marianne faithfull

ALL'INFERNO E RITORNO: "L'ANGELO DALLE GRANDI TETTE" MARIANNE FAITHFULL FA 70 ANNI! DAI ROLLING STONES A “IRINA PALM”, DAI GIOCHI EROTICI CON MICK JAGGER (IL MARS NELLA VAGINA RESTA INARRIVABILE) ALL’ABISSO DELL’EROINA FINO AL RISCATTO NEL CINEMA - “CON LA VOCE PUOI ANCHE FARE I FUOCHI D’ARTIFICIO, MA A CHE SERVE SE NON RIESCI A COMUNICARE EMOZIONI?”

 

gered mankovitz marianne faithfull gered mankovitz marianne faithfull

Andrea Silenzi per repubblica.it

 

“Ho visto un angelo con delle grandi tette e le ho fatto firmare un contratto”. Marianne Faithfull arrivò nel mondo della musica a metà degli anni 60, appena diciassettenne. Fu notata a un party da Andrew Loog Oldham, manager dei Rolling Stones, che con un tipico pragmatismo maschilista intravide in lei un magnifico oggetto ornamentale per la sua band. E Marianne, oggi settantenne, è dovuta scendere più volte all’inferno per sfuggire a quella mortificante gabbia.

 

Marianne aveva respirato l’arte in famiglia. Sua madre era la baronessa Eva Erisso, austriaca, discendente dei von Sacher-Masoch che nella Germania degli anni Trenta era stata ballerina alla corte di Bertold Brecht e Kurt Weill. Suo padre, Robert Glynn Faithfull, era un maggiore dell’esercito inglese. La chiamata di Oldham la gettò nella giostra della swingin’London.

 

MICK JAGGER E LEX FIDANZATA MARIANNE FAITHFULL ALLUSCITA DA UN PROCESSO PER DROGA A LONDRA MICK JAGGER E LEX FIDANZATA MARIANNE FAITHFULL ALLUSCITA DA UN PROCESSO PER DROGA A LONDRA

“Volevo tutto”, ha confessato qualche anno fa. Il cinico manager mise sotto pressione Jagger e Richards per avere una canzone adatta a lei: chiuse il duo nella cucina dello squallido appartamento in cui vivevano, e il risultato fu As tears go by. Era perfetta per quella ragazza di grande bellezza e per la sua voce malinconica e verginale. “Volevo fare la musicista, l’attrice, l’interprete di musica classica e leggera”, ha raccontato qualche anno sottolineando la determinazione con cui si è gettata nel vortice di quegli anni.

 

Marianne Faithfull
Marianne Faithfull

 

Il suo ingresso nel mondo del rock fu anche il primo passo verso l’inferno. Quando  fece il suo ingresso era già sposata copn John Dunbar e aveva già un figlio, Nicholas. Il suo stile di vita le costò l’affidamento del piccolo e la spinse al primo tentativo di suicidio. Ebbe relazioni con Keith Richards, Brian Jones e Mick Jagger: “Ma alla fine scelsi Mick”. Sesso e droga divennero uno standard, regalandole una pessima reputazione.

 

Durante una perquisizione a casa di Keith Richards i poliziotti la trovarono sotto un tappeto di pelliccia nel tentativo di non farsi fotografare nuda (era la stessa sera del celebre episodio della barretta di cioccolata). “Quella nottata mi distrusse”, ha confessato a Repubblica qualche anno fa, “un rocker che si droga è cool, una ragazza è solo una poco di buono”.

 

Anche la Faithfull provo a suicidarsi Anche la Faithfull provo a suicidarsi

Ma non bastò quell’imbarazzo per tornare indietro. Dopo qualche incursione nel cinema, un secondo tentativo di suicidio (stavolta a causa di Mick Jagger) e un interesse un po’altalenante per la musica, la Faithfull scoprì Il pasto nudo di Borroughs. Alla fine degli anni 60 decise che la sua missione era diventare una eroinomane. “Per me – ha rivelato nella sua autobiografia Faithfull – essere una tossicodipendente significava vivere una vita onorevole. Era l’anonimato totale, che io non avevo sperimentato da quando avevo 17 anni. Essendo una tossica di strada qualunque, finalmente lo raggiunsi”.

