CHE FA LORENZETTO DI NOTTE? LE PULCI AI GIORNALI - TITOLO DELL’ANSA: "ELVIS PRESLEY, AVREBBE COMPITO 90 ANNI". COSÌ, IN MODO ELEGANTE, SOBRIO, SIGNORILE: COMPITO, IN UNA PAROLA -BELPIETRO SU "LA VERITÀ": "ORA CHE È STATO RIELETTO TRUMP, C’È GRANDE ATTENZIONE PER PAURA CHE I NUOVI ARRIVATI VADANO A INGROSSARE LE FILA DEGLI IMMIGRATI CLANDESTINI". NON È LA PRIMA VOLTA CHE BELPIETRO INCIAMPA IN QUESTO ERRORE: IL PLURALE DI "FILA" È "FILE"...
“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi”
(http://www.stefanolorenzetto.it/pulci.htm)
RAI NEWS - TRUMP PRIMO DISCORSO DA PRESIDENTE
Fabrizio Roncone rievoca sul Corriere della Sera i gravi fatti di Acca Larenzia, accaduti a Roma nel gennaio di 47 anni fa: «Solo che i morti, quel pomeriggio del 1978, saranno tre. Però il terzo, Stefano Recchioni, non sa di avere il destino segnato: sa solo che deve andare anche lui all’Appio Latino, hanno steso due camerati, mobilitazione, bisogna esserci, e lui va; lascia la sezione di Colle Oppio, sale sulla Cinquecento rugginosa di un amico e, un’ora dopo, è lì.
C’è una foto: accanto a lui, un giovanissimo Gianfranco Fini, dentro un impermeabile bianco, che si accende una sigaretta. Le pozze di sangue, un mazzo di fiori, la rabbia. E all’improvviso grida lontane. La polizia sta fermando un ragazzo. Rissa, tafferuglio. E spari. I colpi che zampillano». Che cos’erano? Pistole ad acqua? Roncone aggiunge: «Francesco Ciavatta invece barcolla, hanno beccato pure lui. Si trascina sulle scalette, ma quelli lo raggiungono e lo finiscono, per farlo morire poi in ambulanza». In pratica è morto due volte.
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Nel suo editoriale di prima pagina, Maurizio Belpietro prende spunto dalle spese elettorali che sono costate la decadenza dall’incarico ad Alessandra Todde, governatrice della Regione Sardegna, per attaccare Beppe Sala, sindaco di Milano, perché «occulta i nomi di chi lo ha sostenuto» (così nel titolo):
«Si sa soltanto che Sala ha speso 217.000 euro e che ha ricevuto donazioni per svariate decine di migliaia di euro, a volte 10.000, altre 25, in un caso anche 30.000». Quindi, per stare all’aritmetica, Sala avrebbe ricevuto a volte 10 milioni (10.000 per 1.000), altre 25.000 (25 per 1.000), in un caso anche 30 milioni (30.000 per 1.000). Non è così? Allora bastava omettere la premessa sulle «decine di migliaia di euro» e aggiungere tre zeri a quel fuorviante «25».
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Massimo Sanvito riferisce su Libero dell’inseguimento che a novembre culminò con la morte dell’egiziano Ramy Elgaml, 19 anni: «“Vaff..., non è caduto”, si sente dire nel video mandato in onda ieri sera dal Tg3 da uno dei carabinieri delle tre pattuglie del Radiomobile che la notte del 24 novembre scorso hanno tagliato Milano dal centro alla periferia per otto lunghi chilometri sulle tracce dei due ragazzi che avevano preferito la roulette russa dell’inseguimento piuttosto che fermarsi all’alt che gli era stato intimato». Tralasciando il carabiniere che manda in onda il video al Tg3, il periodo più ardito della settimana per sintassi e punteggiatura.
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Titolo dell’Ansa: «Elvis Presley, avrebbe compito 90 anni il re del Rock’ n’ roll». Così, in modo elegante, sobrio, signorile: compito, in una parola. (Anche sugli apostrofi ci sarebbe qualcosa da ridire: Lo Zingarelli 2025 riporta rock’n’roll, senza spazi, ma offre come prima scelta il più scorrevole rock and roll).
