“MUSSOLINI NON ERA BRILLANTISSIMO NELLE PRESTAZIONI, HITLER PARE FOSSE OMOSESSUALE O IMPOTENTE. LE SUE GUARDIE DEL CORPO ERANO TUTTE GAY” – BRUNO VESPA, 80 ANNI DI CUI 62 IN RAI, APRE LE VALVOLE A “GENTE”: "IL MIO CONTRATTO CON VIALE MAZZINI SCADE NEL 2025? VEDREMO, RAI O MEDIASET, NON ESCLUDO NIENTE. PIER SILVIO RINNOVÒ L’OFFERTA CHE MI AVEVA FATTO SILVIO MA AVEVO GIÀ FIRMATO IL CONTRATTO PER 'CINQUE MINUTI'. LA7 NON È IL POSTO GIUSTO PER ME. È UNIDIREZIONALE. TELEKABUL ERA PIÙ TRANQUILLA, ERA IL PARTITO COMUNISTA. QUI SIAMO NEL MOVIMENTISMO PIÙ ASSOLUTO. LA RIVOLTA SOCIALE…” – L’INVIDIA PER FAZIO E LA PREVISIONE SUL GOVERNO MELONI
Maria Elena Barnabi per Gente
Bruno Vespa mi accompagna verso l’uscio di casa sua – uno splendido appartamento pieno di libri che dà sui tetti di Roma in zona Piazza di Spagna – mi fa strada fino all’ascensore privato
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In mano ho una copia del suo ultimo libro Hitler e Mussolini (vedi box) con la dedica “A Maria Elena, grazie per la faticosa trasferta e auguri vivissimi”.
In effetti ho fatto “anda e rianda” da Milano a Roma dalla mattina alla sera per una intervista di 36 minuti (e c’era pure lo sciopero dei treni) però, ora che ci penso, in anni e anni di “faticose trasferte” per interviste veloci, Bruno Vespa è stato l’unico a ringraziarmi con un pensiero scritto.
Del resto, se il suo Porta a Porta è l’unico salotto televisivo rimasto in vita dopo 30 anni di programmazione e vari governi, se a ogni Natale un suo libro è in cima alla classifica, se a 80 anni lui è ancora lì saldamente in tv, su Raiuno, qualcosa di speciale Bruno Vespa lo dovrà pure avere.
Sposato da 50 anni con la potente Augusta Iannini (74 anni, una carriera brillantissima da donna delle istituzioni, giurista, avvocato, magistrato), Vespa ha due figli, Federico, 45, e Alessandro, 43, e da poco è diventato nonno di Tommaso Stefano, il secondo nome dato in onore del fratello di Vespa, anche lui giornalista, scomparso due anni fa per un malore.
«L’hanno trovato così, seduto in poltrona, la borsa della piscina davanti alla porta», racconta alla fine dell’intervista.
«Aveva 13 anni meno di me. Per il matrimonio di Alessandro quest’anno abbiamo chiesto che i regali fossero donazioni alla fondazione intitolata a mio fratello, abbiamo finanziato due borse di studio». Sarà l’unica breccia nella sua vita privata che Vespa mi regalerà in questa intervista.
Il suo libro racconta Hitler e Mussolini fino al 1935. Ha detto che le piacerebbe fosse letto dai giovani.
«I ragazzi devono imparare la storia per capire il futuro. Guardi quello che è successo in Russia. Chi se lo sarebbe mai aspettato? Putin ha fatto una cosa da Hitler, mai pensavamo che sarebbe successo».
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«Hitler e Mussolini sono due uomini molto diversi dal punto di vista sessuale. Mussolini, che pare non fosse brillantissimo nelle prestazioni – le donne entravano e uscivano molto velocemente da Palazzo Venezia – aveva un grandissimo fascino e tutte cadevano ai suoi piedi. Ha avuto molte amanti e una donna come la Sarfatti al suo fianco, che gli ha dato luce. Hitler invece era un raffinatissimo gentiluomo, ma nell’intimità pare fosse omosessuale o impotente e costringesse le sue donne a varie perversioni. Le sue guardie del corpo erano tutte gay».
