SARÒ FRANCA – LA LEOSINI COSTRETTA A PRECISARE LA FRASE SULLO SCHIAFFONE: “NON HO DETTO CHE LA RESPONSABILITÀ ERA DELLE DONNE, ERA UN CONTESTO COLLOQUIALE. NON C’È GIUDIZIO MA UN CONSIGLIO CHE MI SEMBRA DI MINIMA PRUDENZA” - “DUBBI SU ALCUNE CONDANNE? ASSOLUTAMENTE SÌ. SABRINA MISSERI E SUA MADRE COSIMA HANNO AVUTO L’ERGASTOLO. E POI CI SONO ALTRI CASI IN CUI A 35 COLTELLATE CORRISPONDONO SOLO 20 ANNI…”
1 – ″LA RESPONSABILITÀ CE L’HA ANCHE LEI COME TUTTE LE DONNE CHE NON MOLLANO IL MARITO AL PRIMO SCHIAFFONE” – IL COMMENTO DI FRANCA LEOSINI A SONIA BRACCIALE DURANTE L’ULTIMA PUNTATA DI ‘STORIE MALEDETTE’
2 – LA POLEMICA SOCIAL PER LA PAROLE PRONUNCIATE IN TV
Maria Corbi per “la Stampa”
SONIA BRACCIALE FRANCA LEOSINI
Franca Leosini si meraviglia della polemica nata per una frase pronunciata durante la seconda puntata di Storie Maledette e diretta a Sonia Bracciale, accusata di essere la mandante dell'omicidio del marito violento.
Le rimproverano di avere colpevolizzato le donne dicendo alla sua intervistata: «La responsabilità ce l'ha anche lei come tutte le donne che non mollano il marito al primo schiaffone».
«Non ho detto che la responsabilità è delle donne, era un contesto colloquiale dove ho espresso un pensiero che corre sul filo della logica e soprattutto che è da considerare un consiglio, non certo un rimprovero. Perché, lo ripeto, sarebbe opportuno per una donna andarsene al primo accenno di violenza. Non aspettare che la violenza monti arrivando alle estreme conseguenze».
Questa volta anche i leosiner, i suoi fans, hanno avuto da ridire. Chiara, su Twitter, la invita a non giudicare: «Cara Franca, sono una di quelle che al primo schiaffo non se n'è andata. Ho mollato dopo due anni, sono andata in terapia per cercare di capire perché non ci fossi riuscita prima».
franca leosini storie maledette
«È sbagliato prendere alla lettera una affermazione che è figurativa e dove non c'è un giudizio ma un consiglio che mi sembra di minima prudenza. A me dispiace essere fraintesa, anche perché con la mia vita e le mie battaglie ho dimostrato come la penso e che sono sempre dalla parte delle donne.
Mi sembra incredibile che si possa supporre il contrario. Ci mancherebbe che una donna fosse responsabile di una violenza subita. Capire dubitare raccontare, sono i tre verbi che io frequento nella mia trasmissione».
Capire. Cosa ha capito degli uomini che uccidono le donne? Lei ne ha incontrati diversi.
«Che hanno in comune un tratto: la fragilità. Un uomo che ha la forza morale di elaborare non è mai violento. Per fortuna esistono i centri antiviolenza e le donne devono prendere in maniera veloce le distanze. E ritorniamo alla frase che ha fatto tanto polemiche "al primo schiaffone".
Soprattutto quando ci sono i figli, perché oltre alla sofferenza che gli si infligge, gli si fa subire un modello di comportamento che spesso viene replicato».
Quando li incontra ha l'idea che siano consapevoli di quello che hanno fatto?
«In carcere c'è molto tempo per riflettere, e il mio ruolo, lo ripeto, non è quello di giudicare. Io cerco di capire cosa possa avere portato quella persona dalla normalità a un gesto estremo che a quella persona non somiglia.
franca leosini storie maledetti sabrina misseri
Questo è il senso, il nucleo fondante di Storie Maledette. La cosa che mi fa anche molta tenerezza sono i figli che continuano ad andare a trovare i genitori nonostante quello che hanno fatto. