berardinelli eco scalfari

L’ECO DELLA SCIATTERIA - IL CRITICO ALFONSO BERARDINELLI: "HO INTERROTTO 'IL NOME DELLA ROSA' A PAGINA 50 QUANDO SONO ARRIVATO A UNA SCADENTE DESCRIZIONE DI UNA CATTEDRALE - SCALFARI NEI MERIDIANI? SE PUBBLICASSERO BUSI O MORESCO TUTTI GLI SCRITTORI ITALIANI VIVENTI FAREBBERO I SIT IN DI PROTESTA”

BERARDINELLIBERARDINELLI

Luigi Mascheroni per “il Giornale”

 

 

Professor Alfonso Berardinelli...

«Ho rinunciato allo stipendio universitario per non essere più chiamato professore. Lasci stare, ce ne sono troppi. Se non sei professore, guardi l' esaltazione di Eco, non sei nessuno».

 

Le piace Eco?

«Ho interrotto Il nome della rosa a pagina cinquanta, più o meno, quando sono arrivato alla descrizione di una cattedrale gotica, una descrizione così scadente, non solo dal punto di vista linguistico e stilistico ma anche storico, nonostante l' autore sia stato un medievista, che sembrava fatta da un ragazzino.

 

Non è un problema di suspense: il vero narratore si fa leggere anche se racconta come si fa la barba la mattina, è proprio una questione di cattiva scrittura... E comunque non sono appassionato di rebus e gialli...».

 

In Italia si scrivono molti gialli.

UMBERTO ECO 1UMBERTO ECO 1

«C' è solo da ridere. Non c' è un magistrato in Italia che non mediti di diventare scrittore. Pensi a Carofiglio. Gli editori non sanno più come smerciare libri e vanno dietro il successo di Andrea Camilleri. Il giallo è un' etichetta molto utile per vendere. Il lettore medio non è in grado di capire da solo di che cosa parla un libro.

 

Se invece gli viene venduto come romanzo erotico o giallo o giallo-erotico o giallo-storico, allora si tranquillizza e lo compra. Per il libro valgono le regole del marketing come per qualsiasi prodotto: se sull' etichetta c' è scritto dolce, il cliente lo sentirà dolce, se c' è scritto amaro, lo sentirà amaro. Da solo il lettore non capisce che sapore ha un libro».
 

SCALFARISCALFARI

Ci vogliono i critici.
«Da vent' anni la critica non è più in grado di mettere ordine nei fenomeni letterari. Narrativa e poesia si sono così dilatate da essere entità senza forma né confini. Tutti scrivono e nessun critico può leggere tutto. Quello che circola oggi è letteratura? Resta il nome della cosa ma la cosa non è più identificabile come avveniva fino alla generazione degli autori nati grossomodo tra il 1920 e il 1930.

 

Ricevo almeno un libro di poesia o un romanzo al giorno, ma se provo a leggere le prime dieci pagine mi rendo conto che chi scrive romanzi non sa cos' è un romanzo e chi scrive poesie non sa cos' è una poesia.
 

La ragione è che chi scrive letteratura non ne ha un' idea perché non ne ha letta abbastanza, neppure il minimo indispensabile. Scrivono perché credono nella naturale creatività dell' essere umano, scrivono perché sentono che è un diritto».
 

E così si pubblica troppo.
«Se l' editoria rifiutasse di pubblicare almeno i due terzi di quello che pubblica, si riuscirebbe a fare un po' di chiarezza. Ma dato che escono cose impubblicabili, perché sono illeggibili, la confusione aumenta. Ogni libro brutto o insulso che viene pubblicato ne produrrà altri dieci simili, e chi legge questa roba si convince di essere capace di fare altrettanto e prima o poi lo fa. Non solo lo fa, ma non smette di farlo».
 

CAROFIGLIOCAROFIGLIO

E così si scrive troppo.
«Manzoni scrisse un romanzo, e così De Roberto e Tomasi di Lampedusa... Svevo tre, Morante quattro in tutta la vita. Oggi quasi tutti i narratori in circolazione già a 50 anni ne hanno scritti una decina. Scrivono per il premio Strega, se non lo vincono si sentono merde, dei perdenti, degli sfigati. Il romanzo è un artigianato che si impara se si ha il senso del rapporto con il lettore.
 

