IL CINEMA DEI GIUSTI - “TUTTI CONTRO TUTTI”, INTERPRETATO E DIRETTO DA ROLANDO RAVELLO, USCENDO OGGI, DOVEVA ESSERE LA PRIMA COMMEDIA DI SINISTRA DI UN’ITALIA DEBERLUSCONIZZATA (CIAO CORE) - UNA FAMIGLIA VA ALLA COMUNIONE DEL PUPO E AL RITORNO SI TROVA LA CASA OCCUPATA DA ALTRI DISPERATI - È UN NUOVO TIPO DI FILM POPOLARE E PAROLACCIARO, DALLA PENNA DI MAX BRUNO. MA UN PO’ RICORDA BOMBOLO E PIPPO FRANCO, NONOSTANTE LA MANO DI PROCACCI…

Marco Giusti per Dagospia

Parliamo di cinema, va, che è meglio. Una famigliola romana, che vive in una casa abusiva, esce dal proprio appartamento per la prima comunione del ragazzino. Quando tornano per festeggiare trovano la casa occupata da altri disperati che non se ne vogliono andare. Questa storia vi ricorda qualcosa, vero? Al di là delle metafore politiche, ma anche il titolo quanto a metafore non scherza, "Tutti contro tutti", interpretato e diretto da Rolando Ravello alla sua opera prima, uscendo il 28 febbraio, avrebbe dovuto essere la prima commedia di sinistra di un'Italia deberlusconizzata e di una Roma zingarelliana.

C'è pure una simpatica battuta che all'anteprima per critici faceva molto ridere: "Silvio? Bel nome da stronzo". Ovvio che ora ci farà ridere meno, perché non è andata proprio come speravamo. Ma l'idea di un nuovo tipo di commedia di sinistra romana, popolare e parolacciara, spinta soprattutto dalla penna di Max Bruno, che già ci ha dato "Nessuno mi può giudicare" e "Viva l'Italia", e che ha scritto col regista soggetto e sceneggiatura di questo film e, soprattutto, il testo del monologo da cui il film è tratto, dove lo stesso Ravello interpretava tutti i personaggi coinvolti, rimane una bella novità per il nostro cinema, anche per quello, come si diceva una volta, impegnato.

E trovare Domenico Procacci di Fandango, assieme alla Warner Bros Italia, coinvolti in un'operazione di commedia realistica popolare modellata sulle corde di Max Bruno, è un po' una novità. Anche perché, in fondo, questo tipo di commedia romana coatta, tappati le orecchie Procacci, è molto simile, per temi, modelli recitativi e ricerca continua di gag, a quella di Pippo Franco e Bombolo diretti da Pingitore negli anni '70. Titoli come "L'imbranato", "Il casinista", ovviamente "Sfrattato cerca casa equo canone", sfruttavano la cronaca romana del tempo per raccontare storie di sfiga cittadina ben volgibili in chiave comica.

Quanto a parolacce, poi, in "Tutti a casa" ci si lancia in un bel ritorno di "attaccati al cornicione der cazzo", "porcoddue", "pipparolo", che segnalano il trionfo di un vecchio attore di teatro per noi ignoto, Stefano Altieri, da trent'anni in compagnia con Attilio Corsini, pochissimo visto al cinema ("Vado a vivere da solo", "Il generale dorme in piedi"), che, nel ruolo del nonno della famigliola sfrattata, ruba la scena a tutti con una serie di battute coatte di serie A. Se questo un po' stona all'interno del cinema prodotto da Fandango, da un'altro lato almeno inietta un po' d'energia comicarola in situazioni che altrimenti rimarrebbero concentrate nel mix di realismo sfigato classic Fandango e nel tono snobino di un cinema un po' pariolo.

Meglio attaccarsi allora al cornicione der cazzo e cercare di trasformare le storie sfigate in realismo comico alla Max Bruno. Il non bellissimo Ravello e la bellissima Kasia Smutniak sono i padroni di casa che si ritrovano a vivere nel pianerottolo per cercare di convincere i terribili invasori pugliesi, cioè un Paolo Sassanelli dai gusti sessuali un po' deviati, a liberare la loro casa. Marco Giallini, nel solito magistrale numero di romano indolente e molto figlio di mignotta, è un cognato non così limpido che prima li ospita nella sua casetta di 40 metri quadrati assieme alla moglie, Lidia Vitale, poi li spinge a occupare il pianerottolo.

Bravissimi tutti i caratteristi romani e non coinvolti da Ravello a far da coro nella tragedia zavattiniana. Dal notevole Antonio Gerardi come boss napoletano del quartiere che controlla gli affitti al vicino arabo Hedy Krissane, da Lorenza Indovina come maestrina buona a Ivano De Matteo come confusissimo attivista pronto a occupar case, dallo stesso Max Bruno come pigro ispettore di polizia al trio di perdigiorno che si bombano di canne, Lele Vannoli, Giorgio Caputo e Riccardo De Filippis. Il faccione romano del nonno di Altieri domina la parte comica a metà tra Bombolo e Riccardo Billi.

Su tutta l'operazione rimane il dubbio di una commedia alla ricerca di una propria identità che è più facile trovare a teatro che al cinema, ma l'idea di realismo comico popolare di Max Bruno è qui più controllato che in "Viva l'Italia", forse perché la storia è più circoscritta e Paolo Carnera, esattamente come in "Il principe abusivo" di Alessandro Siani, riesce a stendere un'immagine che spesso supplisce alle carenze dei registi più o meno abusivi o alle prime armi. Musica di Alessandro Mannarino. In sala dal 28 febbraio con 250 copie.

 

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