il naufragio della baleniera essex

E IL CAPODOGLIO DIVENNE MOBY DICK - DUECENTO ANNI FA IL NAUFRAGIO DELLA BALENIERA ESSEX CHE ISPIRÒ MELVILLE. L'ODISSEA DI VENTI MARINAI ALLA DERIVA AFFONDATI DAL CETACEO NEL RESOCONTO SCONVOLGENTE DI UN SUPERSTITE - IN MARE APERTO, FINITE LE PROVVISTE, QUANDO IL MARINAIO ISAAC COLE MORÌ, LA CARNE DEI SUOI ARTI FU MESSA A SECCARE IN PICCOLE STRISCE E SUCCESSIVAMENTE ARROSTITA. MA QUANDO ANCHE QUESTA RISORSA ALIMENTARE FINÌ FU NECESSARIO RICORRERE A UN DRAMMATICO SORTEGGIO: UNO DI LORO SI SAREBBE DOVUTO SACRIFICARE PER NUTRIRE GLI ALTRI…

Il naufragio della baleniera Essex di Owen Chase

Andrea Cionci per “la Stampa”

 

«La balena ci fu addosso urtando con il capo la prua della nave; l' impatto fu tanto violento e inatteso che per poco non ci ritrovammo tutti faccia a terra; la nave si rizzò di scatto come se avesse urtato contro uno scoglio e per alcuni secondi tremò come una foglia». Non è un passo tratto da Melville, ma da Il naufragio della baleniera Essex di Owen Chase pubblicato in edizione critica italiana dalla SE di Milano.

 

Sono passati 200 anni da quel tragico evento di cui il primo ufficiale Owen Chase lasciò uno sconvolgente resoconto: scritto con l' asciuttezza di un tempratissimo lupo di mare, non riesce a nascondere la drammaticità di una delle più terrificanti avventure nella storia della marineria. A esso si ispirò Melville per il suo capolavoro, Moby Dick, il cui titolo rievoca il nome di un gigantesco e aggressivo capodoglio realmente esistito: era carico di arpioni, deturpato dalle cicatrici e soprattutto albino. Il suo nome era Mocha Dick.

 

Il naufragio della baleniera Essex

Nell' 800, quando la caccia alle balene non aveva ancora decimato questi mammiferi marini e l' oceano era traboccante di cibo, si potevano incontrare capodogli enormi. Come testimonia una mascella di questo cetaceo conservata presso il Museo di Nantucket, alcuni esemplari potevano raggiungere anche i 28 metri.

Il naufragio della baleniera Essex

 

Nell' agosto 1819 da quest' isola a Nord degli Stati Uniti, sull' Atlantico, prese il largo la Essex, una nave di 20 anni, piccola ma ben costruita, comandata dal capitano George Pollard jr., rampollo di una stimata famiglia di balenieri. Era manovrata da un equipaggio di una ventina di uomini. Il viaggio sarebbe dovuto durare due anni e mezzo con l' obiettivo di riportare a terra almeno 2000 barili d' olio di balena.

 

Il naufragio della baleniera Essex

Preda particolarmente ambita era il capodoglio, detto in inglese «sperm whale» poiché nella sua grossa testa il cetaceo racchiude lo spermaceti, un olio ceroso che, cambiando densità a seconda della temperatura, gli consente di inabissarsi o risalire in superficie senza sforzo, come la cassa di zavorra di un sommergibile. L' olio di spermaceti era richiestissimo per la sua purezza, tanto da essere impiegato nella cosmesi, come lubrificante per orologi, confezionare candele speciali, unguenti ecc.

 

Il naufragio della baleniera Essex

Deluso da un bottino di appena 800 barili d' olio, il capitano Pollard, doppiato Capo Horn, decise di spingersi in acque sconosciute, nel Pacifico.

Il 16 novembre 1820, avvistato un branco di capodogli, il comandante diede ordine di calare in mare le lance. Per i cetacei era il periodo degli amori: tre femmine vennero arpionate facilmente, ma la scialuppa di Owen Chase fu danneggiata da un colpo di coda di un cetaceo.

 

Tornato sulla Essex per riparare la falla, l' ufficiale vide un gigantesco capodoglio maschio di circa 26 metri di lunghezza dirigersi verso lo scafo della nave. La Essex non fece in tempo a evitarlo che l' animale colpì la prua della nave; poi strusciando il dorso contro la chiglia vi passò sotto e, dopo un minuto in cui parve intontito dall' urto, caricò nuovamente la Essex, sfondandone definitivamente il fasciame prodiero.

