vessicchio

BEPPE VESSICCHIO MEMORIES - “CHIESI A GINO PAOLI: LAVORIAMO INSIEME?. E LUI: “NON SO MANCO CHI SEI, NON TI HO ANCORA BACIATO IN BOCCA” – "ORNELLA VANONI UNA VOLTA LEI STAVA PROVANDO, IO CONTINUAVO A INTERROMPERLA FINCHÉ LEI MI LANCIÒ UNA SCARPA, ESASPERATA” – IL TIR DI MOZZARELLE PER MIA MARTINI, IL FUMO (“CHE NON ERA DI SIGARETTA”) DI SARCINA E I SUOI POLMONI NON PERFETTI: “SONO NATO E CRESCIUTO A BAGNOLI. AMIANTO DAPPERTUTTO. STAVAMO IN UN COMPRENSORIO DI PALAZZINE, 4 FAMIGLIE: I SUPERSTITI OGGI SONO POCHI...”

Roberta Scorranese per il “Corriere della Sera”

 

beppe vessicchio

Maestro Vessicchio, è più rischioso il palco di Sanremo o un tour di interi mesi con Le Vibrazioni?

«Ah, che discoli».

 

Uno come lei, barba affilata e modi d'altri tempi, che viaggia assieme uno spericolato come Francesco Sarcina e alla sua band. E la vostra tournée è stata lunga.

«Le hanno provate tutte per scandalizzarmi. Una sera vengono a prendermi con il furgoncino. Sgommata, si apre la portiera laterale, spunta Sarcina con le braccia allargate come un diavoletto e, dietro, una spessa coltre di fumo».

 

Che non era di sigaretta.

«Penso proprio di no».

 

In teatro poi è stata una serata «stonata»?

«Ha presente l'effetto del fumo passivo?».

Lei fuma?

«Non potrei permettermelo, ho 65 anni ma polmoni non perfetti».

 

Perché?

«Sono nato e cresciuto a Bagnoli, papà era un funzionario dell'ex Eternit. Amianto dappertutto. Stavamo in un comprensorio di palazzine, quattro famiglie: i superstiti oggi sono pochi. Io, mio fratello e mia sorella giocavamo con le vasche d'amianto. Poi c'erano anche gli aghi di ferro dell'Italsider: noi bambini ci divertivamo a riempire dei sacchi di terriccio e poi a passarci sotto dei magneti. Vedevamo gli aghetti».

ornella vanoni e gino paoli

 

Lei ha preso il Covid, qualche settimana fa. Ha avuto paura?

«Diciamo che i miei polmoni non sono sanissimi. Papà è morto per complicazioni respiratorie, mia madre di tumore».

 

E la musica come è entrata in quella casa, «foderata di amianto», come dice lei?

«Noi siamo cresciuti con la musica. Canzoni napoletane da mettere sul giradischi la domenica pomeriggio, quando venivano le zie. Un fratello che cantava sin dal mattino. Io che volevo suonare la chitarra. Ma allora al Conservatorio non c'era il diploma per chitarra, così i miei mi iscrissero al Liceo Scientifico. Però scoprii che potevo frequentare il Conservatorio da uditore: non persi nemmeno una lezione sulle tecniche di direzione d'orchestra. Ero diventato amico di un custode che voleva diventare paroliere, gli davo una mano con i testi e lui mi facilitava l'ingresso, mi indicava gli orari giusti».

 

Forse senza l'obbligo degli esami si sentiva più libero nell'approccio alla musica.

BEPPE VESSICCHIO MIRKO SETARO

«Proprio così. Mi ricordo che c'era Enzo Avitabile che studiava il flauto. Per lui e per tutti i professori ero una specie di curiosissimo abusivo».

 

Che musica le piaceva?

«Vede, molti si chiedono perché i cantautori napoletani siano così venati di blues, rock o jazz. Io ho una mia idea: nel porto di Napoli, negli anni Settanta e Ottanta, c'era un giornalaio che metteva da parte le riviste di musica americana destinate ai marinai statunitensi della vicina base Nato. Anche grazie a loro e ai loro dischi sono nate certe sonorità.

