“PIACERE, FRANCESCO BACCINI, L’INDESIDERATO” – IL CANTANTE RACCONTA LA CENSURA CHE DURA DA 30 ANNI NEI SUOI CONFRONTI. TUTTO E’ INIZIATO DOPO UN ALBUM, ‘NOMI E COGNOMI’ – “SONO DIVENTATO UN NEMICO PUBBLICO. ADDIO 'DOMENICA IN', 'COSTANZO SHOW' E SANREMO CON CONTI. L’UNICO AD ESSERE SINCERO CON ME FU OLIVIERO BEHA: “IL TUO NOME È NELLA LISTA DI PROSCRIZIONE DI VIALE MAZZINI’ - “FEDEZ? NON LO DOVESSERO PIÙ INVITARE IN TV, CHE GLIENE IMPORTA? IL SUO PUBBLICO È SUL WEB" - VIDEO
Da leggo.it
«Piacere, Francesco Baccini, l’indesiderato». Ci scherza su, il cantautore genovese, ma è un riso amaro quello che gli riporta alla bocca l’affaire Fedez-Rai, è la storia di una censura che da quasi trent’anni (era il 1992) ha spento microfoni e telecamere, ha smorzato i riflettori, lo ha relegato in un cono d’ombra dal quale per sopravvivere ha fatto doppia fatica.
Tutto parte da un disco di strepitoso successo, l’album “Nomi e cognomi”, 600mila copie vendute. “Giulio Andreotti”, “Renato Curcio”, “Antonello Venditti”, “Diego Armando Maradona”, “Adriano Celentano”, “Radio Maria”, titoli che danno già l’idea: 40 minuti tra ironia sferzante su personaggi della storia contemporanea italiana, dalla politica allo star system, in un tourbillon di grande ritmo e orecchiabilità, e alcune ballate più amare, più cupe, tutte di grande impatto comunque, di irriverente sincerità, pane al pane e vino al vino. «È da quell’album che la mia carriera – avevo già vinto il Festivalbar con “Sotto questo sole” e poi la Targa Tenco – prende un’altra piega».
Quale piega, Baccini?
«Quella dell’invisibilità, dell’assenza. Era il gran finale della Prima Repubblica, sei mesi dopo sarebbe scoppiata Tangentopoli. Sono quasi diventato un nemico pubblico, da epurare».
Esempi.
«Il disco sta andando fortissimo per cui mi chiamano il lunedì per andare a “Domenica in” la domenica successiva. Il martedì mi richiamano: “Non è che potresti cantare "Margherita Baldacci" invece di "Giulio Andreotti"?”. “Ma se eravamo d’accordo su quella…”. Poi improvvisamente le scalette tracimavano. “Non c’è più spazio, richiamaci la prossima settimana”. Richiamavo, “questa settimana non sono previsti cantanti”. A “Domenica in”, figurati. E infatti ce n’erano almeno quattro. Era l’edizione della Parietti e di Cutugno anche se quelle decisioni venivano prese in alto».
Ironia della sorte, nell’album successivo, “Baccini a colori” cantava “Sono stufo di vedere quelle facce alla tv”. La sua, invece…
«Scomparsa, sparita dal radar dei media. Nonostante ciò finora ho fatto altri 14 album, ho scritto due libri e piazzato una quarantina di concerti ogni anno».
Nessuno le disse niente, allora, le fece capire qualcosa?
«L’unico ad essere sincero con me fu Oliviero Beha. Lo incontro per caso e mi fa: “Francesco, il tuo nome è nella lista di proscrizione di viale Mazzini, e anche piuttosto in alto».
Nemmeno Mediaset l’ha più richiamata?
«Devo gran parte della mia popolarità a tante apparizioni al “Costanzo show”. Maurizio a un certo punto non mi ha più invitato».
Eppure rispuntò su Raidue nel reality “Music Farm” e ha anche fatto una fugace apparizione nel recente “Grande Fratello Vip”.
«Beh, quest’ultima è stata proprio sorprendente. Tirato in ballo per una storia di gossip con Maria Teresa Ruta che era tra i concorrenti. E io che devo andare lì a difendere la mia reputazione… ma per carità! Quanto a “Music Farm” fu Giorgio Gori a volermi. Ma grazie a Magnolia, di cui era a capo, non certo a Raidue. Mi telefonò e mi disse: “Voglio un cantante che abbia credibilità”».
