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IL CINEMA DEI GIUSTI – AI "DAVID" TRIONFA “LA PAZZA GIOIA” DI VIRZI’, VALERIA BRUNI TEDESCHI INCASSA IL PREMIO COME MIGLIORE ATTRICE E SALVA LA SERATA CON UN IRRESISTIBILE DISCORSO: "RINGRAZIO FRANCO BASAGLIA, LEOPARDI, UNGARETTI, PAVESE, SOPRATTUTTO NATALIA GINZBURG... E LA MIA POVERA PSICANALISTA" – “VELOCE COME IL VENTO” CONQUISTA SEI PREMI (COME “INDIVISIBILI”) - AD ACCORSI IL PREMIO COME MIGLIOR ATTORE - VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
"Ringrazio Franco Basaglia, Leopardi, Ungaretti, Pavese, soprattutto Natalia Ginzburg... la mia amica Barbara che mi ha offerto la sua focaccia alle elementari… la mia povera psicanalista". Con il favoloso discorso fiume di Valeria Bruni Tedeschi, premiata come miglior attrice, e coi premi come miglior film e miglio regia, La pazza gioia di Paolo Virzì riesce a imporsi per la vittoria finale.
Pareggiando però, come numero di premi, sei, coi fortissimi avversari Veloce come il vento di Matteo Rovere, che ha comunque incassato il miglior attore, Stefano Accorsi, e i migliori premi tecnici, fotografia, montaggio, suono, e Indivisibili di Edoardo De Angelis, che sembrava imbattibile all’inizio della premiazione con il premio alla sceneggiatura, migliore attrice non protagonista, Antonia Truppo, e i due premi, musica e canzone originale, a Enzo Avitabile in un tripudio di napoletanità.
A un certo punto, anzi, sembrava che i due film più giovani e innovativi, come produzione e come età dei registi, potessero dominare la scena fino alla fine spartendosi i premi finali. Riproponendoci, esattamente come un anno fa, con i successi di Jeeg Robot e Perfetti sconosciuti, la contraddizione di un cinema che vota contro la propria industria, premiando cioè le odiate commedie e gli outsider.
valeria bruni tedeschi ramazzotti
Il premio finale a Virzì, che ha dichiarato che il cinema italiano ha finalmente rotto il muro tra comemdia e dramma, riportava l'ordine, mentre l’irresistibile discorso della Bruni Tedeschi salvava una serata alquanto sottotono, un po’ perchè i film in gara erano sempre gli stessi, un po’ perché i troppi premi stavano appesantendo la serata. E, a parte un Manuel Agnelli che cantava per i cari estinti del cinema, fino all’ultimissimo estratto, Alessandro Alessandroni, un Benigni serioso e un ottimo finto trailer di Maccio Capatonda non c’erano tante sorprese.
Sfuggivano alla guerra tra Indivisibili e Veloce come il vento pochi premi. Fiore di Claudio Giovannesi, premiato per Valerio Mastandrea come non protagonista, La stoffa dei sogni di Gianfranco Cabiddu per la sceneggiatura non originale, La ragazza del mondo di Marco Danieli come regista esordiente, In guerra per amore di Pif il premio dei giovani. Ma il vero scontro era tra i nuovi campioni, De Angelis e Rovere, e il più esperto Virzì, che per gran parte della premiazione sembrava in seria difficoltà, mentre appariva chiaro da subito che Fai bei sogni di Marco Bellocchio, neanche presente in sala, sarebbe stato totalmente fuori dai giochi.
Al di là dei gusti personali, certo La pazza gioia è un film maturo e ben strutturato che ha meritato i suoi premi, e speriamo che sia di buon auspicio per Virzì che punta col nuovo film al concorso di Cannes (o di Venezia), ma il cinema italiano, alla fine dei riti dei David rimane coi problemi pesanti e pesantissimi di sempre. Problemi che prima o poi dovrà cominciare a affrontare e che sono soprattutto produttivi. E è comunque positivo che Marco Berardi, produttore innovativo, già vincitore un anno fa con Perfetti sconosciuti, vinca quest’anno con La pazza gioia. Ma la povertà della rosa finale dei film arrivati in finale ai David, una rosa di titoli davvero minuscola, dimostra perfettamente che non si può andare avanti con così pochi film di valore prodotti nella stagione.
benigni
valerio mastandrea
antonia truppo
manuel agnelli
amendola argentero
la pazza gioia premio
beppe fiorello
enzo avitabile
favino smutniak
franceschini con la moglie
verdone
stefano accorsi