 

Pensi a Pino Daniele. Noi amavamo tutto quello che veniva dal mare e così quando ascoltai per la prima volta Sérgio Mendes con Mas Que Nada capii che a Napoli c'era un potenziale enorme. Non solo per questa commistione tra la canzone napoletana e le sonorità d'Oltreoceano, ma anche per un legame più impercettibile con alcune "repubbliche marinare" come Genova».

 

BEPPE VESSICCHIO IN GIGGI IL BULLO

Un flash: Fabrizio De André che canta «Don Raffaè», brano su Raffaele Cutolo. «Precisamente. Oppure pensi a O frigideiro di Bruno Lauzi, che prendeva le mosse dal portoghese. Oppure ancora, per andare sul personale, la mia lunga collaborazione con Gino Paoli».

 

«Ti lascio una canzone» l'ha scritta lei.

«Conobbi Gino a casa di Maria Pia Fanfani, una cena piena di gente, c'era anche Stefania (Sandrelli, ndr). Ci sistemammo nella stanza dei cappotti, gli feci ascoltare due miei brani. Concordammo sul migliore e quando io poi gli dissi "Bene, è fatta, lavoriamo assieme?" lui si alzò e, allontanandosi, mi rispose "No, manco so chi sei, non ti ho ancora baciato in bocca"».

 

PEPPE VESSICCHIO

Caratteraccio?

«Gli voglio bene. Gino ha una pallottola conficcata nel cuore eppure quando poi iniziammo a lavorare assieme e ci isolavamo a Ischia per giorni interi, lui beveva whisky e si immergeva in mare per oltre tre metri. Uomo fortissimo».

 

Perché poi lei ha studiato architettura?

«Perché quello che davvero mi interessa è il senso delle proporzioni, dell'armonia. È la prima cosa che cerco nella musica e forse anche nella vita. Ho bisogno di equilibrio, così come ho bisogno di avere vicino mia moglie».

 

Enrica Mormile, conosciuta a vent' anni.

«E ci siamo sposati dodici anni dopo, faccia lei. Ci siamo incontrati e riconosciuti subito, ma abbiamo aspettato. Volevamo capire, sentire. La scienza studia principalmente il cervello, ma noi siamo fatti di tante altre cose. Per esempio, se mi stacco qualche ora da mia moglie poi ho bisogno di sentirla al telefono, ma non per senso del possesso: è per recuperare una parte di me».

 

vessicchio

Le Corbusier o Frank Lloyd Wright?

«Le Corbu mi affascina per il senso sottile dell'equilibrio, ma Wright esalta l'unicità di qualcosa, che sia una casa o un individuo. Prenda la Casa sulla cascata: è unica. Io penso che nella musica come nella pittura o nella letteratura ci sia bisogno di una nota che fa la differenza. Diffido delle persone o dei sistemi che tendono a livellare o a ghettizzare. Altro esempio: alcuni dei miei professori dell'università erano legati al progetto delle Vele di Scampia: noi lo vedevamo come una ghettizzazione e ci opponevamo. Quante volte abbiamo occupato l'università».

 

In ogni caso, poi lei non ha fatto l'architetto ma il musicista. Collaborazioni prestigiose, scrittura di testi e musica, arrangiamenti.

«E cabaret per diversi anni con i Trettré. Ma poi i successi musicali con artisti come Vanoni, Paoli e molti altri hanno deciso per me».

 

pippo baudo peppe vessicchio

Vanoni, un altro carattere mica facile.

«Eh, Ornella è una grande artista e ci teneva a rimarcare la sua statura. Dopo ogni concerto io scappavo e evitavo il suo camerino perché sapevo che ci sarebbe stata una sfuriata. Una volta lei stava provando, io continuavo a interromperla finché lei mi lanciò una scarpa. Esasperata».

 

Non tutti sanno che il suo primo vero Sanremo, cioè alla direzione d'orchestra, è stato nel 1990 insieme a Mia Martini.

«Lei cantava La nevicata del '56 . Mimì, che artista straordinaria. Spessore, profondità. Una volta, in uno studio di Roma, sentii una voce intensissima: era lei che cantava Almeno tu nell'universo. Cominciammo a lavorare assieme e lei, dopo la lunga assenza dalla musica, era come rinata. Ricordo una serata sulla terrazza della mia casa romana: feci arrivare un carico di mozzarelle solo per lei. Era felice, voleva cantare».

