nighthawks di edward hopper

L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELLE CHIACCHIERE DA BAR - “NIENTE EGUAGLIA QUELLO SPAZIO VOLUTO DAL DIO DEL CASO: SI PARLA, SI FA AMICIZIA MA LA CONVERSAZIONE RESTA SEMPRE IN QUEL LIMBO DI UNICA VERITÀ: LA VITA È BREVE E FORSE È BREVE INCONTRARSI”

Tratto dal libro “Elogio del bar” di Goliarda Sapienza pubblicato da “la Repubblica

 

NIGHTHAWKS DI EDWARD HOPPERNIGHTHAWKS DI EDWARD HOPPER

Io, che vengo da una città dove ci sono più bar che panetterie, vi posso assicurare che niente uguaglia quello spazio — povero o ricco che sia — voluto dal misconosciuto dio del Caso. Lui, il caso, giovinetto aereo impalpabile, ha avuto in dotazione da madre natura l’arma di fomentare sguardi, sussurri, gesti, parole amicali e perché no schiamazzi, urla, invettive e perché no — penso abbattendo dentro di me la nemica autocensura che tanto affligge le nostre menti cresciute in democrazia — anche l’urlo, lo schiaffo, il pugno insomma: anche lo scontro è vita.

 

Ma questo non si può dire, perché… Ecco se io, adesso, proprio adesso che alzando gli occhi da questo foglietto su cui vi scrivo e incontrando lo sguardo di una signora che — non capisco se è azzurro o verde Nilo, non importa, più grande d’un cielo all’alba — incuriosito dalla mia persona intenta a vergare parole, mi sta fissando, ecco se io lo dicessi a questa bella signora dallo sguardo adolescente, sono sicura che la sua mente democratica si rivolterebbe gridando l’orrore per la violenza della mia affermazione.

chiacchere da barchiacchere da bar

 

Sono tornata con gli occhi al mio foglietto, e mi guarderei bene dal pronunciare parola se lei non insistesse a scrutarmi tanto che io, che come avete capito sono seduta in un bar, e quindi preda consenziente del suo dio e padrone che spinge a tutte le arditezze, sono costretta a posare la sana penna e a parlare. Non l’avessi mai fatto. Gli occhi celestini man mano che le parlo si sono addensati in una pietra grigio-verde. «Lei è una fascista e guerrafondaia » mi ha sussurrato alla fine, tornando sdegnata al suo cappuccino e cornetto mentre io — ringraziando il dio Bar dell’occasione di misurare il mio sentire con qualcuno che non essendomi amico ha qualche possibilità di dirmi la sua verità senza paura — torno rinfrancata al mio passatempo preferito: scrivere sciocchezze insensate.

 

barbar

Ha l’aria preoccupata la signora, dopo il suo scontro con la sconosciuta dal viso dolce che tanto l’aveva incuriosita e dopo delusa; ma anche pacificata, come dopo un bel coito riuscito proprio bene. Lei avrebbe ragione nel suo essere pacifista a tutti i costi, se non ci fossero di mezzo la natura la fame il coito che (è noto) sono sempre “scontro” e diventano qualcosa di melenso degno solo… di chi? Non lo so di chi, e non mi va nemmeno di immaginarlo. Odio la noia, e l’idea di un mondo tutto rosa confetto mi spaventa più di passare una notte in treno con un assassino (mi è accaduto, è per questo che ne parlo).

 

L’assassino in cui mi imbattei quella notte era un assassino per amore d’utopia, in questo caso un fascista, e come tutti gli esseri dolci e miti inclini all’utopia aveva voce e sentimenti soavi. Quello che più mi attrasse della sua persona fu quando alla stazione, avvicinandosi al mio tavolino (ecco il dio del bar o dio degli incontri che si rifà vivo!), mi interpellò direttamente senza preamboli melensi chiedendomi: «Lei è di Roma?». «Certo» risposi. «Posso sedermi e offrirle qualcosa? Ho perso il treno per Roma e mi annoio».

bar  bar

 

Un assassino che si annoia mi sembrò straordinario, non ce li hanno sempre illustrati come esseri in preda ai rimorsi, il dolore del loro operato, le angustie di un destino maligno, eccetera? «Anch’io mi annoio» dissi, e mi offrì un caffè. «Lei mi conosce?». «Certo» gli risposi «la sua fotografia ci ha ossessionato una trentina d’anni fa quasi come quella di Gassman!». Rise di un riso muto e comunicativo oltre ogni dire, rispondendo: «Lei ha memoria».

