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IL CINEMA DEI GIUSTI - '45 ANNI' È UN FILM FOLGORANTE E SOLIDO, CON DUE MONUMENTI TOM COURTENAY E CHARLOTTE RAMPLING, CHE VIVONO UN PSYCO-THRILLER ALLA VIGILIA DEI 45 ANNI DI MATRIMONIO, QUANDO VIENE RITROVATO IL CADAVERE DI UN VECCHIO AMORE DI LUI

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Marco Giusti per Dagospia

 

45 anni di Andrew Haigh

 

Siete una vecchia e felice coppia? Da quanti anni siete sposati? E quanti fantasmi di vecchi amori precedenti vi girano ancora per casa? Meglio non saperlo. Perché come apri il cassettone dei ricordi delle vecchie fiamme rischi l’incendio. Si sa. Anche se siamo nel freddo Norfolk, e abbiamo di fronte una coppia civile che ascolta i vecchi dischi dei Moody Blues e dei Turtle.

 

In questo folgorante e solido 45 anni, diretto e cosceneggiato da Andrew Heigh, regista di un già notevole Weekend, tratto da un racconto breve di David Constantine, una vecchia coppia senza figli, Geoff e Kate, interpretati da due monumenti come Tom Courtenay e Charlotte Rampling, giustamente premiati come migliori attori a Berlino, si apprestano a celebrare la festa dei loro felici 45 anni di matrimonio.

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Quando arriva una lettera per Geoff che lo informa che è stata ritrovata intatto in un ghiacciaio delle Alpi Svizzere la sua vecchia fidanzata scomparsa qualcosa come 50 anni prima, Katya. Anzi, “la mia Katya”, come la chiama da subito Geoff. E subita la materializza come era allora. Anche perché lei, nel ghiacciaio, è rimasta uguale a come era nel 1962, mentre lui è diventato “questa cosa qui”. Un vecchio malato.

 

Da subito Kate capisce il turbamento di Geoff e la sua incapacità a nascondere i suoi sentimenti più profondi. Può accettare che avesse una storia precedente, ma forse non può accettare che per tutti questi anni lui abbia pensato a un’altra donna, che la sua Katya sia così presente nella loro vita. Parte così una specie di thriller psicologico raccontato interamente dalla parte di Kate, perché è lei che conduce l’indagine e cerca di capire cosa abbia provato per tanti anni e cosa stia ancora provando suo marito.

 

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A questo punto sempre di più un estraneo. Che, forse, l’ha sposata perché l’altra era morta. Arriverà anche a dirglielo. “Ma tu l’avresti sposata?”. Mai fare queste domande. Anche se vivi in una casetta in mezza alla neve nel Norfolk e non sei in una casa dei quartieri e in una piece di Eduardo De Filippo. Da ogni minino spostamento delle labbra e degli occhi di Charlotte Rampling capiamo cosa stia provando lei e noi con lei.

 

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Il regista e il suo direttore della fotografia, Lol Crawley, seguono col vecchio 35 mm, il suo volto con una precisione da entomologi. E lei riesce a farci vivere il dramma che sta vivendo scatenato solo da una lettera. Non si vince mai quando si gioca coi fantasmi. Come ha scritto Mark Kermode su “The Guardian”, siamo di fronte a un “sottile esame della persistenza del passato e della fragile (in)stabilità del presente”.

 

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Attenti, perché non è un film né liberatorio né assolutorio, è piuttosto un giallo molto preciso sul rapporto fra due individui che vivono assieme, come tante coppie, da tanti anni, pensando di amarsi e che, forse, non riusciranno mai a capirsi fino in fondo. E, quando lo hai capito, cosa farai? In sala dal 29 ottobre.

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