APPLE MUSIC PARTE ZOPPA? - STALLO SULLE TRATTATIVE CON LE ETICHETTE INDIPENDENTI: QUEI FURBETTI DI CUPERTINO NON INTENDONO PAGARE ROYALTIES SUGLI ASCOLTI FATTI NEI TRE MESI GRATIS DI PROVA - A RISCHIO I CATALOGHI DI ADELE, RADIOHEAD, BON IVER, TRA GLI ALTRI

Da www.lastampa.it 

 

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Sarà un decollo forse più complicato e meno completo del previsto quello di Apple Music. Il nuovo servizio di streaming, la cui partenza è fissata per il 30 giugno, rischia infatti di iniziare le trasmissioni con pesanti lacune nel catalogo, a causa del mancato accordo di distribuzione con le principali etichette discografiche indipendenti del mondo. Un problema potenzialmente destinato a durare fino al prossimo autunno.  
 
Tutta colpa di una clausola del contratto che Apple ha fatto pervenire alle etichette indipendenti (e che il sito Digital Music News ha pubblicato  in versione integrale): al fondo del documento, nella sezione denominata Exhibit L, si specifica che nessuna royalty sarà pagata agli artisti e alle etichette per gli ascolti effettuati dagli utenti del servizio durante il periodo di prova gratuita, che nel caso di Apple Music dura tre mesi.  
 
Le indies non l'hanno presa bene. Reazioni negative sono arrivate dalle maggiori agenzie e associazioni di categoria, come Merlin, American Association of Indipendent Music e l'inglese AIM (Association of Independent Music). Da oltremanica si è fatto sentire anche il Beggars Group, che attraverso etichette come XL, Matador e 4AD detiene i diritti sulla musica di Adele e di molti big della scena alternative rock (Bon Iver, Vampire Weekend, i Radiohead del dopo-EMI).  
 
In un messaggio  sul suo sito, Beggars si chiede “ perché etichette e artisti dovrebbero sostenere i costi di acquisizione dei nuovi clienti del servizio Apple”. Una preoccupazione particolare riguarda gli album in uscita nei prossimi tre mesi, in cui presumibilmente tutti gli utenti del nuovo servizio saranno in "prova", che potrebbero non generare ricavi proprio nel periodo di massimo ascolto. A ciò si aggiunge il sospetto di un differente trattamento riservato alle major, con cui (come abitudine nel settore) Apple ha firmato contratti a parte.  
 
“Non abbiamo ancora un accordo con Apple, speriamo di raggiungerlo nei prossimi giorni”, conclude Beggars. Le trattative dunque proseguono, mentre la deadline si avvicina e la storia in fondo si ripete, viste le polemiche molto simili che un anno fa contrapposero etichette indipendenti e YouTube e quelle che da anni hanno come bersaglio Spotify e la webradio Pandora, simboli di una nuova configurazione del mercato in cui i ricavi dello streaming non riescono ancora a bilanciare il calo nelle vendite di cd e download.  

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