EL PUEBLO/UNIDO/SERENA NON HA DIVERTIDO - DOPO IL FLOPPONE DELLA BIGNARDI (4% CON SAVIANO-JOVANOTTI-SOLITI IDIOTI!), LA7 DEVE INCASSARE LO SHARE MEDIOCRE DI SERENA DANDINI (5,70%) - UNO SHOW DI ARCHEOLOGIA MENTALE CHE OFFRE IN PRIMA SERATA UN PARTERRE DI ARTISTI CHE RECITA NON L’ANTICRISTO MA AL MASSIMO L’ANTIZELIG - UNO SHOW DECISAMENTE OFF. PER IL DISPIACERE DEI FAN E LA GODURIA DELLA MILITANZA AVVERSA - ORA PER FARE FILOTTO MANCA SOLO IL DEBUTTO DI SABINA GUZZANTI…

1- DOPO IL FLOPPONE DELLA BIGNARDI (4% CON SAVIANO-JOVANOTTI-SOLITI IDIOTI), LA7 DEVE INCASSARE LO SHARE MEDIOCRE DI SERENA DANDINI (5,70%)
Tvblog.it
- l varietà "The show must go off" condotto da Serena Dandini con ospiti Tiziano Ferro ed Andrea Camilleri, ha intrattenuto una media di 1.321.000 telespettatori, share 5,70%.

2- EL PUEBLO/UNIDO/SERENA NON HA DIVERTIDO
di Riccardo Bocca dal blog "Gli Antennati" de L'Espresso

Non è che non lo capisca, il grande popolo del centrodestra, quando si stravolge d'irritazione al solo apparire sul teleschermo di Serena Dandini. Non potrebbe andare diversamente, in fondo, e non c'è alcuna possibilità che la situazione cambi; anzi, nella sua nuova avventura madame Serena fa il possibile per accentuare questa reazione.

Il fatto è che tu dici «Dandini», così, all'improvviso, per strada, e subito ti viene in mente il volto nobile di Enrico Berlinguer, il rumore degli zoccoli adolescenziali che tempestava le assemblee al liceo, il profumo giovane delle manifestazioni in città, a caccia di una resurrezione sociale che non è mai arrivata.

E accanto a questi sapori primordiali, condivisi unicamente da chi un tempo aveva in testa il colore rosso, e non se ne vergognava, si sommano emotivamente le sofferenze della stagione silvioide, lo scorno e il disdoro di una sinistra mal rappresentata; la nostalgia, anche, di un tempo ingenuo e guascone in cui si straparlava per ore e giorni di un futuro felice, finito poi chissà dove.

Basta, anzi abbonda, tutto questo, per spaccare il pubblico telecomandato in due settori ben divisi: da una parte quello che si ritrova al volo nell'atmosfera sopra descritta, cioè nel naturale humus dei programmi dandiniani, e quello che -come in aereo- chiede all'istante un sacchetto in cui versare il proprio disappunto.

Due mondi radicali -anche loro malgrado- che si scazzottano a più non posso, ma che devono comunque calmarsi un attimo, adesso, e ragionare su un punto oggettivo: "The show must go off", il nuovo show della compagna Serena, in onda ieri sera alle 21.30 su La7, è una faticosa prova di gruppo, un blocco teleculturale che vorrebbe diventare sistema senza tradire l'impegno d'antan.

Il fatto è che il pueblo unido, che tanti ricordano, nel frattempo ha visto correre i propri anni, ha indossato come Lady Dandin abiti sartoriali e scarpette ultrataccate, e così lo show ha acquisito un gusto complessivo, una sapienza di prodotto che una volta neanche s'immaginava (e desiderava).

Tra sorrisi benestanti e gesti solidi di mestieranza, dunque, "The show must go off" offre in prima serata un parterre di artisti che recita non l'antiCristo ma al massimo l'antiZelig. Gente che in modo e modi differenti, raccolti da un comune sentire, rappresenta con la sua faccia da satira il ventre molle -molto molle- dell'Italia più sognatrice, per certi versi più velleitaria, e sicuramente più autolesionista.

Archiviata (o anzi cancellata) la rivoluzione post-industrial-culturale, la signora Dandini ha subito svelato il cavallo di troia in cui viaggia la cellula sinistrorsa: «Abbiamo un compito preciso», ha spiegato: «festeggiare il sabato mentre non c'è più niente da festeggiare». E anche ai più tramortiti dall'ictus delle liberalizzazioni, non sarà sfuggito il riferimento ideale al "Piùgrandespettacolodopoilweekend».

Non a caso, pochi minuti dopo tale premessa, proprio la voce di Fiorello è spuntata nello show interpretando il direttore generale della Rai Lorenza Lei. E l'andazzo è rimasto quello, anche nel seguito del programma, cercando nella forma di creare uno spettacolo da vero sabato sera, e nella sostanza di piazzare la solita (mediamente buona) merce già venduta in altre occasioni.

C'è il camaleonte Marcorè, non troppo divertente ma di buona volontà nei panni di Pier Ferdinando Casini (che si nasconde sotto la maschera e il loden del premier Monti). C'è, come primo ospite intervistato, Andrea Camilleri, non travolgente ma di discreta compagnia con il racconto dei tempi andati e la recensione un po' baristica del presente.

C'è il solito Vergassola, non imprevedibile ma metodico nel suo effetto moschino (non lo stilista). Ci sono Lillo & Greg, sui quali sorvoliamo come gesto buono dell'anno nuovo. E c'è anche, in quanto colonna sonora, Elio con le sue storie tese, soavemente artistico nell'intreccio di motivetti famosi e testi adeguati alla critica contemporanea (applausi a scena aperta per il "Minchia signor tenente" in salsa Cortina).

Alla fine, si esce da questo rito serale come da certe riunioni di coscritti, dov'è piacevole l'incontro con ciò che è stato (e magari è stato bene), ma resta una malinconia pesante, dettata dalla consapevolezza che ciò che era mai più sarà.

Anche "Avanzi", i Guzzanti, e il resto di quella bella cosa, cara Serena, sono ormai archeologia mentale. E non bastano i nuovi caratteri in scena, dalla caricatura di Baricco al personaggio della rumena linguacciuta (passando, in noia style, dai giochini attorno a Twitter alla modesta prestazione di Ascanio Celestini) a spostare l'ago del bilancione.
La verità è che il vostro e il nostro futuro, al momento, è proprio come lo show che proponete: decisamente off. Per il dispiacere dei fan e la goduria della militanza avversa.

 

 

SERENA DANDINI VERGASSOLA DANDINI E IL CORPO DI BALLO DANDINI E RUFFINI LA DANDINI CON I DUE DIRETTORI Serena Dandini e Walter VeltroniSERENA DANDINI E DOMENICO PROCACCI Elio dalla Dandini

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