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LA CARMEN DELLE POLEMICHE (E DELLE RISATE) – MATTIOLI: "LA PISTOLA FA CILECCA. ALLA FINE DON JOSÉ MUORE D’INFARTO.  E COSÌ L’OPERA DI BIZET AL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO FINISCE FRA BATTUTE E RISATE. PER CARITA’ CAMBIANDO L’ORDINE DELLE VITTIME IL PRODOTTO NON CAMBIA MA ALLA FINE QUESTA 'CARMEN' RIVOLUZIONATA NON RISULTA AFFATTO RIVOLUZIONARIA" – VIDEO

 

 

Alberto Mattioli per la Stampa

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Alla fine non è risultata soltanto la prima «Carmen» della storia dove Carmen uccide Don José e non viceversa. È stata anche la prima «Carmen» (e ultima, si spera) dove Don José muore d’infarto. Colpa di uno di quegli incidenti che nella vita normale sono soltanto delle banali seccature ma in quella vita al quadrato che è il teatro diventano subito delle catastrofi.  

 

E dunque, ecco il duetto finale come voluto dal regista di questa nuova produzione al Teatro del Maggio musicale di Firenze, Leo Muscato: Don José prende una specie di manganello e inizia a pestare Carmen, lei a terra, insanguinata e stravolta, si impossessa della pistola di lui, lo prende di mira e... click invece di bang! (siamo in pieno fumetto, in effetti): insomma, il colpo non parte. Lei, alias Veronica Simeoni, non si scoraggia e ripigia il grilletto. Niente, altra cilecca. Al che Don José, Roberto Aronica, guarda caso compagno di Simeoni anche nella vita, poiché la musica di Bizet non può più aspettare, si accascia al suolo, fulminato sulla via del femminicidio ma apparentemente senza una ragione. Poi però è lui, nei rantoli della morte, a pronunciare alle guardie le frasi rituali nelle quali confessa di aver ucciso Carmen, che quindi forse morirà lo stesso, boh. Cambiando l’ordine delle vittime il prodotto non cambia. 

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Per carità: cose che succedono. Di solito, però, dietro le quinte c’è un attrezzista con una pistola di riserva che, se quella usata in scena si inceppa, fa partire il colpo. Ma pare che ieri sera il ragazzotto incaricato fosse disperso nei meandri del palcoscenico, si dice al telefonino, speriamo almeno per parlare con la morosa, così in ogni caso l’amore trionfa. Trionfa un po’ meno, alle chiamate finali, il regista Muscato. Le contestazioni sono alquanto rumorose, anche con vegliardi indignatissimi e scatenati, tipo quello seduto dietro di me che urlava a squarciagola aspirando ogni possibile «c»: «Povera ’armen!». Ovvìa, per una volta che resta viva... 

 

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Mai di uno spettacolo si è parlato tanto, e tanto male, prima di vederlo. Il putiferio è nato quando Muscato e il sovrintendente del teatro, l’ottimo Cristiano Chiarot, hanno fatto sapere a mezzo stampa che vedere un femminicidio, sia pure nella fiction della scena, è intollerabile. Qualcuno ha replicato, anche a mezzo Stampa, che così diventa irrappresentabile quasi tutto il teatro occidentale e insomma in scena è legittimo fare di tutto, ma il politicamente corretto non ha valore retroattivo. Intanto sui social era già partita la polemica preventiva, anche con sospetti di manovra pubblicitaria: però il teatro era già esaurito prima dell’esaurimento nervoso generale. Infatti ieri sera, pienone clamoroso da prima imperdibile: sala stracolma, file di poltrone aggiunte, sindaco Nardella in platea e twittante a favore della scelta del “suo” Maggio, attesa alle stelle. 

 

carmen-di-bizet-by-leo-muscato-al-maggio-musicale-fiorentino

Alla fine, confessiamolo, ha prevalso un certo senso di delusione, tipo: tutto qui? Perché alla fine questa «Carmen» rivoluzionata non risulta affatto rivoluzionaria. La grande trovata di Muscato è collocare tutta l’azione in un campo rom, ed è tutt’altro che peregrina dato che essere zingara è un elemento della radicale alterità, sociale e sessuale, di Carmen. E però, a proposito di politicamente corretto, non lo sembra molto l’equazione zingari uguale malviventi. L’inizio, comunque, è molto bello: i dragoni sono poliziotti in assetto antisommossa incaricati di una rude perquisizione delle roulotte scassate con contorno di manganellate. Poi però lo spettacolo diventa subito una «Carmen» delle più abituali, anche con un certo impaccio a muovere il coro, sempre tutto bello fermo impalato (ma non ne «Les tringles des sistres» dove tutte ballano come indemoniate, bravissime) e qualche «citazione», chiamiamole pudicamente così, di altre recenti produzioni di successo (Zambello e Bieito, per dire). Il migliore è il quarto atto. Ottima l’idea di fare piazza pulita dei soliti pittoreschi defilé di animali a due e quattro zampe modello spot dell’ufficio del turismo spagnolo: il coro è ammassato nella corte del campo, a guardare la corrida alla tivù. Il duettino fra Carmen ed Escamillo si svolge al telefono, ed è un’idea carina, poi il finale che si è visto. Se questa è una «Carmen» stravolta, io sono Brad Pitt. 

Carmen - teatro del Maggio fiorentino 3f

 

Anche sul fronte musicale, passato fatalmente in secondo piano, siamo a una tranquilla navigazione sul Banal grande. C’è una direzione baldanzosa ed energica di Ryan McAdams, senza fare troppe finezze né farsi troppi scrupoli stilistici ma del tutto funzionale, e con un’Orchestra in ottima forma. Una «Carmen» davvero opéra-comique, leggera e mozartiana, resta un miraggio, almeno in Italia; però se alla fine questa di McAdams è la solita «Carmen», è anche vero che non è una brutta «Carmen». 

 

ALBERTO MATTIOLI

La compagnia avrebbe bisogno di un buon coach di francese, ma per il resto è di buon livello. Veronica Simeoni è sempre una garanzia, anche nell’evitare lo sbraco delle Carmen ipererotiche della «tradizione» (anzi, avrebbe i mezzi interpretativi per essere sottile e ironica come vogliamo Carmen). A Roberto Aronica oggi don Josè sta forse perfino un po’ «stretto»: gioca sulla difensiva nel duetto con Micaëla, ma poi fa un ottimo «fiore» ed è notevolissimo il suo finale terzo. Ineccepibile la Micaëla di Laura Giordano, idem Simone Alberghini come Escamillo last minute per sostituire un collega indisposto: nei couplets del toreador la voce suona un po’ sorda, poi migliora. Insomma, nulla di clamoroso né in bene né in male. Non fosse stato per la pistolettata che non c’è, questa «Carmen» sarebbe già in archivio. 

leo muscatocarmen di bizet by leo muscato al maggio musicale fiorentino

 

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