 

E lei, maestro, è felice?

«So far fruttare i momenti difficili. Negli anni ho imparato a seminare durante le cadute. Come fanno i contadini, mondo che conosco bene perché lo frequento da tanti anni (Vessicchio è anche produttore di un vino particolare, che invecchia con la musica, in collaborazione con una azienda vinicola biodinamica di Pietranico, in Abruzzo, ndr. ). I contadini sanno approfittare degli inverni, io so sfruttare le fasi calanti».

 

E questa per lei che fase è?

Beppe Vessicchio

«Fertile. Sto studiando zone d'ombra della musica mai approfondite, per esempio le connessioni con la fisica. Il fatto che la musica non si percepisce solo con le orecchie. La musica trova altri canali e crea nuovi equilibri. A giugno avrò l'onore di dirigere l'orchestra per i cento anni della Cattolica, c'è un progetto con i Laboratori Nazionali di Fisica del Gran Sasso».

 

E per Alexa, assistente personale intelligente, lei è il Presidente della Repubblica ideale.

«Se lo dice lei».

 

Che cosa farebbe se, per assurdo, venisse eletto capo dello Stato?

«Mi batterei per introdurre la musica sin dalle scuole elementari. Perché conosco il valore taumaturgico della musica, so che cosa è in grado di fare. Eppure vedo che in tutti i modi si cerca di alleggerire i nostri ragazzi dall'impegno, come se si temesse di affaticarli. Via il greco, meno latino, la storia dell'arte che non serve: io credo invece che bisogna insegnargli la complessità».

peppe vessicchio alba parietti

 

Lo dice lei che è due volte bisnonno.

«Ma ha notato quanto si sono impoverite le canzoni? Non parlo solo dei temi, anzi. Parlo del linguaggio, della metrica, della musica. Non sono canzoni brutte, sono canzoni meno ricche».

 

La sensazione, guardando le classifiche, è che si produca musica per bambini.

«Sì e le faccio notare un'altra cosa: l'uso dei verbi al futuro, molto frequente. Dipende dal fatto che si cerca l'impostazione dell'inglese, che ha molti monosillabi, parole brevi e effetto tronco. Per esempio, loro hanno la parola spring , noi pri-ma-ve-ra . Dunque cerchiamo un'altra parola, che sia più tronca. Ed ecco l'uso del futuro».

 

Allora meglio l'operazione Fedez-Orietta Berti, un recupero della canzone anni 60?

il papillon arcobaleno di beppe vessicchio

«Ma certo. Anzi, io amo i rapper, perché, vivaddio, ci hanno restituito una sorta di verismo. Ci stavamo invischiando in un tempo sospeso tra la nostalgia e il futuro. Ma il punto è un altro: la complessità fa paura, il linguaggio più articolato spaventa. Prendiamo la parola immunizzare : tutti i grandi scienziati dicono che l'immunità perfetta non l'abbiamo ancora trovata, eppure continuiamo a usare quel termine come sinonimo di difesa totale e sa perché? Perché non abbiamo voglia, tempo, coraggio intellettuale di trovare una parola diversa. Così nelle canzoni».

 

Per l'Italia è sempre rassicurante continuare a sentire la frase «dirige l'orchestra il maestro Beppe Vessicchio».

«Posso aggiungere una cosa sola? Io spero che in un tempo dominato dalle ricerche scientifiche - e lo dice uno innamorato della scienza - non si perda di vista il valore dell'arte. Perché, nella storia, i periodi migliori sono stati quelli in cui arte e scienza hanno camminato insieme».

maurizio costanzo invoca beppe vessicchiobeppe vessicchioVESSICCHIO 8fazio beppe vessicchio littizzettobeppe vessicchiobeppe vessicchio 4gino paoli al festival di sanremo del 1961beppe vessicchio peppe vessicchiobeppe vessicchio 5beppe vessicchio 3VESSICCHIO

Ultimi Dagoreport

ing banca popolare di sondrio carlo cimbri steven van rijswijk andrea orcel - carlo messina