Ogni anno a Natale sforna un libro.
«Questo è il trentatreesimo con Mondadori».
Quante copie ha venduto in tutto?
«Quattro milioni e mezzo. Abbiamo fatto i conti l’anno scorso, e son conti certificati. Le bugie non le dico».
Con l’editoria si guadagna ancora molto?
«Dipende da quanto vendi».
Be’, quattro milioni e mezzo di copie…
«Ho guadagnato bene. Non mi lamento. Ma l’editore ha guadagnato di più».
Dica la verità, li scrive proprio tutti lei i suoi libri?
«Me lo trovi uno che li scriva al posto mio. Lo assumo subito».
Quando scrive?
«Comincio verso marzo-aprile. In vacanza porto i libri con me: una valigia piena quando vado a Cortina, sei o sette volumi quando sono in barca. Ma scrivo un’oretta al giorno, non di più, poi mi annoio. Sono abituato a fare mille cose. Non riesco a scrivere per tre ore di fila».
La sua giornata tipo?
«E chi può dirlo? Prenda oggi (è venerdì 13 dicembre, ndr). Dopo di lei, alle quattro devo essere alla Camera perché mi danno un premio. Alle sei intervisto Mara Venier per Cinque minuti. Poi devo andare ad Atreju per il confronto tra Raffaele Fitto ed Enrico Letta. Poi devo scrivere un articolo per il Quotidiano Nazionale».
agnese pini matteo salvini bruno vespa
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Come ogni suo libro, alla fine c’è una parte dedicata all’attualità e in questo fa un lungo ritratto di Giorgia Meloni. Cosa ne pensa?
«È in un momento particolarmente fortunato: viene considerata la donna più potente d’Europa, e il suo è il governo più stabile dell’Unione, nonostante il Superbonus che le ha tolto 40 miliardi l’anno per tre anni dalle tasche».
Arriverà alla fine della legislatura?
«E chi glielo impedisce? Salvini e Tajani dovrebbero impazzire. Ma Salvini ha 100 miliardi da spendere con i trasporti, Tajani è in uno stato di grazia con la politica estera. Chi glielo fa fare...».
Lei è in Rai da 62 anni, quest’anno ha compiuto 80 anni. Quanto vuole andare avanti?
matteo salvini bruno vespa (2)
«Decide il Padreterno mica io. Certo, c’è il precedente di Piero Angela...».
Discepoli cui lasciare lo scettro ne ha?
«Non saprei, anche se diversi colleghi che hanno cominciato con me adesso conducono programmi importanti. Niente a che vedere con altri che avevano corti molto strutturate».
Altri chi?
«Michele Santoro. Giovanni Minoli. Maurizio Costanzo. Loro hanno fatto scuola, avevano un clan, in Rai è pieno di loro alunni e alunne».
Chi le piace in tv?
«Non faccio mai nomi. Mai».
A pagina 212 del libro il nome di Fabio Fazio lo fa eccome. Scrive: “Fazio è andato via dalla Rai per guadagnare di più (in questo è imbattibile)”.
«È un maestro assoluto in questo».
Noto una punta di invidia.
GIORGIA MELONI BRUNO VESPA - PORTA A PORTA
«Certo che lo invidio. È stato bravo, onore al merito. Si è pure portato il pubblico dietro. Tanto di cappello».
Anche lei ha avuto la possibilità di lasciare la Rai per andare a Mediaset.
«Vero. Me lo chiese Silvio Berlusconi nell’ottobre 2021 e poi nell’ottobre 2022. Ci vedemmo a pranzo ad Arcore per il libro e lui mi disse: “Vieni, ti raddoppio lo stipendio”. Così, secco».
Monetizzi il raddoppio.
«Facile: io prendevo un milione all’anno, lui me ne propose 2».
Rispose no grazie. Perché?