Non si impara mai se non ci si accorge di essere mortalmente noiosi. E poi conta la scelta della cosa da raccontare, il vero narratore sa scegliere perché riesce a scrivere bene solo se si è scelta la cosa giusta da raccontare. Così facevano i classici».

E i classici del presente?
«Non esistono i classici del presente, per definizione. Se uno scrittore è contemporaneo non può essere classico. E anche l' aggettivo grande applicato a uno scrittore di oggi mi sembra inopportuno. Aspettiamo il futuro. Ai nostri occhi sembra un classico chi ha molto successo, ma nella storia della letteratura molti classici non ebbero un gran successo in vita, o addirittura alcun successo.

 

CALVINO 1CALVINO 1

Si dovrebbe sempre ricordare che il più sicuro classico del '900, Kafka, scrisse prevalentemente appunti e diari, non aveva alcun programma di opere e chiese che i suoi romanzi inediti fossero bruciati. Non chiedo a chi vuole diventare scrittore oggi di imitare Kafka, non si potrebbe, ma almeno di riflettere ogni tanto su di lui e sulle ragioni della sua esemplarità».

E la poesia?
«È un caso disperato. Sono decenni che il 90% della poesia che si pubblica non è né brutta né bella. È nulla. Nessuno potrebbe leggerla, per questo non ha lettori! C' è poco da lamentarsi. Il Novecento tra ermetismo e neoavanguardia ha fatto danni irreparabili. Si scrive a caso, senza orecchio, senza tecnica e non sapendo cosa scrivere. La poesia è diventata il genere letterario di chi non sa scrivere.

 

Una delle cose peggiori è la fame di identità, di auto-identificazione. Si vuole essere romanzieri e poeti e non si accetta di scrivere soltanto il poco che si ha veramente bisogno di scrivere. Anche i migliori scrivono troppo, lo fanno per non farsi dimenticare. Il meglio anche di autori come Calvino o Pasolini non supera secondo me le due-trecento pagine. Invece nei Meridiani hanno avuto ognuno una decina di volumi».
 

PASOLINIPASOLINI

Ora è uscito il Meridiano di Gianni Celati.
«Che dire? Mi sembra prematuro. Ma dato che è uscito un Meridiano di Eugenio Scalfari vuole dire che tutto è permesso. Anche Camilleri ha un Meridiano: è la dimostrazione che si considerano classici scrittori di successo».

E invece chi sono i classici?
«Gli autori che hanno un legame significativo con la storia, innanzitutto, anche se letterariamente valgono poco. Marinetti e Soffici oggi sono illeggibili, ma almeno sono importanti storicamente, perlomeno sono un oggetto di studio, il che li rende pubblicabili in una collana di classici.

BUSI 6BUSI 6

 

Se decido di fare una collana di classici del presente - quale che sia, i Meridiani o la Bianca Einaudi o i Classici moderni Mondadori - inevitabilmente finisco nell' arbitrio... Perché, in poesia, Edoardo Sanguineti sì e Patrizia Cavalli, che io reputo migliore, no? Perché, nella narrativa, Celati sì e Cavazzoni no, che è anche più comico? O perché non Tabucchi, che è anche morto?».

Perché non La Capria o Arbasino?
«Loro ci starebbero bene, sono entrambi storicizzati. Anche se preferisco il primo al secondo: Arbasino ha scritto troppo, è incontenibile, anche nel parlare».

Perché non Busi o Moresco?
«Perché se pubblicassero Busi o Moresco nei Meridiani tutti gli scrittori italiani viventi farebbero i sit in di protesta davanti a Segrate. Non si può...».

