I GRANDI SCRITTORI UMILIATI DA HOLLYWOOD – A SCOTT FITZGERALD FU AFFIDATA LA PRIMA SCENEGGIATURA DI ‘VIA COL VENTO’ MA IL SUO LAVORO VENNE BOCCIATO - "UN GRANDE SCULTORE ASSUNTO PER FARE UN LAVORO DA IDRAULICO” - LA SCENEGGIATURA DEL 'GRANDE GATSBY' DI TRUMAN CAPOTE VENNE CASSATA DALLA PARAMOUNT PERCHE’ RITENUTA 'TROPPO GAY' – NICK HORNBY, INVECE, SPIEGA PERCHE’ E’ DIVENTATO SCENEGGIATORE…
Caterina Soffici per la Stampa
V e lo immaginate un Moby Dick scritto da Ray Bradbury?
O ancora più azzardato: Orgoglio e Pregiudizio uscito dalla penna di Aldous Huxley?
No, non è fantascienza, anche se visti i nomi potrebbero sembrare incursioni impossibili in mondi fantastici e realtà parallele. Invece è successo davvero. Perché stiamo parlando di grandi autori che hanno riscritto capolavori della letteratura per adattarli al grande schermo.
Scrittori prestati alla sceneggiatura, nonostante la iniziale diffidenza con cui dalla sponda delle letteratura si guardava dall' altra parte del grande fiume, all' affascinante mondo della celluloide, quando la settima arte era la vera Cenerentola che faceva fatica a sedurre i principi delle lettere.
Ben prima, cioè della invasione di Netflix e compagni con i successi delle serie tv ispirate a romanzi popolari o alle automatiche trasposizioni cinematografiche dei bestseller, da Gomorra a Romanzo criminale , da L' altra Grace a Il racconto dell' ancella o a scrittori come Francesco Piccolo che portano sullo schermo Le amiche geniali di Elena Ferrante o Niccolò Ammaniti che si cimenta con i Miracoli.
Qui parliamo degli albori, degli Anni Trenta, Quaranta e anche Cinquanta, quando Hollywood seduceva con il potere del glamour e dei bei verdoni che permettevano a scrittori dai magri guadagni di arrotondare un po' e sbarcare il lunario (sotto questo punto di vista, sul lato dei magri guadagni, le cose comunque oggi non sono molto cambiate).
Così si scopre che Aldous Huxley è autore nel 1940 della prima sceneggiatura per un film tratto da Orgoglio e Pregiudizio e anche di una per Jane Eyre , tre anni dopo. Piuttosto incredibile, in effetti.
Dalle distopie fantasticate nel suo futuristico mondo nuovo alle vicende sentimentali di signorine in cerca di marito nella borghese campagna inglese dell' Ottocento, il passaggio non è scontato. Più facile immaginarlo alle prese con Alice nel Paese delle Meraviglie , vista la sua fascinazione e ammirazione per l' opera magica di Lewis Carroll. A commissionargli un adattamento fu Walt Disney in persona. Il risultato però non gli piacque e lo mise nel cassetto perché «troppo letterario», per procedere a un' altra riduzione cinematografica, quella che noi tutti conosciamo.
Non sempre il grande nome era garanzia di successo, quindi. Un altro grande il cui lavoro fu rifiutato è F. Scott Fitzgerald, autore di una sceneggiatura di Via col vento .
Aveva firmato un contratto dove «gli era proibito usare anche una singola parola che non apparisse nel testo di Margaret Mitchell». Bocciato.
Se avesse avuto più libertà, forse, sarebbe uscito qualcosa di più decente. Si racconta, nell' aneddotica del caso, che un amico commentò: «Un grande scultore assunto per fare un lavoro da idraulico».
Fu trattato da «idraulico» anche Truman Capote, per la sua sceneggiatura del Grande Gatsby , ritenuta troppo gay e cassata dalla Paramount. Un testo oggi oggetto di culto per le comunità Lgbt e consultabile dagli studiosi presso gli Academy Film Archives a Los Angeles.
Ma ci sono anche l' adattamento firmato da William Faulkner del capolavoro di Raymond Chandler Il grande sonno o autori contemporanei, tipo Nick Hornby che diventa sceneggiatore perché - dichiara - gli piace scrivere dialoghi o Dave Eggers che si cimenta - non è ben chiaro il motivo - nella sceneggiatura di Nel paese delle creature selvagge , cartone animato.
Un discorso a parte è necessario per il Moby Dick sceneggiato da Ray Bradbury per il film con la regia di John Huston, del 1956 (quello con Gregory Peck e Orson Welles). In un' intervista del 2010 con The Paris Review , Bradbury racconta una storia magnifica. Ovvero che si era innamorato del lavoro di Huston quando aveva vent' anni. Un giorno, e di anni a quel punto ne aveva 29, gli capitò di essere seduto davanti a lui in una sala cinematografica. «Volevo girarmi, afferrare la sua mano e dire ti adoro e voglio lavorare con te. Ma mi sono trattenuto e ho aspettato finché non avessi pubblicato tre libri, quindi avrei avuto la prova del mio amore. Chiamai il mio agente e dissi: ora voglio incontrare John Huston. Ci siamo incontrati nella notte di San Valentino del 1951, che è un ottimo modo per iniziare una storia d' amore. Ho detto, ecco i miei libri. Se ti piacciono, un giorno dovremo lavorare insieme».
E così fu. Un paio di anni dopo Huston lo chiamò e gli disse: hai tempo di venire in Europa e scrivere Moby Dick per il cinema? Il problema è che Bradbury non l' aveva mai letto. Quindi si prese una nottata per decidere, dilaniato tra il poco interesse per la balena bianca («non sono mai stato in grado di leggere quella dannata cosa», dice) e il grande amore per Huston.
Una notte di lettura e Bradbury si era innamorato anche della balena.
Cambiò tutto, cambiò anche il finale, con Huston che gli aveva garantito: «Diamine, ho assunto Bradbury. La sceneggiatura, giusto o sbagliata, sarà tua». Ci mise fatica e varie stesure, non riuscendo a trovare la via maestra. Poi un giorno il miracolo. Nell' intervista Ray racconta: «Una mattina sono uscito dal letto, mi sono avvicinato allo specchio e ho detto: sono Herman Melville. Il fantasma di Melville mi ha parlato e in quel giorno ho riscritto le ultime trenta pagine della sceneggiatura. Tutto è venuto fuori in una esplosione appassionata. Ho attraversato Londra e l' ho portato a Huston.
Mio Dio, è proprio quello che volevo, disse lui».
Così talvolta, tra rifiuti e grandi capolavori, anche i geni si possono incontrare per interposta persona.