LA CANNES DEI GIUSTI - MARION COTILLARD PIANGE CALDE LACRIME DALL'INIZIO ALLA FINE, NEL NUOVO FILM DI ARNAUD DESPLECHIN "FRERE ET SOEUR", DOVE DIVIDE LA SCENA PER DUE ORE COL FRATELLO MELVIL POUPAUD, UN BEL PO' PIACIONE – OTTIMO SPETTACOLO, PER CARITÀ, MA ABBIAMO GIÀ DATO, E MOLTO, AL CINEMA DI DESPLECHIN. CERTO I DUE PROTAGONISTI SONO PERFETTI A FARE I DUE FRATELLI STRONZI. OTTIMO PER LE SERATE INVERNALI. INSOPPORTABILE, OVVIO, MA VA GIÙ MEGLIO DI QUALSIASI FILM ITALIANO D'AUTORE…
Marco Giusti per Dagospia
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Cannes. Vi avviso che stavolta Marion Cotillard nel nuovo film di Arnaud Desplechin "Frere et soeur", dove divide la scena per due ore col fratello Melvil Poupaud, un bel po' piacione, piange calde lacrime dall'inizio alla fine. Piange per dovere di copione sulla scena, è celebre attrice in tournée coi "Fratelli Karamazov", piange perché ha i genitori in ospedale dopo un brutto incidente, piange perché il figlio del fratello è morto a sei anni e lei non lo ha mai visto, ma soprattutto piange per il suo assurdo rapporto di amore-odio col bel fratello scrittore di talento.
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Un rapporto folle che porta i due a farsi di qualsiasi cosa, di stare costantemente in bilico nella vita e civettare con la morte rendendosi conto che sono innamorati da sempre. A noi spettatori non francesi, beh gli spettatori francesi amano follemente la Cotillard e tutti i suoi film più melo, amano anche queste macchinine sceniche di Desplechin così invecchiato dopo film come "Drive My Car", a noi spettatori non francesi, ripeto tutta questa costruzione psicanalitico-teatrale che passa attraverso pillole e pasticche, dolore lacrime Dostoievsky cultura ebraica, non ci interessa così tanto.
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E vediamo tutti questi tic degli attori tutti questi eccessi di regia come delle sbavature che all'undicesimo film identico al precedente presentato a Cannes ci può a che non stare così simpatico. Ottimo spettacolo, per carità, ma abbiamo già dato, e molto, al cinema di Desplechin. Certo i due protagonisti sono perfetti a fare i due fratelli stronzi, insopportabili, presi dalla loro arte, che attirano tutta l'attenzione della famiglia su di loro, c'è anche un terzo fratello, gay con fidanzato, ma non conta.
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Così mariti, mogli, amici psicanalisti della nativa Lille, rabbini, fan rumene, servono solo da sottofondo per la scena continua di amore e odio dei due protagonisti belli e dannati che appena si vedono provocano la mancanza di sensi di lei (cade giucome una pera) e la corsa all'oppio di lui. Ottimo per le serate invernali. Insopportabile, ovvio, ma va giù meglio di qualsiasi film italiano d'autore.
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