E’ POSSIBILE VIVERE E BENE SENZA SOCIAL E SMARTPHONE? SGARBI: “IL TELEFONINO E’ UN MEZZO FANTASTICO MA ELIMINEREI I SELFIE E I FACCINI DI MERDA DEGLI EMOTICON” - MASSIMO FINI: “E’ INSIDIOSO: INVECE CHE AVVICINARTI A QUELLI CHE HAI DIFRONTE, TI METTE IN CONTATTO CON FANTASMI DISTANTI”

1 - MA C' È VITA OLTRE LO «SMARTPHONE»?

Serenella Bettin per “il Giornale”

 

ossessione e dipendenza da smartphone ossessione e dipendenza da smartphone

È possibile vivere senza telefonino? Non diciamo tutta la vita, ma almeno una settimana. In Veneto un sindaco ci vuole provare. È quello di un comune del Padovano, Vigonza, e si chiama Nunzio Tacchetto. Ha chiesto agli studenti di due scuole medie (quella di Vigonza e quella della vicina Codiverno) di consegnargli il loro smartphone. Per una settimana i preziosi aggeggi saranno custoditi all' interno della cassaforte del Comune, con tanto di schede sim e di controllo da parte degli operatori comunali per assicurarsi che qualche furbetto non abbia qualche altra scheda attiva.

ossessione e dipendenza da smartphone ossessione e dipendenza da smartphone

 

Ieri mattina il sindaco è andato a scuola, ha spiegato il progetto, si è fatto consegnare i cellulari con le schede sim attive, ha controllato che i telefonini consegnati non fossero dismessi, li ha spenti, li ha messi dentro un sacchetto e si è fatto dare nome, cognome, indirizzo e classe frequentata. E così via, astinenza social per una settimana. I ragazzi che si sono prestati come cavie a questo esperimento ieri sono stati 39, ma oggi si continua cercando nuovi adepti. Il premio in palio per chi ce la fa a reggere è un contributo per una gita a Gardaland. Ma la posta in palio è molto più grande.

 

ossessione e dipendenza da smartphone ossessione e dipendenza da smartphone

«Ho voluto fare questo tipo di concorso spiega il sindaco perché sono stanco di vedere che i ragazzini non comunicano più tra di loro. Si limitano a scrivere sul cellulare ma alla fine non hanno mai il confronto diretto con l' altro. Il mio vuole essere un concorso educativo per far scoprire loro che ci sono altri modi per comunicare».

 

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Un mondo infatti dove apparentemente si è sempre connessi, ma in realtà forse si è sconnessi da quello che più conta. Tutti, piccoli e grandi, sempre reperibili, sempre online. La vita scandita tra una spunta blu di whatsapp, un ultimo accesso e un messaggio visualizzato. Il tempo dell' attesa, il tempo del dubbio che rende vispi, fecondi, attenti, il tempo della scoperta dell' altro senza scorgerne il profilo in un social non esiste più. È tutto facilmente reperibile, tutto sicuro, tutto controllabile. «Siamo la generazione della testa bassa», ci aveva detto qualche tempo fa il cabarettista Giuseppe Giacobazzi. Spesso, si sa, tocca ai comici dire le grandi verità.

 

E infatti. Sempre più ragazzini fissi sui telefonini, che a volte non si rendono contro che il mondo attorno gira ma non va. Ma è un problema solo degli adolescenti? Dei giovani? No. È un problema di tutti. Mamme, papà, nonni vanno al ristorante per restare ciascuno isolato nella loro i-isola. Fidanzati camminano per strada senza degnarsi di uno sguardo.

 

ossessione e dipendenza da smartphone ossessione e dipendenza da smartphone

«Quando ho proposto ai ragazzi di accettare la sfida ci racconta il sindaco di Vigonza sono rimasto sorpreso. Alcuni addirittura vedendo i compagni consegnare il telefono, si sono fatti positivamente influenzare. E la cosa bella è che si sono impegnati, promettendo di non usare nessun altro cellulare. Io credo che ci riusciranno perché in genere i primi a fare i furbi siamo noi grandi, non sono loro». Noi adulti che con la scusa che il telefono ci serve per lavorare la provocazione del sindaco di Vigonza non la accetteremo nemmeno per un giro del mondo

 

2 - VITTORIO SGARBI: “E’ UN MEZZO FANTASTICO (MA CHE ODIO I SELFIE)”

Valeria Braghieri per “il Giornale”

 

Vittorio Sgarbi, lei praticamente vive al cellulare, giusto? Una nuova figura mitologica: metà uomo, metà telefono...

VITTORIO SGARBI FAN VITTORIO SGARBI FAN

«Semplicemente mi consente di lavorare mentre mi muovo».