«Gli dissi che finché riuscivo a lavorare in Rai, sarei rimasto in Rai. Poi chissà».
Anche Pier Silvio rinnovò l’offerta l’anno dopo.
«Ma avevo già firmato il contratto per Cinque minuti».
Il suo contratto con la Rai scade nel 2025.
«Appunto. Vedremo».
Pier Silvio ha anche messo in dubbio Striscia la Notizia. Prenderà lei il suo posto?
«Ma no, cosa dice. L’access time, quello di Striscia e dei “pacchi”, è una fascia molto delicata, porta molti soldi. A causa sua, però, tutto è slittato in avanti di un’ora: noi andiamo in onda alle 23.30. Tornare alle 22.30 sarebbe una meraviglia».
Il suo Porta a Porta è l’unico salotto tv della politica italiana a essere rimasto in vita. Perché?
«Perché io sono un moderato e gioco a carte scoperte. Do la parola a tutti. Facciamo servizio pubblico».
Negli anni ha organizzato alcune scenette entrate nell’immaginario collettivo come il famoso contratto con gli italiani firmato da Berlusconi.
«Quando Berlusconi me ne parlò lo convinsi a firmarlo in diretta e a farlo in seconda serata. La Rai decise di non darmi una prima serata. A Biagi, Santoro e Luttazzi sì. A me no. “Vedrà che faremo lo stesso un buon ascolto”, gli dissi. Ancora ho il contratto originale a casa, spero che finisca nel suo sacrario a Villa San Martino, prima o poi».
Quando ha avuto l’intuizione di fare Porta a Porta?
«Nel 1995. Mi dimisi da direttore senza “paracadute”. Grosso errore, mai farlo. Mai. Poi però vidi che davano cinque seconde serate a Carmen Lasorella. Andai da Letizia Moratti, che ai tempi era presidente Rai, e gliele chiesi anche io. Me ne diedero due, ma nessuno ci credeva al mio programma educato, erano anni in cui andava Santoro. In tv giravano le coltellate».
E invece.
«Alla prima puntata venne Prodi con Milly Carlucci, alla seconda D’Alema e Berlusconi. Alla terza Valeria Marini e Gianfranco Fini».
Unì politica, nani e ballerine.
«Rappresentavano la gente comune. Fu un successo. Dovevamo chiudere a giugno. E siamo arrivati a oggi».
Come direttore del Tg1 mise tre donne a condurre l’edizione delle 13.30.
«Maria Luisa Busi, Tiziana Ferrario e Lilli Gruber».
silvio berlusconi e bruno vespa - il contratto con gli italiani
Lilli Gruber le fa concorrenza su La7. Le piace il suo stile?
«Insomma. È un po’ unidirezionale».
Schierata a sinistra?
«Direi. Come tutta La7. Urbano Cairo è un genio: tiene un giornale di sistema come il Corriere della Sera che è insostituibile. E poi si scatena con La7 facendo una serie di trasmissioni che sono antigovernative oltre il possibile».
La7 è la nuova TeleKabul?
«Uh! TeleKabul era più tranquilla. Era il partito comunista. Qui siamo nel movimentismo più assoluto. La rivolta sociale (ride, ndr)».
La diverte la cosa. Con Cairo ne ha parlato?
«Ma certo, abbiamo un buonissimo rapporto».
Le ha mai chiesto di andare a La7?
«Quando lo vedo gli dico: “Quando mi assumi?”. Ma è uno scherzo».
Cairo non ha i soldi per assumerla?
«Non è una questione di soldi, per carità. La7 non è il posto giusto per me».
E qual è il posto giusto per lei?
«Rai. E Mediaset. Non escludo niente».
silvio berlusconi bruno vespa 1996 bruno vespafesta al quirinale 2024 bruno vespasilvio berlusconi e il contratto con gli italiani da vespa bruno vespabruno vespa ricevimento quirinale 2 giugno 2024 bruno vespa nella sua azienda di vino