Immagino che anche Sanremo sia stato avaro con lei.
«Nel 2010 volevo andare, avevo una bella canzone. Non ha potuto far niente nemmeno Caterina Caselli, capisce? Poi ha chiamato Carlo Conti per il suo primo festival, nel 2015: “Hai qualcosa da portare all’Ariston?”. Gli mandai un brano, gli piacque molto. La sera prima dell’annuncio del cast ero tra i cantanti in gara. Mi telefonò l’indomani, costernato, e credo che lo fosse davvero: “Francesco, mi dispiace ma non ce l’ho fatta a inserirti”».
Ha avuto anche un’onda lunga questa “censura” radiotelevisiva?
«Per restare nella mia Genova. Sono stato grande amico e in alcune occasioni anche collaboratore di De Andrè: mi ha mai visto mai partecipare a uno dei tanti tributi fatti a Fabrizio? E ancora: il concerto per il Ponte Morandi, c’era chiunque, Baccini assente. Eppure abito a un chilometro e mezzo da lì».
Altre occasioni di mancata visibilità?
«Mi chiama Fausto Brizzi e mi fa scrivere la canzone finale del suo film “Maschi contro femmine”. All’anteprima romana ci sono anch’io con il regista e gli attori: nessuno che mi abbia piazzato un microfono sotto la bocca fosse anche per una battuta di dieci secondi».
Avesse avuto l’influenza di Fedez sul web se ne sarebbe potuto fregare di radio e tv.
«Al di là di quello che ha detto al Concerto del Primo Maggio, Fedez lo ha fatto da personaggio della comunicazione, lui su questo ci ha costruito una carriera. Non lo dovessero più invitare in tv, che gliene importa? Il suo pubblico è sul web».
E Baccini, sul web?
«Mi sono rifatto un po’ sui social. Ho profili abbastanza seguiti e sono anche sbarcato su Twitch dove ho creato un format sul calcio e un appuntamento quotidiano serale, “TeleBaccio Night” in cui parlo di musica, suono, canto... Insomma, proprio invisibile adesso non più».
Anche quest’intervista su “Leggo”, ad esempio...
«Certo, da trent’anni ad oggi ogni occasione è propizia per ricordare “guardate che esisto ancora”».
L'album "nomi e cognomi"
Sono 11 le tracce che compongono “Nomi e cognomi”, terzo album di Francesco Baccini che uscì nel 1992 con grande successo di vendite per Cgd/Warner. E i titoli del disco sono per l’appunto “Antonello Venditti”, “Diego Armando Maradona”, “Jack lo squartatore”, “Mago Ciro”, “Adriano Celentano”, “Lupo de' Lupis”, “Renato Curcio”, “Giulio Andreotti”, “Margherita Baldacci”, “Radio Maria” e perfino un’autocitazione per “Francesco Baccini”. Sono ritratti tra ironia e sarcasmo ma anche tensione, cupezza e dramma di un’Italia al confine con Tangentopoli le cui icone, positive o negative che fossero, arrivavano dal mondo del calcio, dalla politica, dalla canzone, dalla cronaca nera.
Si va dalla satirica “Giulio Andreotti” («chi ha mangiato la torta? Andreotti! chi ha permesso il calo della borsa? Andreotti! chi è il capo della Piovra? Andreotti!
Ma lasciatelo stare, poverino, questo dargli addosso è assurdo e cretino») all’amara, dolorosa lettera dal carcere di Curcio, capo delle Brigate Rosse, a Mara Cagol, la sua compagna, uccisa in uno scontro a fuoco con la polizia, alla triste storia di “Margherita Baldacci” ragazza proletaria di periferia che delusa dall’amore la fa finita.
Un disco agrodolce, dunque, che alterna momenti spensierati e allegri ed altri amari ma sempre su un filo di trasposizione irreale della realtà. Disco che, nonostante le vendite (600mila copie) è stato cancellato dal catalogo tanto che adesso, dice amareggiato Baccini, è introvabile nei digital stores, da Spotify ad i-Tunes.
sotto questo sole baccini ladri di bicicletteFRANCESCO BACCINI CONTRO ACHILLE LAURO AL PREMIO TENCOde andre?? baccini corteofabrizio de andrè bacciniBACCINIbaccini ruta