IL CINEMA DEI GIUSTI - IL BECCHINO BRIGNANO CI PROVA. MA NON RIESCE

Marco Giusti per Dagospia

Allegria! C'è ancora qualcuno che crede che in Italia si possa fare una commedia di humour noir con le casse da morto, i becchini, i vecchietti che schiattano. Il tutto, poi, ambientato nel profondo sud nel magico mondo dell'Apulia Film Commission. No. Non è così. Il nostro pubblico odia le pompe funebri, le casse da morto, i becchini e perfino i gatti neri. Ci dispiace per Enrico Brignano, che si sforza in tutti i modi di farci ridere o sorridere da professionista qual è.

Ma questo "Ci vediamo domani", opera prima di Andrea Zaccariello, regista di corti e, soprattutto, di pubblicità (tutta la serie Condorelli con Leo Gullotta, Parmacotto con Christian de Sica, Acqua Santa Croce con Pippo Baudo), che lo ha scritto assieme a un Paolo Rossi solo omonimo dell'attore, ruota attorno a una commedia nera, che condisce ogni tanto con monologhi di Brignano quasi da repertorio o a aperture verso un cinema serio e drammatico più autoriale, senza arrivare, alla fine, in un luogo preciso. Così ci perdiamo, noi e il nostro protagonista, in un mondo da commedia che non ha più dei riferimenti precisi.

La storia vede un romano disgraziato, Marcello Santilli, in difficoltà economiche e sentimentali. Lascia la moglie un po' infedele, Francesca Inaudi che si limita a un paio di pose, una nonna simpatica e una figlioletta, per aprire un'impresa di pompe funebri, sì, proprio così, in un paesino pugliese abitato solo da vecchi fra gli ottanta e i cento anni. Qualcuno morirà, no?

E, invece, non muore nessuno. I vecchietti stanno benissimo. A cominciare dal suo padrone di casa, il Burt Young che abbiamo amato nei film di "Rocky", qui particolarmente svogliato, che si limita a aprire ogni tanto la bocca e dare modo a Omero Antonutti, il suo doppiatore italiano, di raccontare tristi storie di un passato di un personaggio che non è mai credibile. La distanza tra Burt Young e il suo doppiatore, come se fossero due film diversi, è anche quella che troviamo tra il tentativo di fare una commedia e unirla a questa storia di casse da morto. Brignano non solo ci dorme nelle bare, ci fa pure l'amore, come vediamo nell'unica scena di sesso del film.

Alla fine, allora, avremmo preferito un film più radicale sulla commedia nera, un po' come quelli di Pippo Mezzapesa su "Pinuccio Lovero", vero guardiano di cimiteri pugliese. Così rimane sempre a metà tra mondi che non riescono quasi a incontrarsi e il più incastrato nella situazione è proprio Brignano, che non sa come muoversi, costretto a recitare con vecchietti non attori o con attori veri, come Ricky Tognazzi nei panni di un bancario figlio di mignotta, o con attori che sembrano ologrammi, come Burt Young.

Quando alla fine del film appare il bel volto di Anna Orso, attrice di centinaia di film e pubblicità italiane da poco scomparsa e qui alla sua ultima fatica, e a lei il film è dedicato, è come se in questa commedia sulla morte/non morte arrivasse improvvisamente qualcosa di vero e di troppo forte per essere raccontato. E' lei la morte immortale che il film ha cercato di inutilmente di descrivere. In sala dall'11 aprile.

 

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