1. ALTRO CHE “CAVE CANEM”! SANTORO È L’AMICO PIÙ FEDELE DELL’OSPITE CHE GLI ASSICURA IL BOTTIMO DELL’AUDITEL. DOPO CHE SI È RIVOLTO A FABRIZIO CORONA PER AVERE RUBY RUBACAZZI, HA CONTATTATO LUCIO PRESTA PER OSPITARE BRIATORE (12,3% SU LA7) 2. PRESTA, MANAGER DI BENIGNI E BONOLIS, È IL GIANNI LETTA TV, IL “MISTER WOLF” CHE RISOLVE PROBLEMI, INTERMEDIARIO DI SANTORO NELLA SUA LABORIOSA TRATTATIVA DI USCITA DALLA RAI E UOMO DI FIDUCIA DI BRIATORE PER L’OPERAZIONE SKY, “THE APPRENTICE” 3. E QUANDO IL DUPLEX TRAVAGLIO/COSTAMAGNA HA INIZIATO A SBRANARE IL BULLONAIRE RIPESCANDO IL BRILLANTE CURRICULUM GIUDIZIARIO, A QUEL PUNTO È INTERVENUTO SANTORO: “POSSIAMO ANDARE AVANTI O DOBBIAMO FARE UN PROCESSO TUTTA LA SERA?”. E ANCORA: “SE UNO SI FA LA GALERA E POI ESCE NON C'È MOTIVO DI TOGLIERGLI IL SALUTO” 4. CHISSÀ CHE GODIMENTO PER TRAVAGLIO E COSTAMAGNA FARSI ZITTIRE DA SANTORO…

1. VIDEO
http://www.ilgiornale.it/video/cronache/briatore-e-maestrina-costamagna-856582.html

2. SERVIZIETTO PUBBLICO
Maurizio Caverzan per Il Giornale

A un certo punto Michele Santoro ha inclinato il capoccione e gli ha chiesto, con aria complice: «A lei Monti sta simpatico o antipatico?». E dopo un po': «Ma lì a Malindi... avrete parlato no... insomma, a lui Monti sta simpatico o antipatico?». Eravamo sul finire di Servizio pubblico, la tana del leone per uno come Flavio Briatore, anche se il logo della casa è «Cave canem».

Eppure proprio lì, l'altra sera, il grande pubblico (2 milioni 832mila persone, 12,30 per cento di share) ha registrato il nuovo ruolo di Mr Billionaire. Agente non segreto di Berlusconi. Per sapere che cosa bolle nella sua pentola si interpella lui. Che cosa pensa e soprattutto che cosa farà il Cav. Una lista propria, una benedizione ad Alfano, una sponsorizzazione di Renzi, un boicottaggio delle primarie pidielline. L'agente non segreto parla liberamente, e si presta a raccontare i soggiorni keniani tra relax, tisane e chiacchiere politiche. Poi ci mette del suo: il turismo industria della riscossa italiana, la riduzione da 900 a 250 parlamentari...

Nel giro di pochi giorni Santoro è il terzo a sondarlo dopo l'Huffington Post di Lucia Annunziata e Fabrizio Roncone del Corriere della Sera. Idealmente, dall'altra parte dell'arena c'era Maurizio Landini della Fiom, non esattamente un cagnolino di compagnia in vena di effusioni verso gli imprenditori in genere e del lusso nello specifico. Con lui, dialettica reciprocamente rispettosa. Staffe perse invece con l'economista Nunzia Penelope («Non mi rompa i maroni...»), petulante autrice di un libro sulla disuguaglianza tra ricchi e poveri cui era dedicata la serata. Alla fine della quale Mr Billionaire ha tagliato il traguardo dello sdoganamento.

Siamo alla terza o quarta vita del geometra nativo della provincia di Cuneo, manager Benetton, vincitore di mondiali di Formula Uno, titolare di uno dei marchi del lusso più noti, Boss stracult di The Apprentice. Gli altri leoncini di Servizio pubblico, Luisella Costamagna e Marco Travaglio, avrebbero voluto addentarlo Briatore, inchiodandolo al berlusconismo di bassa lega e ai suoi inizi opachi chiedendogli cos'ha da insegnare, con la sua fedina penale (storie di gioco d'azzardo), ai giovani manager di oggi.

«Un anno fa», ha ruggito Costamagna, «c'era Berlusconi a Palazzo Chigi, Emilio Fede al Tg4 e Briatore al Billionaire. Ora lei sta per vendere...». Dietro gli occhialini un po' califaneschi lui ha replicato alla «lezione della maestrina» sottolineando che ogni mattina si alza pensando che dà lavoro a milleduecento persone «che così possono pagare i mutui, gli affitti, mandare i figli a scuola. Lei che cosa fa, signora maestra?». «Fa giornalismo», l'ha soccorsa Travaglio, «in America se uno ha sbagliato gli tolgono il saluto». «Se fa del giornalismo dovrebbe sapere che nel 2010 sono stato completamente riabilitato...». «Ma le sentenze...».

