metro exodus

DAGO GAMES BY FEDERICO ERCOLE - “METRO EXODUS”, MALGRADO SCONFINI NEI REAMI DELLA FANTA-POLITICA E DEL MELODRAMMA, È UN VIDEOGAME HORROR POICHÈ SA SPAVENTARE, SCATENARE BRIVIDI E RIBREZZO - E’ AMBIENTATO NELLA MOSCA POST-ATOMICA IMMAGINATA DALLO SCRITTORE DMITRI GLUCHOVSKIJ DOVE ESISTENZE SPOSSATE CHE SI MUOVONO DENTRO I CUNICOLI DELLA METROPOLITANA… - VIDEO

 

Federico Ercole per Dagospia

 

metro exodus

C’è ancora vita nella Mosca post-atomica immaginata dallo scrittore Dmitri Gluchovskij, esistenze spossate che si muovono dentro i cunicoli della metropolitana, degradate dalla miseria e dalle radiazioni, oltre che da politiche fasciste, nazionaliste e staliniste che continuano ad affliggere un’umanità militarizzata che niente ha appreso dall’olocausto se non i sotterfugi per sopravvivere e portare avanti in un’evoluzione deviante e nel contempo stagnante, i peggiori istinti della specie.

 

Ci sono delle eccezioni tuttavia, c’è chi continua a sperare, immune alle tentazioni di un pedissequo restauro del passato, consapevole che dalle ceneri di un mondo distrutto possa sorgere un pensiero novello, umanista e rinnovatore.  Ecco quindi il sognatore Artyom, protagonista della saga letterararia di Dmitri Gluchovskij e dei videogiochi a questa ispirati, giunti al terzo episodio con Exodus, opera per Playstation 4, Xbox One e PC che varia le premesse ludiche dei suoi predecessori pur conservando quello “spirito russo” in maniera innegabile ma indefinibile come la presenza di uno spettro in una fittizia casa dei fantasmi.

metro exodus

 

Lo stesso “geist” che possiamo intuire quando passiamo nei pressi di un conservatorio dove si esegue una composizione di Shostakovich, Musorgsky o Borodin. Percepiamo la “russicità” di Metro osservando la vita numerica dei personaggi del videogioco mettere in atto frammenti di vita in micro-rappresentazioni dall’andamento teatrale, melodrammi malinconici e di una glaciale tristezza che rivelano tuttavia forza e compassione, stanchezza e vigore, struggimenti interiori e indomita volontà di essere.

 

Metro Exodus questa volta ci allontana da Mosca, dai suoi sotterranei e dalla sua letale superficie di ruderi ghiacciati, ci fa compiere un lungo viaggio, di nuovo sotto l’ombra di grevi menzogne per mantenere in vita un sistema che sebbene si sia auto-distrutto permane più bestiale delle mostruose mutazioni e più pericoloso delle radiazioni.

metro exodus

 

OLTRE LA METROPOLI(TANA)

Il mondo non è morto scopre Artyom al’inizio del gioco, c’è ancora vita umana oltre le rovine di Mosca, obbligata all’isolamento per essere protetta da una fantomatica forza di occupazione, la guerra non è ancora finita gli dicono. A bordo di un treno, insieme a un variegato gruppo di sopravvissuti, viaggiamo verso gli Urali, dove dovrebbe esserci una grande base sotterranea a resistere contro gli invasori.

 

Questa paranoica premessa è affascinante, seppure da subito se ne intuisca la possibile mendacità, perchè favorisce quella dimensione claustrofobica opprimente, per la quale si sono distinti i precedenti episodi, anche in panorami di ampio respiro, ambienti esterni di relativa vastità che possiamo esplorare più o meno liberamente, nello stile di un open-world più sintetico, essenziale.

 

metro exodus

Sotto un cielo quasi azzurro, tra nevi, fiumi, acquitrini e monti desertificati siamo schiacciati dalla gravità di una società militarizzata che tende a negarci una qualsivoglia speranza, ci muove verso un pessimismo universale, ci deprime. Ci sono sempre segmenti di gioco in luoghi angusti e oscuri più esplicitamete claustrofobici, ma il gioco si svolge quasi tutto all’aperto in un mondo realizzato con un efficace fotorealismo.