Alfonso BerardinelliAlfonso Berardinelliumberto ecoumberto eco

 

Ultimi Dagoreport

bergoglio papa francesco salma

DAGOREPORT - QUANDO È MORTO DAVVERO PAPA FRANCESCO? ALL’ALBA DI LUNEDÌ, COME DA VERSIONE UFFICIALE, O NEL POMERIGGIO DI DOMENICA? - NELLA FOTO DELLA SALMA, SI NOTA SUL VOLTO UNA MACCHIA SCURA CHE POTREBBE ESSERE UNA RACCOLTA DI SANGUE IPOSTATICA, COME ACCADE NELLE PERSONE MORTE GIÀ DA ALCUNE ORE - I VERTICI DELLA CHIESA POTREBBERO AVER DECISO DI “POSTICIPARE” LA DATA DELLA MORTE DEL SANTO PADRE, PER EVITARE DI CONNOTARE LA PASQUA, CHE CELEBRA IL PASSAGGIO DA MORTE A VITA DI GESÙ, CON UN EVENTO LUTTUOSO - UN PICCOLO SLITTAMENTO TEMPORALE CHE NULLA TOGLIE ALLA FORZA DEL MAGISTERO DI FRANCESCO, TERMINATO COME LUI VOLEVA: RIABBRACCIANDO NEL GIORNO DELLA RESURREZIONE PASQUALE IL SUO GREGGE IN PIAZZA SAN PIETRO. A QUEL PUNTO, LA MISSIONE DEL “PASTORE VENUTO DALLA FINE DEL MONDO” ERA GIUNTA AL TERMINE...

andrea orcel castagna fazzolari meloni milleri caltagirone giuseppe giovanbattista giorgia giancarlo giorgetti

DAGOREPORT – MA ‘STI “GENI” ALLA FIAMMA DI PALAZZO CHIGI PENSANO DAVVERO DI GOVERNARE IL PAESE DEI CAMPANELLI? E COME SI FA A NON SCRIVERE CHE DIETRO L’APPLICAZIONE DEL GOLDEN POWER ALL’UNICREDIT, C’È SOLO L’ESPLICITA VOLONTÀ DEL GOVERNO DEI MELONI MARCI DI MANGANELLARE ANDREA ORCEL, IL BANCHIERE CHE HA OSATO METTERSI DI TRAVERSO AL LORO PIANO “A NOI LE GENERALI!”? - UNA PROVA DELL’ATTO ‘’DOLOSO’’? IL GOLDEN POWER, UNO STRUMENTO CHE NASCE PER PROTEGGERE GLI INTERESSI NAZIONALI DALLE MIRE ESTERE, È STATO APPLICATO ALL’OPERAZIONE ITALIANISSIMA UNICREDIT-BPM, EVITANDO DI UTILIZZARLO ALLE ALTRE OPERAZIONI BANCARIE IN CORSO: MPS-MEDIOBANCA, BPM-ANIMA E BPER-SONDRIO - ORA UNICREDIT PUÒ ANCHE AVERE TUTTE LE RAGIONI DEL MONDO. MA NON SERVE A UN CAZZO AVERE RAGIONE QUANDO IL TUO CEO ORCEL STA SEDUTO DALLA PARTE SBAGLIATA DEL POTERE…

jd vance papa francesco bergoglio

PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO IDEA SOLO DOPO L’INCONTRO DEL NUMERO DUE DI TRUMP CON IL SEGRETARIO DI STATO: VANCE SI È MOSTRATO RICETTIVO DI FRONTE AL LUNGO ELENCO DI DOSSIER SU CUI LA CHIESA È AGLI ANTIPODI DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA, E HA PROMESSO DI COINVOLGERE IL TYCOON. A QUEL PUNTO IL PONTEFICE SI È CONVINTO E HA ACCONSENTITO AL BREVE FACCIA A FACCIA – SUI SOCIAL SI SPRECANO POST E MEME SULLA COINCIDENZA TRA LA VISITA E LA MORTE DEL PAPA: “È SOPRAVVISSUTO A UNA POLMONITE BILATERALE, MA NON È RIUSCITO A SOPRAVVIVERE AL FETORE DELL’AUTORITARISMO TEOCRATICO” – I MEME

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…