ‘Who Wants To Live Forever’ dei Queen e Wish You Were Here dei Pink Floyd? Il suono unico. Gli Abbey Road raccontano la storia non solo di talenti sconosciuti che segnarono le sorti della musica, ma l’evoluzione del suono, del passaggio dall’analogico al digitale e, addirittura, viceversa. Infatti, per ricreare il passato, lo studio londinese ha appena messo sul mercato “Waves Abbey Road Vinyl Plugin”, un connettore usato per riprodurre ogni riverbero e ronzio del vinile. Insomma, gli anni sessanta sono arrivati.
Lo studio sta vivendo il più grande periodo di trasformazione e investimento dal 1931. L’altra sua iniziativa si chiama “Red” e nasce per sostenere le più promettenti start up musicali, viste come risorse e non più come minacce. E segue la creazione dell’Istituto Abbey Road, dove i ragazzi i 18 e i 22 anni, possono conseguire un diploma avanzato in produzione musicale e sound engineering, attingendo innanzitutto all’eredità lasciata da George Martin: «Al centro di tutto c’è la musica. Se perdi di vista quella, perdi ogni magia».
Le sale restano però intoccabili. Mentre molte altre nel mondo, non meno ricche di successi e aneddoti, hanno chiuso i battenti, queste resistono proprio in virtù della loro leggendarietà. Abbey Road è un marchio globale. Non esiste più il lusso di trascorrerci intere settimane a scrivere e a provare, ma gli artisti fanno la fila per respirare quell’aria lì.
Spendono meno soldi di un tempo, tuttavia non rinunciano a mettere un piede nel tempio. Arrivano già con le idee chiare, pronti per incidere, e, come giura chi è di casa, sentono la responsabilità creativa di fare il miglior lavoro possibile. Per dare la stessa possibilità agli emergenti, gli Abbey Road si allargheranno. Non altrove, non spostandosi in altra sede, perché l’aura non si può traslocare.
Nel 2017 è previsto l’ampliamento con due nuove sale destinate al pop e al rock, più piccole, meno costose, sempre però gestite da ingegneri ossessionati dalla qualità del suono e sempre lì, dove la musica risuona anche quando c’è silenzio, dove quattro capelloni un giorno attraversarono la strada per sconvolgere non solo il quartiere aristocratico di St John's Wood.
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