 

Sarebbe bello fermarsi ad osservare, liberi, questi luoghi dove la vita, lentamente, tenta di risorgere. Ma non ci riusciamo, sempre sospinti dalla necessità, la stessa che tuttavia rende Metro Exodus così “divertente” e ansiogeno da esperire. Le dinamiche ludiche del “survival horror” risultano amplificate, virando ogni escursione in una lotta per la sopravvivenza durante la quale scarseggiano le risorse, si esauriscono i proiettili, siamo azzannati da branchi di ratti, cani, gamberi e pesci-gatto mutanti. Ma soprattutto da altri uomini, più mostruosi e violenti di ogni altra abominazione animale. Banditi, fanatici religiosi anti-tecnologia, soldati impietosi avvezzi alla pulizia etnica.

 

metro exodus

Ci muoviamo in prima persona, ammirando un’alba fiammeggiante sulla liquida superficie algida del Volga, quando ecco che dall’alto cala una bestia volante, oppure percepiamo troppo vicine le voci di gruppi armati e invasati. Un approccio diretto non funziona mai, bisogna nascondersi, agire dissimulandosi con l’ambiente, uccidere alle spalle, fuggire e sparare a volontà solo quando siamo certi di avere una scorta notevole di munizioni e ordigni.

 

L’intreccio principale di questo esodo tranviario è arricchito da tante novelle, alcune più suggestive di altre ma sempre gradevoli ed esemplari, sebbene la loro messa in scena le tramuti talvolta in piccole recite minimali troppo artificiali; ma non succede sempre e se ci fermiamo ad ascoltare i personaggi, a guardarli mentre mettono in atto la loro pantomima numerica, se ne può trarre una soddisfazione che non è così dissimile da quella derivante dalla lettura o dall’essere spettatori di un dramma diretto da un regista con velleità neo-realistiche, momenti che inoltre arrecano sollievo alla tensione perpetua dell’esperienza e alle difficoltà dell’esplorazione.

 

LA PAURA

metro exodus

Metro Exodus, malgrado sconfini nei reami della fanta-politica e del melodramma, è sopratutto un videogame horror e in questo risiede il suo maggiore valore ludico, poichè sa spaventare, scatenare brividi e ribrezzo. La soggettiva attraverso la quale vediamo con gli occhi di Artyom acuisce un sentimento continuo di ostilità, sebbene risulti meno efficace nei momenti più dinamici restituendo invece durante le sparatorie la validità balistica dei migliori “sparatutto”.

 

Si ha l’impressione inoltre, quando viaggiamo sul treno verso la remota, misteriosa meta che ci attende, di vivere un western capovolto, una russa avventura nella frontiera di un nuovo mondo che ci delizia e atterrisce con la sua scoperta, dove invece che mandrie di bufali vagano topi ambormi e il sole ci illude di tramontare ad oriente invece che ad occidente.

 

metro exodus

Da vivere con lentezza -anche sotto il pungolo dell’urgenza impostaci da un mondo severo che ci piega e ci spezza senza requie- per cercare la rara bellezza celata nella rovina e, trovatala, fosse essa solo un barlume di luce che riflette  sull’acqua quieta o un orsacchiotto di peluche recuperato nel nido di un mostro volante, bearsi d’improvviso speranzosi e felici, più di quando troviamo una cassa con preziose risorse e nuove armi letali.  Metro Exodus è un gioco luttuoso anche nella sua forma avventurosa, l’incubo probabile della fine dell’umanità, un grave epitaffio che non ci nega l’effimero, struggente sogno di un nuovo inizio.  

Ultimi Dagoreport

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO… 

picierno bonaccini nardella decaro gori zingaretti pina stefano dario antonio giorgio nicola elly schlein

DAGOREPORT - A CONVINCERE GLI EUROPARLAMENTARI PD A NON VOTARE IN MASSA A FAVORE DEL PIANO “REARM EUROPE”, METTENDO COSI' IN MINORANZA ELLY SCHLEIN (E COSTRINGERLA ALLE DIMISSIONI) È STATO UN CALCOLO POLITICO: IL 25 MAGGIO SI VOTA IN CINQUE REGIONI CHIAVE (CAMPANIA, MARCHE, PUGLIA, TOSCANA E VENETO) E RIBALTARE IL PARTITO ORA SAREBBE STATO L'ENNESIMO SUICIDIO DEM – LA RESA DEI CONTI TRA “BELLICISTI” E “PACIFINTI”, TRA I SINISTR-ELLY E I RIFORMISTI, È SOLO RINVIATA (D'ALTRONDE CON QUESTA SEGRETERIA, IL PD E' IRRILEVANTE, DESTINATO A RESTARE ALL'OPPOSIZIONE PER MOLTI ANNI)