ADDIO A MICKEY ROONEY, UNA LEGGENDA IN TUTTO - 300 FILM, 8 MOGLI, E UNA DI QUESTA ERA AVA GARDNER, 2 OSCAR SPECIALI, 2 VOLTE IN BANCAROTTA, A 19 ANNI IL NUMERO UNO AL MONDO E A 40 UN FERRO VECCHIO

Marco Giusti per Dagospia

300 film, 8 mogli, e una di questa era Ava Gardner a 19 anni, 4 nomination agli Oscar, 2 Oscar speciali, 2 volte in bancarotta con una perdita di 12 milioni di dollari, una vita dissolta in donne, alcol, cavalli. Una carriera che lo vede a 19 anni il numero uno al mondo e a 40 un ferro vecchio che nessuna produzione vuole più.

A 17 mesi era già sul palcoscenico e prima dei 20 aveva già fatto coppia con Judy Garland e poi con Elizabeth Taylor, recitato con Spencer Tracy, James Cagney, Lionel Barrymore, Jean Harlow, diretto da maestri come Clarence Brown, Victor Fleming, John Cromwell, Richard Thorpe. Era stato Puck per "Sogno di mezza estate" diretto da William Dieterle e Max Reinhardt e Huck Finn in "Le avventure di Huckleberry Finn". Aveva fatto grande la Metro Goldwyn Mayer.

Lo stesso Louis B. Mayer gli aveva detto "Tu sei Andy Hardy! Tu sei l'America!". Di lui Tennesse Williams aveva scritto che era il più grande attore americano di ogni tempo e Gore Vidal che poteva fare tutto "cantare, ballare, farti piangere. Passare dalla tragedia alla commedia". Se ne va a 93 anni uno delle più grandi star della vecchia Hollywood, Mickey Rooney, una leggenda in tutto, nel cinema e nella vita, a dir poco movimentata. Tante volte caduto e tante volte risorto. Aveva da poco terminato le sue riprese in "Una notte al museo 3".

Quando lo vedemmo nel suo unico film italiano, "L'arcidiavolo" di Ettore Scola, a fianco di Vittorio Gassman, nei panni del diavoletto Adramalek, sembrava già un vecchio rudere di Hollywood, impossibile con quella calzamaglia, ma aveva poco più di 40 anni. Certo, aveva perso i capelli, si era ingrossato nel fisico, ma era stato un divo incredibile prima della guerra.

Era soprattutto stato il primo marito di Ava Gardner. E questo, magari, il pubblico non glielo aveva mai davvero perdonato. Per questo, era stato anche amante di Norma Shearer, da poco vedova del magnate Irving Thalberg, quando lui aveva 18 anni e lei 38, sconvolgendo così il mondo di Hollywood. Nato Joseph Yule Jr nel 1920 a New York City, figlio di artisti di vaudeville, di origini un po' scozzesi un po' irlandesi, fa il suo esordio a 17 mesi in scena e da da lì non schioderà più. I suoi genitori si lasciano quando lui ha solo tre anni. Ma non sarà un problema.

A sei anni è già entrato nel mondo del cinema, a Los Angeles. Fa il nano in un film. Tra il 1927 e il 1934 è già protagonista di una serie di 60 comiche dove interpreta il buffo bambino terribile Mickey McGuire. Da lì prende il nome di Mickey. Rooney glielo aggiunge il suo publicist. Nel 1938 lo vediamo già in coppia con Judy Garland in "Boys Town" e nel 1939 è candidato all'Oscar con "Babes in Arms". Assieme a Judy Garland formano sullo schermo una delle coppie più belle e affiatate di Hollywood.

Con il personaggio di Andy Hardy farà ben 15 film di grandissimo successo alla MGM, diventando il teenager d'America negli anni della guerra. Interpreterà molti dei capolavori della Metro, come "Capitani coraggiosi" di Victor Fleming, "Sogno di una notte di mezza estate" di William Dieterle e Max Reinhardt, "Lord Flauntleroy" di John Cromwell, "The Human Comedy" di Clarence Brown, "National Velvet" con Elizabeth Taylor. La fine della guerra e il matrimonio con Judy Garland diciannovenne, durato poco più di un anno, lo trasformano agli occhi del pubblico.

Non accettano un Andy Hardy adulto. Marito. Si trasforma nel fisico, da ragazzino piccoletto tutta vita, simpatico, pronto a ballare e a cantare, è una specie di nanetto iroso che inizia a bere e a comportarsi come una star viziata di Hollywood. La MGM non lo vuole più e neppure le altre grandi produzioni. Fa di tutto nel cinema e nella tv, piccole apparizioni e ruoli maggiori in film abbondantemente stracult.

Passa da "Atomicofollia" o "The Atomic Kid" di Leslie Martinson all'incredibile "The Private Life of Adam and Eve" che dirige lui stesso assieme a Albert Zugsmith, una totale stravaganza dove recita assieme a Mamie Van Doren. Gli offre un gran ruolo Don Siegel in "Baby Face Nelson" intuendone le grandi potenzialità drammatiche. Blake Edward lo reinventa come giapponese nel capolavoro "Colazione da Tiffany" nel 1961, mentre sarà l'allenatore di Anthony Quinn in "Una faccia piena di pugni".

Lo troviamo anche assieme a tante vecchie glorie del cinema e della tv in "Questo pazzo, pazzo, pazzo, pazzo moldo" di Stanley Kramer. Ma Hollywood seguita a emarginarlo e lui seguita a sposarsi con risultati spesso disastrosi. Una delle sue moglie, la quinta, Barbara Ann Thomason verrà uccisa dal suo amante nel 1966. Otto Preminger lo vuole nel ruolo di "Blue Chips" nel cultissimo "Skidoo" assieme a Groucho Marx e Carl Reiner lo mette a fianco di Dick Van Dyke in "The Comic".

E' in questo periodo che arriva anche in Italia per "L'Arcidiavolo" di Scola, uno dei film che Mario Cecchi Gori pensò per il lancio di Vittorio Gassman sul mercato americano, assieme a "Il Tigre" e "Lo scatenato", tutti girati in inglese. Malgrado gli alti e bassi dei suoi problemi con l'alcol e con mogli, ex mogli e parenti vari, seguiterà a non mollare né il cinema, né la tv, né il teatro. Nel 1979 era tornato a Broadway assieme a Ann Miller per "Sugar Babies", uno spettacolo di grande successo.

Con "The Black Stallion", nel ruolo del vecchio fantino otterrà la sua quarta nomination agli Oscar. Lo vincerà, ma alla carriera solo nel 1982. Mentre vincerà un Emmy per "Billy", un film televisivo nel 1982. Nel 1991 scriverà un'autobiografia, "Life Is Too Short". Sarà un prezioso doppiatore di cartoni animati, come dimostrò in "Red e Toby". Apparirà spesso in buffi cammei, come nei recenti "I Muppet" e "Una notte al museo". Del resto sapeva davvero fare tutto. Fino alla fine.

 

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