 

Non può essere tutto qui, il vostro è amore, lo ammetta che c' è di più.

«Umberto Eco diceva che il cellulare era uno status symbol, erano gli anni in cui c'erano ancora quelli attaccati ai cruscotti delle macchine, erano pochissimi allora ed erano grandi come cabine telefoniche, praticamente. Io invece penso che il cellulare sia semplicemente un mezzo».

 

È vero che è un mezzo, ma i fini sono tanti...

«Dal cellulare io eliminerei i giochi e la macchina fotografica».

 

Cosa le ha fatto la macchina fotografica?

vittorio sgarbi in ospedale a modena  5vittorio sgarbi in ospedale a modena 5

«Trovo insopportabile questa moda dei selfie con cui l'umanità si sforza di testimoniare di esistere. Meglio, cerca di esistere fotografandosi. O, ancora peggio, immortalandosi assieme a te. Veramente deleterio».

 

Per il resto...

«Ah no, scusi, eliminerei anche tutti quei faccini di merda».

 

Per il resto, appunto...

«Per il resto è fantastico. Ha la Treccani a portata di mano ovunque, in qualsiasi momento. Con un tasto può guardare le opere del Vasari del 1550... E poi lo puoi usare come blocco per scrivere».

 

VITTORIO SGARBI NUDO SUL BALCONEVITTORIO SGARBI NUDO SUL BALCONE

Quindi lei usa anche gli sms?

«Li uso? Li scrivo, li ricevo e li conservo. Tutti. C' è il diario della mia vita nel mio cellulare».

 

Scrive messaggi anche per lavoro o solo per faccende personali?

«Principalmente per faccende personali, ma anche per lavoro».

 

Un sms è più «facile», meno impegnativo di una telefonata?

«È l' evoluzione della telefonata. E anche della lettera. Certo rispetto a una conversazione è un po' più perverso e morboso. Principalmente perché ne resta traccia e qualcuno può leggerlo».

 

Beh ma allora la bustina sul display è una trappola?

«Ha gli stessi rischi di una missiva. L' sms è una lettera in tempo reale. È veloce come la voce, finito come la scrittura».

 

3 - FINI LO SCOLLEGATO: “IGNORI CHI TI STA VICINO E PARLI CON I FANTASMI”

MASSIMO FINIMASSIMO FINI

Valeria Braghieri per “il Giornale”

 

Crede di avere il cellulare da tre anni, lo scrittore e giornalista Massimo Fini. «Ma non vorrei mentire, potrebbe essere anche da un po' di più».

 

Come mai si è arreso al telefonino?

«Ho resistito a lungo ma quando poi tutti lo usano... Comunque mi serve solo quando sono fuori Milano».

 

Le dà più fastidio o più sollievo?

«Mi dà estremamente fastidio quando sono assieme a qualcuno che mi dimentica per stare al cellulare: è uno strumento insidiosissimo».

 

Perché?

massimo finimassimo fini

«Invece che avvicinarti agli altri, a quelli che hai difronte, ti mette in contatto con fantasmi distanti».

 

Lei come si difende?

«Faccio telefonate brevissime, di servizio. Una sola volta mi sono lanciato in una conversazione più lunga e alla fine ho avvertito un malessere. Ero come intontito. Temo sia colpa delle onde che questi aggeggi emanano».

 

Ma una telefonata al cellulare è così diversa da una telefonata dal telefono fisso?

«Assolutamente. La telefonata dal cellulare può essere fatta, o ricevuta ovunque. Anche in strada, mentre romba una moto, passano un tram o un' ambulanza. E comunque in un momento in cui non è il caso di ricevere una chiamata perché stai facendo tutt' altro e non sei nello spirito di farla o di riceverla. La telefonata da o a casa ha un clima completamente diverso».

dipendenza da internetdipendenza da internet

 

E gli sms, non li usa? È sempre scrivere, in fondo...

«Già si creano equivoci con le lettere, genere ormai dimenticato. Figuriamoci con gli sms, che oltretutto sono stringati ed immediati. Uno non riflette tanto su un sms, lo manda e basta».

 

E quindi?

«Ho visto amori rompersi nel giro di sei-sette sms. Insidiosissimi, ripeto, come i telefonini. Anche perchè uomini e donne hanno linguaggi completamente diversi. E l' altra insidia è che i messaggi restano, come in quel film di Paolo Genovese, Perfetti sconosciuti».

 

DIPENDENZA DA BLACKBERRYDIPENDENZA DA BLACKBERRY

Avrà qualche vantaggio, questo cellulare...

«Sì, sa quale? Che per strada la gente chiede ancora informazioni a una trappola come me: perché tutti gli altri hanno un orecchio occupato».

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