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NAZIONALISMO MON AMOUR - MOROZOV: IL NUOVO FEUDALESIMO DIGITALE GOVERNA IL MONDO. MULTINAZIONALI COME FACEBOOK E GOOGLE STANNO TRASCINANDO A FORZA NOI TUTTI NELL'IMPRESA PIU' ANTIDEMOCRATICA DELLA STORIA

Evgeny Morozov per “La Repubblica”

ZUCKERBERGZUCKERBERG

 

La controversia di pochi giorni fa tra Facebook e la Norvegia solleva molteplici interrogativi sconcertanti sulla libertà di espressione, l’irresponsabilità dei custodi dei nostri nuovi mezzi di comunicazione, la mancanza di un giusto processo in quella che alcuni entusiasti di tecnologia definiscono la “sfera pubblica in rete”.

 

Sono questioni importanti e tuttavia non dovremmo perdere di vista un problema di gran lunga più pericoloso messo in luce da questo scontro: la capacità sempre minore da parte degli Stati di mantenere un minimo di sovranità tecnologica — l’unica senza la quale le altre, di natura economica o politica, perdono significato.

 

ZUCKERBERG STUDENTI ROMAZUCKERBERG STUDENTI ROMA

Certo, possiamo provare a riconoscere tutti i fattori culturali che stanno alla base di questo caos: il simulato autismo sociale delle multinazionali tecnologiche, la loro insopportabile arroganza unita a politiche libertarie e prive di lungimiranza, il loro esilio programmato nella terra in cui la storia è finita (se mai è iniziata).

 

Nondimeno, cerchiamo di non fermarci qui, perché dobbiamo affrontare anche una questione che va ben al di là delle differenze culturali, e che ci spinge a interrogarci su quale tipo di futuro politico, economico e sociale sia possibile in un mondo in cui le condizioni e i termini stessi di quel futuro non sono più stabiliti dagli Stati nazione, bensì dalle multinazionali del settore tecnologico.

ZUCKERBERG BERGOGLIO 2ZUCKERBERG BERGOGLIO 2

 

A questo punto, le disastrose conseguenze della nostra dipendenza da Facebook sono diventate palesi: dal momento che è un’azienda a scopo di lucro che respinge esplicitamente di far parte dell’industria mediatica, Facebook non vuole ritrovarsi impantanata ad arbitrare conflitti su contenuti che hanno un valore dubbio per l’opinione pubblica, anche perché le costerebbe troppo caro. Facebook preferisce, come la Norvegia ha potuto scoprire, continuare ad applicare una serie di regole rigide, per lo più perché riesce a cavarsela con interpretazioni ridicole.

 

A questo punto, si potrebbe essere indotti a pensare che tra un anno o due, quando l’azienda si assumerà impegni concreti a livello di responsabilità etica e sociale d’impresa, il nostro problema con Facebook e analoghe piattaforme sparirà. Di conseguenza, prosegue questa linea di pensiero, gli effetti della nostra dipendenza mediatica potrebbero essere moderati ricorrendo ai consueti strumenti della responsabilità sociale delle aziende. In altri termini, il “capitalismo delle piattaforme”, come l’ha definito qualcuno, potrebbe essere civilizzato.

FACEBOOK LIVEFACEBOOK LIVE

 

Questa visione è errata per molte ragioni. Prima di tutto, la retorica del “capitalismo delle piattaforme” – con il suo implicito presupposto per il quale queste aziende sono soltanto intermediarie neutrali – può essere sviante. Qualsiasi analisi approfondita sulla Silicon Valley mette in luce che tutte le aziende che noi riteniamo semplici intermediarie si stanno attrezzando per diventare fornitrici di servizi, e che offrire quei servizi significherà per l’intelligenza artificiale assumere un ruolo fondamentale.

 

progettazione facebookprogettazione facebook

In altre parole, stiamo vivendo in un periodo intermedio nel quale l’obiettivo di molte di queste aziende è proprio offrirci servizi gratuiti o fortemente agevolati al fine di ricavare quante più informazioni personali possibili su di noi. Perché? La risposta convenzionale è che ne hanno bisogno per vendere pubblicità, e quante più informazioni riescono a ottenere tanto più mirate potranno essere le loro inserzioni. Ma io penso che questa non sia la ragione più importante.

 

progettazione facebook 2progettazione facebook 2

Ogni volta che usiamo un servizio come Google e Facebook, ci assicurano che è in atto una sorta di scambio commerciale: acconsentiamo a ricevere inserzioni pubblicitarie e in cambio utilizziamo i loro servizi. In verità le piattaforme tecnologiche guadagnano molto più del semplice denaro che ricevono dalla pubblicità. Sono pagate due volte: una dagli inserzionisti e una da noi, gli utenti, tutte le volte che ci lasciamo dietro una scia di informazioni che ci riguardano e che insegneranno ai loro algoritmi a diventare più intelligenti.

 

susanna dalla google car immortalata su google maps susanna dalla google car immortalata su google maps

Il nostro attuale regime politico ed economico di “estrapolazione delle informazioni” – espressione più accurata rispetto a “capitalismo delle piattaforme” – necessita di informazioni su di noi perché soltanto con la raccolta e l’analisi di questi dati tali aziende possono costruire le loro tecniche avanzate di intelligenza artificiale.

