I TALK? TUTTO FOLK – CI VOLEVANO UNA PANDEMIA E UNA GUERRA PER CAPIRE CHE NEI TALK NON SI FA INFORMAZIONE, MA SOLO CACIARA. SE N’È ACCORTO PURE L’AD RAI CHE HA MENATO SUL FORMAT: “L'IDEA DI GIORNALISTI, SCIENZIATI, INTELLETTUALI CHIAMATI A IMPROVVISARE SU QUALSIASI TEMA NON CREDO POSSA FARE UN BUON SERVIZIO PUBBLICO. C’È STATO UN ABUSO DEI TALK ADATTI ALL'INTRATTENIMENTO, MA NON ALL'APPROFONDIMENTO GIORNALISTICO” – E OPINIONISTI ED ESPERTI FUGGONO DAI PROGRAMMI PER NON ESSERE BOLLATI COME FILO-RUSSI...
1 - ADDIO AI DIBATTITI IN TV GLI ESPERTI DISERTANO I TALK SHOW COI FILORUSSI
Paolo Giordano per “il Giornale”
Contrordine compagni. Dopo oltre due anni di rincorsa al talk show di virologi e sedicenti tali, ora tocca agli opinionisti «bellici» iniziare a fare distinguo, a mettere i puntini sulle i, a prendere le distanze. È una tendenza che è appena iniziata e, garantito, diventerà virale.
L'altra sera Nona Mikelidze, Nathalie Tocci e Andrea Gilli hanno declinato l'invito di Giovanni Floris a DiMartedì su La7 perché «il problema è Nadana Fridrikson, "giornalista" della tv del ministero della Difesa russo», come ha spiegato il professore del Defence College, l'università della Nato.
Tra l'altro, durante la puntata la giornalista russa è inciampata nell'umorismo involontario lamentando di essere vittima di censura: «Se non mi permette di rispondere, la considero censura». Risate in studio.
In ogni caso, è scoppiata un'altra guerra: quella dell'opinionista. Per capirci, meglio stare alla larga dai programmi nei quali ci sono voci troppo chiaramente (o troppo faziosamente) vicine a posizioni russe. Qualcuno parla pro Putin? Allora non vengo.
Una polemica che discende (anche) dall'intervista a Lavrov a Zona Bianca su Rete4 e che è senza dubbio condizionata anche dal comprensibile timore di diventare parte/vittima/complice di fake news oppure di notizie subdolamente distorte.
Non a caso ieri il Copasir presieduto da Adolfo Urso ha deciso di «svolgere un approfondimento sull'ingerenza straniera e sull'attività di disinformazione (...) con particolare riferimento al conflitto tra Russia e Ucraina». Insomma, si è capito subito che quello di DiMartedì non sarebbe rimasto un caso isolato.
E difatti, proprio ieri pomeriggio la brava Marta Ottaviani, autrice di Brigate Russe, ha diffuso il proprio scambio di messaggi con la redazione di Otto e mezzo, sempre su La7. All'invito a partecipare al programma di Lilli Gruber, ha risposto di no perché «non credo che la guerra contro l'Ucraina sia da voi stata trattata in modo corretto e imparziale». E tanti saluti. Una presa di posizione tranchant ma chiarissima che lei ha confermato nel tardo pomeriggio a Zapping su Radio1 e diventerà un precedente inevitabile per chi parteciperà ai talk show. Ma non solo.
Intanto, durante l'audizione in Vigilanza l'ad Rai, Carlo Fuortes, ha dichiarato che l'azienda sta «ragionando sulle policy, penso che l'ospite che partecipa non debba ricever e che il format talk show non sia l'ideale: chiamare giornalisti, operatori, intellettuali, scienziati a improvvisare su qualsiasi tema non può essere un buon servizio pubblico».
E lo ha dimostrato pure il siparietto quasi fisico al Maurizio Costanzo Show tra Vittorio Sgarbi e Giampiero Mughini che, dopo una riflessione di Al Bano su Putin, hanno alzato i toni arrivando quasi a scontarsi. «Sono allibito» ha poi detto Sgarbi. «Tra noi due s' è solo trattato di diverse sfumature di pensiero e di parola, e semmai di tono della voce» ha poi replicato Mughini su Dagospia. In ogni caso la puntata è andata in onda ieri sera in versione completa, diventando l'ultimo caso in ordine di tempo di confronti accesi in materia di Russia e Ucraina.
ALESSANDRO ORSINI ANDREA SCANZI - CARTABIANCA
2 - FUORTES SUI TALK SHOW: «NON ADATTI AGLI APPROFONDIMENTI»
Antonella Baccaro per il “Corriere della Sera”
«Penso che il format talk show per l'approfondimento giornalistico in un'azienda che fa servizio pubblico non sia il format ideale. Negli ultimi decenni c'è stato un abuso di questa forma, che invece è molto adatta all'intrattenimento ma su temi leggeri, non su temi importanti come quelli politici o culturali». L'amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes, in audizione ieri sera in commissione parlamentare di Vigilanza, fa calare la mannaia sui dibattiti tra ospiti eterogenei sui temi dell'informazione.
«L'idea di giornalisti, operatori, scienziati, intellettuali chiamati a improvvisare su qualsiasi tema non credo che possa fare un buon servizio pubblico. È l'opposto di quello che la Rai ha fatto per lungo tempo» ha proseguito Fuortes, citando gli esempi virtuosi di Sergio Zavoli e Enzo Biagi. Per Fuortes anche il tema dello share va circoscritto: non può essere «l'unico criterio di valutazione di un programma» ha detto, riferendosi al fatto che molti talk ospitano le polemiche per fare più ascolti.
ALESSANDRO ORSINI A CARTABIANCA
Quelle di Fuortes sul destino dei talk show non sembrano essere solo parole: l'ad ha promesso che la «discontinuità» rispetto al passato sarà presente già nei prossimi palinsesti. Quanto al problema della remunerazione degli ospiti in tv, Fuortes si è limitato a dire che, personalmente, ritiene che non dovrebbe essere prevista. Del tema si sta occupando l'ad insieme con il consiglio di amministrazione e il direttore degli Approfondimenti, Mario Orfeo.
In Vigilanza è stato anche sollevato il tema della polemica sulla presenza del direttore del Tg2 , Gennaro Sangiuliano, alla Conferenza programmatica di Fratelli d'Italia. Sul punto Fuortes ha chiarito che il direttore aveva chiesto l'autorizzazione per una moderazione, non per un intervento. La questione, ha concluso l'ad, sarà approfondita dalla Direzione Risorse Umane.
All'inizio dell'audizione il presidente della Vigilanza Alberto Barachini ha richiamato l'iniziativa del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) di svolgere «un approfondimento sulla ingerenza straniera e sulla attività di disinformazione, anche al fine di preservare la libertà e l'autonomia editoriale e informativa da qualsiasi forma di condizionamento, con particolare riferimento al conflitto tra Russia e Ucraina».
NADANA FRIDRIKSSON OSPITE DI LILLI GRUBER
«L'iniziativa del Copasir - ha detto Barachini - conferma la mia personale convinzione che sia necessaria una policy sugli ospiti della tv pubblica oggetto di una proposta di risoluzione in corso di esame». Fuortes ha annunciato l'accordo con i sindacati sull'informazione notturna dei Tgr che passerà sul web e per la quale sono previste nuove assunzioni. E c'è intesa anche sul lavoro agile e i profili professionali degli inviati.
CARLO FUORTESorsini Nadana Fridrikhson giornalista russa CARLO FUORTESNADANA FRIDRIKHSON A CARTABIANCA