 

Una conquista, per così dire, raggiunta a costi molti alti. “Mi facevo anche 24 volte al giorno”, ha raccontato spiegando di non aver ascoltato nessuno dei pochi amici che le erano rimasti. Passava gran parte delle giornate seduta su un muro bombardato a Soho, nel cuore di Londra, in attesa degli spacciatori. Oppure andava a cercare Eric Clapton, che viveva il suo stesso problema. Lo scintillio degli anni Sessanta, gli incontri con Bob Dylan e Allen Ginsberg, le amicizie con George Harrison e Pattie Boyd e con Mario Schifano, i viaggi in Italia con Anita Pallemberg, erano ormai annegati dentro i cucchiai ossidati e le siringhe sporche. 

marianne faithfull BY GERED MANKOVITZ marianne faithfull BY GERED MANKOVITZ

 

Per qualche anno visse nel buio, tra storie d’amore infelici e problemi economici. Quando finalmente iniziò a risalire, dopo la metà degli anni Settanta, cominciò a scrivere canzoni piene di blues, di richiami al cabaret weimariano e di decadente tristezza. Niente a che vedere con l’immagine dei suoi primi anni: “Nei miei primi anni passavo molto tempo seduta da qualche parte impegnata a essere bella – ha raccontato – quello era il gioco. E io l’ho giocato a lungo”.

 

Quando nel 1979 uscì l’album Broken english non era rimasto più niente della ragazzina degli esordi. La sua voce era diventata scura e profonda, corrosiva, risultato di anni di eccessi. La musica era quanto di più attuale potesse offrire il panorama postpunk inglese di quel periodo. Era come se i pericoli corsi avessero modificato le sue corde vocali, trasformando una soave principessa in una strega punk sboccata e tremendamente sincera. “Fu l’occasione per mostrare al mondo chi ero davvero. Volevo incidere un disco drammatico, che arrivasse alla gente come un pugno nello stomaco”.

 

LONDRA MICK JAGGER E MARIANNE FAITHFULL ARRESTATI PER DROGA LONDRA MICK JAGGER E MARIANNE FAITHFULL ARRESTATI PER DROGA

Con quel disco superbo e con i lavori successivi (Dangerous Acquaitances, A child’s adventure, Strange weather) Marianne ha fatto a pezzi la sua immagine, trasformando la sua soave bellezza in un fascino oscuro e carico di amarezza. E inStrange weather (1987) ha chiuso il cerchio della sua catarsi artistica e umana. Ha ricantato il dolore e i rimpianti di As tears go by e Sister morphine (una canzone scritta con Jagger e Richards alla fine degli anni 60) rendendoli autentici dopo averli soltanto simulati.

Marianne FaithfullMarianne Faithfull

 

Negli anni successivi ha cantato l’opera di Kurt Weill (20th century blues), ha collaborato con Angelo Badalamenti citando Dante e Shakespeare (A secret life), ha collaborato con autori con artisti come Damon Albarn, Beck, PJ Harvey. Ha ricantato vecchi classici, trasformandosi nella più fascinosa diva espressionista dei nostri tempi.

 

Le sue avventure cinematografiche (specialmente quella di Irina Palm) hanno esaltato il suo talento di artista. Come ha scritto Ann Powers, viaggiando avanti e indietro con l’inferno “ha aggirato la trappola della cultura giovanile restando al passo con i tempi come quando aveva 17 anni”. E ha inventato uno stile unico, che mette insieme la Dietrich e Billie Holiday, Tom Waits e Kurt Weill. Un’invenzione di se stessa forgiata sulla sofferenza e sul dolore: “Con la voce puoi anche fare i fuochi d’artificio, ma a che serve se non riesci a comunicare emozioni?”.

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