A quel punto è intervenuto Santoro: «Possiamo andare avanti o dobbiamo fare un processo tutta la sera?». E ancora: «Se uno si fa la galera e poi esce non c'è motivo di togliergli il saluto». L'ultima mossa di Mr Billionaire è stata la decisione di voler aiutare con 500 euro mensili per un anno la famiglia di un malato di Sla colpita dai tagli del governo. «Io sono per il governo del fare», ha sottolineato. E Santoro ha mandato tutti a cuccia.

2. LA LEGGENDA DEL SANTO BRIATORE
di Marco Travaglio per Il Fatto


Briatore, visto da vicino nello studio di Servizio Pubblico, è veramente adorabile. Ha un processo per un'evasione fiscale da 5 milioni e tuona contro il "fisco Dracula che succhia soldi ma non restituisce nulla" (li succhia agli altri, ovviamente). Porta occhiali da sole azzurrini, un doppiopetto modello Chicago anni 30, un paio di babbucce bicolori davvero notevoli e, mentre è lì, in studio, traffica sull'iPad per twittare con i prestigiosi Paola Perego e Red Ronnie: "Manichino della Coin pontifica" e "robe da matti".

La Costamagna riepiloga il suo curriculum giudiziario e lui la chiama "maestrina" e la accusa di "dare lezioni", ignaro dell'esistenza di un oggetto per lui misterioso: il giornalismo. A chiunque obietti qualcosa, risponde che lui ha vinto 7 mondiali di Formula1 (poi naturalmente ne uscì per un caso di frode sportiva) e gli altri no: come quel suo amico che, al professor Spaventa candidato nel suo collegio a Milano, obiettò: "Prima provi a vincere un paio di coppe dei campioni".

Un'analista seria come la Penelope tenta di spiegargli, dati alla mano, che le tasse sono alte perché metà dei contribuenti non le pagano, ma lui la liquida con un elegante "non rompere i maroni, sei qui per vendere il tuo libro, i tuoi numeri ce li giochiamo al lotto". In effetti lui coi numeri ha qualche difficoltà, fin da quando agguantò con una certa fatica (lo chiamavano "tribùla") il diploma di ragioniere in quel di Verzuolo (Cuneo).

E la Costituzione è stata scritta "nel 1945, in quegli anni lì no?", dunque è superata. Non conosce nemmeno la sua età, visto che spaccia per errori di gioventù ("avevo vent'anni") i due mandati di cattura per associazione a delinquere finalizzata alla truffa cui si sottrasse agilmente dandosi alla latitanza ai Caraibi e poi in Brasile. Era il 1984 e lui, essendo nato nel 1950, aveva 34 anni.

Fu poi condannato a 4 anni e mezzo e salvato dall'amnistia. Lui liquida il tutto con la soave espressione "ho avuto un problema". Gli chiedono: quale? Risponde: "Gioco d'azzardo". Naturalmente nessuno si becca due arresti e 4 anni e mezzo per qualche partitella a carte. Se invece organizza, con una banda di bari, partite truccate di poker e chemin per spennare decine di polli e intascare centinaia di milioni, grazie anche a rapporti con il boss Tony Genovese, non è gioco: è truffa.

E il truffatore, in un altro paese, resta marchiato a vita da una diffusa quanto comprensibile diffidenza: non perché chi sbaglia non possa rialzarsi, ma perché la gente ha buona memoria, specie nel mondo degli affari. In Italia invece ha tutte le porte spalancate, grazie a una vasta platea di polli sempre pronti a farsi spennare. Grandioso, nella sua eleganza, il gesto di fare la carità alla figlia del malato di Sla: "I 500 euro al mese per un anno glieli do io".

Manca poco che il filantropo cuneese li tiri fuori di tasca a favore di telecamera, arrotolati. Forse confonde l'elemosina con Lele Mora. Intanto chiama Landini "Maurizio", come un compare di bisbocce al Twiga o al Billionaire. L'impressione, vedendolo all'opera, è che sia addirittura in buona fede: cioè che creda davvero a quel che dice. Anche quando sostiene che la politica non gli interessa.

Ma chi dice in pubblico che B. è il numero uno, "un brand", se non ha combinato nulla è "colpa della burocrazia" e dei "1200 parlamentari" (che sono 945), mentre in privato confida alla Santanchè "è malato, ha ragione Veronica, uno normale non fa ‘ste robe qui (le cene eleganti, ndr), al suo posto non dormirei la notte, ma non per le troie: per la situazione che c'è in Italia", è già un politico fatto e finito. Lui non imita Berlusconi: lui è Berlusconi, o almeno crede di esserlo. Noi, però, fra il Cavaliere di Hardcore e gli aspiranti eredi, compreso il Ragioniere di Verzuolo, continuiamo a preferire l'originale. I polli che ha spennato lui, gli altri se li sognano.

 

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