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Titolo da Rai News: «Trump nel suo primo discorso da presidente: “Non escludo la forza militare per Panama e Groenlandia”». L’insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti, o Inauguration day, avverrà soltanto il prossimo 20 gennaio, con il giuramento di Donald Trump. Fino a quella data il presidente degli Stati Uniti rimane Joe Biden. Quindi Trump, che oltretutto parlava dalla sua residenza privata di Mar-a-Lago, in Florida, non può aver tenuto il «suo primo discorso da presidente».
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La Gazzetta dello Sport dedica un’intera pagina alla scomparsa, a quasi 104 anni di età, della mitica ginnasta ungherese Ágnes Keleti, scampata all’Olocausto, detentrice di 10 medaglie olimpiche. Costretta dalle persecuzioni razziali a lasciare la squadra di ginnastica nel 1941, assunse una falsa identità e lavorò come domestica.
la gazzetta dello sport 21 aprile 2024
Sua madre e sua sorella si salvarono grazie ai falsi documenti procurati dal diplomatico svedese Raoul Wallenberg, ma suo padre e altri parenti morirono ad Auschwitz. A parte che non viene mai citato, fin dal titolone, il suo nome corretto, con l’accento acuto sulla Á, di lei Stefano Arcobelli scrive che «era di origine ebrea», errore ripetuto nella didascalia: «Di origini ebree». Ma ebree, sostantivo, è il femminile plurale di ebreo. Occorreva ricorrere a un altro aggettivo: «di origini ebraiche» o «di origine ebraica».
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In un avventuroso commento sulla Repubblica a proposito del giubileo, Angelo Scelzo, che sull’argomento dovrebbe dimostrarsi preparato, essendo stato a lungo giornalista ad Avvenire, all’Osservatore Romano e nella Sala stampa della Santa Sede, combatte invece con la storia, e per giunta cita male Dante Alighieri. Immagina infatti due giubilei mai celebrati scrivendo di «grandi lavori architettonici ordinati, proprio per l’Anno Santo del 1624, da Urbano VIII. Quando i lavori furono portati a termine, con il Giubileo del 1633 appena alle spalle».
Papa Barberini indisse un solo anno santo ordinario, quello ovviamente del 1625. E sorvoliamo sull’ampollosa sovrabbondanza di maiuscole propria degli ambienti ecclesiastici, evidentemente mai dimenticati da Scelzo. Il giornalista cita poi in modo pedestre l’Inferno di Dante:
«Da l’un lato tutti hanno la fronte verso il Castello e vanno a San Pietro, da l’altra sponda vanno verso il monte». Ecco invece come recitano i celeberrimi versi (28-33) del XVIII canto: «Come i Roman per l’essercito molto, l’anno del giubileo, su per lo ponte hanno a passar la gente modo colto, che da l’un lato tutti hanno la fronte verso ’l castello e vanno a Santo Pietro, da l’altra sponda vanno verso ’l monte».
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Dall’editoriale di prima pagina del direttore della Verità, Maurizio Belpietro: «Soprattutto ora che è stato rieletto Donald Trump, c’è grande attenzione per paura che i nuovi arrivati vadano a ingrossare le fila degli immigrati clandestini». Non è la prima volta che Belpietro inciampa in questo errore (gli era accaduto anche il 20 agosto 2024). Il plurale del sostantivo fila, nel significato di ranghi, è file: «Militare nelle file di un partito, serrare le file, disertare le file» (Lo Zingarelli 2025).
Il plurale fila con valore collettivo si usa soltanto quando si parla di filamenti, o della trama di un ordito, o di un intreccio in senso metaforico. Come insegnava il linguista Aldo Gabrielli: «E dunque attenzione, pezzi grossi e piccoli: le fila del cacio e del tradimento; ma le file del partito, dell’associazione e dell’esercito». (Si dice o non si dice, Mondadori, 1976).