 

La sua osservazione non richiedeva risposta e tacqui, osservando che nel ridere muto confidenziale e suadente s’era venuto a sedere non davanti a me ma al mio fianco, così vicino da costringermi forse a formulare con lo sguardo un interrogativo, una domanda sorpresa. Al che lui fissandomi negli occhi ormai a pochi centimetri dai miei disse: «Si meraviglia del mio bisogno di starle vicino?». Anche questa domanda non richiedeva risposta: infatti dopo una pausa pesante di qualche secondo fu lui a rispondere: «Mi scusi, il fatto è che venticinque anni di carcere ti danno il vizio di fare domande retoriche… La verità è che la folla mi disturba un poco».

 

Mi trovai a pensare che anche questo disturbo lo aveva acquisito in carcere, così glielo domandai con la stessa semplicità che da lui avevo appena imparato, e lui: «Oh no! Questo è un disturbo che ho sempre avuto. A quello che ricordo fin da bambino». La risposta mi fece ridere apertamente mentre pensavo: un assassino che teme i posti affollati! Questo è proprio qualcosa che non avrei mai immaginato.

Goliarda Sapienza  Goliarda Sapienza

 

«E questo tuo modo (eravamo passati al tu: due ore al bar di una stazione rendono come quattro o cinque anni di conoscenza) di osservare la gente l’hai appreso in carcere, penso… ». «No» rispose lui come sempre con una franchezza disarmante, e continuò con l’ovvietà di chi sta parlando del suo lavoro. «No. Per uccidere — specialmente non in divisa — sono stato cinque anni nella legione straniera, e parlo con cognizione di causa… per uccidere in tempo di pace per le strade del tuo paese e nei tuoi vestiti di tutti i giorni è fondamentale conoscere profondamente le pulsioni, e la mente degli altri: pulsioni emotive e grado di intelligenza sono la spia di quanto il nemico, o quello che immagini sia il nemico, possa essere rapido nel difendersi o nel fuggire».

 

Goliarda Sapienza elogio del barGoliarda Sapienza elogio del bar

Spostando lo sguardo dall’oscurità — è un fantasma, pensai — sul viso del mio compagno incontrai i suoi occhi calmi, scuri di notte lucente, spalancati. Non guardava me, ma a una spanna almeno al di sopra della mia testa. «Soffri d’insonnia?» chiesi. «No. Parlare con te mi interessa più del sonno… anche perché sai domandare». «Se è così, dimmi cosa hai imparato dal carcere». «La ribellione e il desiderio di avere un figlio, cosa che non mi era mai capitata». «E l’hai avuto dopo?». «È da lei che sto andando, da lei a casa. È una bambina e ha già tre anni, e curiosamente ha gli occhi azzurri, i capelli… le manine… le fossette nelle guance e…». E fu così che il mio assassino cominciò a parlare della sua figliola, delle sue grazie, della sua intelligenza, dei progetti sul suo futuro, proprio come un padre qualsiasi incontrato per caso in un bar.

 

Alla stazione di Roma, davanti al treno ormai fermo e ansante come un animale stanco ma felice dopo una bella lunga corsa, ci lasciammo senza fare ricorso a quelle solite idiozie come scambio di indirizzi, promesse di rivedersi e cose del genere.

 

Goliarda Sapienza Goliarda Sapienza

Gli incontri nei bar hanno questa chiarezza di fondo: si parla, si fa amicizia, a volte anche l’amore ma con la consapevolezza che è la legge del dio della leggerezza che lo domina. Tutto quello che nasce in quel luogo incantato deve restare nell’ambito del caso. Spesso poi ci si rincontra, e allora è come se ci si conoscesse da anni, ma la conversazione resta sempre in quel limbo di unica verità: la vita è breve e forse è breve incontrarsi, è bello trovarsi, ma è consigliabile non cadere troppo nel serioso… scherzo!

(Tratto da Elogio del bar , Elliot Edizioni, 2-014. Per gentile concessione dell’editore)

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…