 

Il naufragio della baleniera Essex

Di fronte ai balenieri attoniti, la nave cominciò ad affondare. Gli uomini recuperarono in fretta viveri, acqua, strumenti di navigazione e qualche arma, dopodiché attrezzarono dei piccoli alberi con vele per le loro tre fragili scialuppe, rimaste ormai l' unica salvezza.

 

Cominciava una terribile odissea: navigarono per un mese, razionando il cibo e soffrendo la sete, quando finalmente avvistarono terra: era l' isola di Henderson, un piccolo atollo corallino a metà strada tra Australia e Cile, oggi nota per essere praticamente sommersa dalla plastica portata dal «vortice del Pacifico meridionale».

 

Il naufragio della baleniera Essex

I naufraghi poterono rifocillarsi nutrendosi di molluschi, di uccelli marini e delle loro uova, ma la vera svolta fu quando scoprirono una piccola sorgente che veniva però periodicamente ricoperta dalla marea. A spegnere i primi entusiasmi giunse presto la consapevolezza che le scarsissime risorse dell' isola non avrebbero consentito ai venti marinai una lunga sopravvivenza. Così, dopo una decina di giorni decisero di riprendere il largo, ma tre di loro, in condizioni fisiche precarie, restarono sull' isola.

 

In mare aperto, presto le lance cominciarono ad andare alla deriva e si separarono.

Dopo pochi giorni le provviste terminarono e gli uomini cominciarono a morire. I primi corpi furono consegnati al mare, ma dopo un mese si comprese che l' unico modo per sopravvivere era cibarsi di chi non resisteva. Racconta Owen, che quando il marinaio Isaac Cole morì, si decisero all' extrema ratio.

 

Il naufragio della baleniera Essex

La carne dei suoi arti fu messa a seccare in piccole strisce e successivamente arrostita. Sulla scialuppa del capitano Pollard avvenne altrettanto, ma quando anche questa risorsa alimentare finì fu necessario ricorrere a un drammatico sorteggio: uno di loro si sarebbe dovuto sacrificare per nutrire gli altri.

 

Toccò a un 19enne, Owen Coffin, cugino di Pollard, che, molto coraggiosamente, insistette dicendo che era suo diritto far fronte al proprio destino. Con un altro sorteggio fu deciso chi doveva sparargli alla testa con la sola pistola rimasta a bordo.

moby dick

Della terza scialuppa non si seppe più nulla.

 

Dopo circa tre mesi alla deriva, la lancia di Pollard e quella di Chase incontrarono delle navi che li raccolsero in condizioni prossime alla fine e li poterono rifocillare. Di venti uomini se ne erano salvati cinque. I superstiti tornarono a Nantucket e furono accolti da una folla ammutolita che si aprì al loro passaggio. Il primo ufficiale Chase, nel giugno 1821, ritrovò la moglie e conobbe la propria figlioletta di 14 mesi, ma in tarda età, tormentato dagli incubi, impazzì.

 

Il capitano Pollard ottenne il comando di un' altra baleniera, la Two Brothers, ma anche questa affondò, tre anni dopo, alle Hawaii. Nel 2008 è stato scoperto il relitto, completo di varie attrezzature di bordo.

moby dick

 

Dopo il secondo fallimento, Pollard abbandonò il mare e visse a Nantucket come guardiano notturno. Di lui Melville disse: «Per gli isolani lui era un nessuno. Per me, l' uomo più imponente, più totalmente senza pretese e anche umile che io abbia mai incontrato».

 

melville

Il volume della SE riporta non solo il resoconto di Chase, ma anche quello - più breve - di Pollard e anche di Thomas Chappel, uno dei tre marinai che scelsero di rimanere sull' isola di Henderson. Costoro, su segnalazione dei superstiti, furono recuperati un anno dopo.

 

L' esperienza segnò Chappel nel profondo e lo convertì: «Spesso ci imbattiamo in pericoli inattesi e in soccorsi che sembrano provvidenziali, ma pochi sono più straordinari di quanto è stato sin qui narrato.

Possano essi condurre il lettore a un sempre maggiore e completo abbandono alla grazia divina».

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…