 

Così possono fare a meno di personale, tagliare le spese, imponendo il pagamento di una tariffa per consentire l’accesso a una risorsa importantissima: l’intelligenza artificiale in tempo reale. Nessuno vi può accedere, fuorché queste aziende. Di conseguenza, esse possono dettare a tutti, inclusi i governi, termini e condizioni d’uso.

immagini di google earth nel deserto egiziano 2immagini di google earth nel deserto egiziano 2

 

Che cosa implica tutto ciò in pratica? A Pittsburgh Uber sta già immettendo sul mercato auto che si guidano da sole. Il Washington Post, di proprietà di Jeff Bezos che possiede Amazon, ha usato l’intelligenza artificiale per generare articoli dai Giochi di Rio, abolendo la necessità di avere giornalisti.

 

Google e Facebook hanno assistenti virtuali che fanno affidamento sull’intelligenza artificiale e riescono a scoprire il nostro tempo libero sulle agende, farci fare acquisti e così via. Tutto questo senza alcun coinvolgimento di un essere umano.

 

Come è possibile che si sia arrivati a tanto negli ultimi cinque anni? Tutto dipende dal fatto che la recente esplosione dei dati ha consentito di istruire i sistemi di intelligenza artificiale con modalità finora inimmaginabili. Basti pensare a un settore qualsiasi, dalla produzione manifatturiera all’assistenza sanitaria, dalle transazioni di Borsa alle assicurazioni. Potremmo discutere all’infinito sugli effetti dell’automazione sui posti di lavoro, il benessere e il sapere umano.

ALPHAGO GOOGLEALPHAGO GOOGLE

 

Ma certo nessun altro attore sociale può uguagliare il potere esercitato da piattaforme che sono arrivate a dominare l’estrapolazione delle informazioni. Avendo perduto la sovranità tecnologica, i governi – tutti i governi fuorché quello americano, che se la sta cavando ancora bene perché Google e l’Nsa sono molto vicini alla Casa Bianca – farebbero bene a smettere di nascondere la verità.

 

Il regime politico che si accompagna a un’economia riplasmata attorno all’estrapolazione dei dati ha poco a che vedere col capitalismo – se per capitalismo intendiamo un regime che preveda una netta separazione tra politica ed economia. Allora che cosa è?

 

google mountain viewgoogle mountain view

Per quanto strano possa sembrare, il feudalesimo – di un tipo ultramoderno – si prepara a fare ritorno, solo che questa volta saranno le multinazionali a imporre tributi ai governi e ad assoggettarli a una gigantesca precarietà.

 

La libertà non va più ricercata nella sfera pubblica, ma nel mondo di iPhone e di Pokemon Go follemente guidato dai consumi. Viviamo in un mondo nel quale le multinazionali sperano di convincerci che la libertà deve essere perseguita nel mercato. Se uno ci casca e crede a un tale dogma neoliberale, non impiegherà molto tempo prima di scoprire che, tenuto conto delle peculiarità degli effetti della rete e dell’intelligenza artificiale, questo mercato non può essere competitivo: nessuna startup potrà avere il potere e le capacità di elaborazione di Facebook e di Google, che dominano completamente questo settore.

un ingegnere di google diagnostica un serve surriscaldatoun ingegnere di google diagnostica un serve surriscaldato

 

Di conseguenza, siamo in sostanza alla mercé dei nostri signori feudo- tecnologici delle multinazionali: un giorno non avranno alcun problema se posteremo un’immagine della guerra del Vietnam, ma il giorno dopo potrebbero sollevare obiezioni. Cerchiamo di non lasciarci distrarre dalla retorica dell’innovazione: stiamo entrando in un neo-feudalesimo, e un pugno di aziende tecnologiche americane sta trascinando a forza noi tutti nell’impresa più antidemocratica della storia.

 

jeff bezos washington postjeff bezos washington post

Non può esistere soluzione a questo vicolo cieco senza l’impegno di una nazione a riconquistare la sovranità tecnologica. Significa approvare leggi che limitino il flusso incontrollato dei dati attraverso le frontiere alla base di trattati commerciali come il Ttip (Trattato transatlantico di liberalizzazione commerciale), il Tisa (Accordo sugli scambi di servizi) e il TPP (Partenariato transpacifico). Significa investire in infrastrutture tecnologiche di proprietà di ogni nazione, in grado di resistere ai capricci delle multinazionali tecno-feudali.

 

jeff bezos e marty baron jeff bezos e marty baron

Significa mettere a punto una strategia nazionale in grado di riconoscere che l’intelligenza artificiale sarà di importanza determinante per la trasformazione dell’economia nei prossimi decenni e in grado di garantire che nessuna multinazionale straniera riuscirà a penetrare tale strategia con la propria logica spinta dal profitto. Significa anche dar vita ad alleanze con gli altri paesi che si sentono a disagio col predominio del modello della Silicon Valley. Tutto ciò non sarà a buon mercato. Ci alienerà chiunque conta negli Stati Uniti – Wall Street, il Pentagono, la Silicon Valley. Ma l’alternativa è di gran lunga meno comoda. Si può avere la democrazia. O un’estrapolazione neo-feudale dei dati.

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