DAGOREPORT: OPA SU OPA, ARRIVEREMO A ROMA! - AVVISO AI NAVIGATI! LE ACQUISIZIONI CHE STANNO INVESTENDO IL MERCATO FINANZIARIO HANNO UN NUOVO PLAYER IN CAMPO: IL COLOSSO OLANDESE ING GROUP È A CACCIA DI BANCHE PER CRESCERE IN GERMANIA, ITALIA E SPAGNA - ED ECCO CHE SULLE SCRIVANIE DEI GRANDI STUDI LEGALI COMINCIANO A FARSI LARGO I DOSSIER SULLE EVENTUALI ‘’PREDE’’. E NEL MIRINO OLANDESE SAREBBE FINITA LA POP DI SONDRIO. SÌ, LA BANCA CHE È OGGETTO DEL DESIDERIO DI BPER DI UNIPOL, CHE HA LANCIATO UN MESE FA UN’OPS DA 4 MILIARDI SULL’ISTITUTO VALTELLINESE - GLI OLANDESI, STORICAMENTE NOTI PER LA LORO AGGRESSIVITÀ COMMERCIALE, APPROFITTERANNO DEI POTERI ECONOMICI DE’ NOANTRI, L’UNO CONTRO L’ALTRO ARMATI? DIFATTI, IL 24 APRILE, CON IL RINNOVO DEI VERTICI DI GENERALI, LA BATTAGLIA SI TRASFORMERÀ IN GUERRA TOTALE CON L’OPA SU MEDIOBANCA DI MPS-MILLERI-CALTAGIRONE, COL SUPPORTO ATTIVO DEL GOVERNO - ALTRA INCOGNITA: COME REAGIRÀ, UNA VOLTA CONFERMATO CARLO MESSINA AL VERTICE DI BANCA INTESA, VEDENDO IL SUO ISTITUTO SORPASSATO NELLA CAPITALIZZAZIONE DAI PIANI DI CONQUISTA DI UNICREDIT GUIDATA DAL DIABOLICO ANDREA ORCEL? LA ‘’BANCA DI SISTEMA’’ IDEATA DA BAZOLI CORRERÀ IL RISCHIO DI METTERSI CONTRO I PIANI DI CALTA-MILLERI CHE STANNO TANTO A CUORE A PALAZZO CHIGI? AH, SAPERLO…

andrea orcel giuseppe castagna anima

DAGOREPORT LA CASTAGNA BOLLENTE! LA BOCCIATURA DELL’EBA E DI BCE DELLO “SCONTO DANESE” PER L’ACQUISIZIONE DI ANIMA NON HA SCALFITO LE INTENZIONI DEL NUMERO UNO DI BANCO BPM, GIUSEPPE CASTAGNA, CHE HA DECISO DI "TIRARE DRITTO", MA COME? PAGANDO UN MILIARDO IN PIÙ PER L'OPERAZIONE E DANDO RAGIONE A ORCEL, CHE SI FREGA LE MANI. COSÌ UNICREDIT FA UN PASSO AVANTI CON LA SUA OPS SU BPM, CHE POTREBBE OTTENERE UN BELLO SCONTO – IL BOTTA E RISPOSTA TRA CASTAGNA E ORCEL: “ANIMA TASSELLO FONDAMENTALE DEL PIANO DEL GRUPPO, ANCHE SENZA SCONTO”; “LA BCE DICE CHE IL NOSTRO PREZZO È GIUSTO...”

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT – IL GOVERNO RECAPITA UN BEL MESSAGGIO A UNICREDIT: LA VALUTAZIONE DELL’INSOSTENIBILE GOLDEN POWER SULL’OPA SU BPM ARRIVERÀ IL 30 APRILE. COME DIRE: CARO ORCEL, VEDIAMO COME TI COMPORTERAI IL 24 APRILE ALL’ASSEMBLEA PER IL RINNOVO DI GENERALI - E DOPO IL NO DELLA BCE UN’ALTRA SBERLA È ARRIVATA AL DUO FILO-GOVERNATIVO CASTAGNA-CALTAGIRONE: ANCHE L’EBA HA RESPINTO LO “SCONTO DANESE” RICHIESTO DA BPM PER L’OPA SU ANIMA SGR, DESTINATO AD APPESANTIRE DI UN MILIARDO LA CASSA DI CASTAGNA CON LA CONSEGUENZA CHE L’OPA DI UNICREDIT SU BPM VERRÀ CESTINATA O RIBASSATA - ACQUE AGITATE, TANTO PER CAMBIARE, ANCHE TRA GLI 7 EREDI DEL COMPIANTO DEL VECCHIO…

gesmundo meloni lollobrigida prandini

DAGOREPORT - GIORGIA È ARRIVATA ALLA FRUTTA? È SCESO IL GELO TRA LA FIAMMA E COLDIRETTI (GRAN SOSTENITORE COL SUO BACINO DI VOTI DELLA PRESA DI PALAZZO CHIGI) - LA PIU' GRANDE ORGANIZZAZIONE DEGLI IMPRENDITORI AGRICOLI (1,6 MILIONI DI ASSOCIATI), GUIDATA DAL TANDEM PRANDINI-GESMUNDO, SE È TERRORIZZATA PER GLI EFFETTI DEVASTANTI DEI DAZI USA SULLE AZIENDE TRICOLORI, E' PIU' CHE IRRITATA PER L'AMBIVALENZA DI MELONI PER LE MATTANE TRUMPIANE - PRANDINI SU "LA STAMPA" SPARA UN PIZZINO ALLA DUCETTA: “IPOTIZZARE TRATTATIVE BILATERALI È UN GRAVE ERRORE” - A SOSTENERLO, ARRIVA IL MINISTRO AGRICOLO FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, UN REIETTO DOPO LA FINE CON ARIANNA: “I DAZI METTONO A RISCHIO L'ALLEANZA CON GLI USA. PUÒ TRATTARE SOLO L'EUROPA” – A BASTONARE COLDIRETTI, PER UN “CONFLITTO D’INTERESSI”, CI HA PENSATO “IL FOGLIO”. UNA STILETTATA CHE ARRIVA ALL'INDOMANI DI RUMORS DI RISERVATI INCONTRI MILANESI DI COLDIRETTI CON RAPPRESENTANTI APICALI DI FORZA ITALIA... - VIDEO

autostrade matteo salvini giorgia meloni giancarlo giorgetti roberto tomasi antonino turicchi

TOMASI SÌ, TOMASI NO – L’AD DI ASPI (AUTOSTRADE PER L’ITALIA) ATTENDE COME UN’ANIMA IN PENA IL PROSSIMO 17 APRILE, QUANDO DECADRÀ TUTTO IL CDA. SE SALVINI LO VUOL FAR FUORI, PERCHÉ REO DI NON AVER PORTARE AVANTI NUOVE OPERE, I SOCI DI ASPI (BLACKSTONE, MACQUARIE E CDP) SONO DIVISI - DA PARTE SUA, GIORGIA MELONI, DAVANTI ALLA FAME DI POTERE DEL SUO VICE PREMIER, PUNTA I PIEDINI, DISPETTOSA: NON INTENDE ACCETTARE L’EVENTUALE NOME PROPOSTO DAL LEADER LEGHISTA. DAJE E RIDAJE, DAL CAPPELLO A CILINDRO DI GIORGETTI SAREBBE SPUNTATO FUORI UN NOME, A LUI CARO, QUELLO DI ANTONINO TURICCHI….

mario draghi ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - AVVISO AI NAVIGANTI: IL DISCORSO DI MARIO DRAGHI A HONG KONG ERA UNA TIRATA D’ORECCHIE A BRUXELLES E ALLA DUCETTA DELLE "DUE STAFFE" - PER "MARIOPIO", SE TRUMP COSTRUISCE UN MURO TARIFFARIO INVALICABILE, È PREFERIBILE PER L'EUROPA TROVARE ALTRI SBOCCHI COMMERCIALI (CINA E INDIA), ANZICHE' TIRAR SU UN ALTRO MURO – SUL RIARMO TEDESCO, ANCHE GLI ALTRI PAESI DELL'UNIONE FAREBBERE BENE A SEGUIRE LA POLITICA DI AUMENTO DELLE SPESE DELLA DIFESA - IL CONSIGLIO A MELONI: SERVE MENO IDEOLOGIA E PIÙ REAL POLITIK  (CON INVITO A FAR DI NUOVO PARTE DELL'ASSE FRANCO-TEDESCO), ALTRIMENTI L’ITALIA RISCHIA DI FINIRE ISOLATA E GABBATA DA TRUMP CHE SE NE FOTTE DEI "PARASSITI" DEL VECCHIO CONTINENTE...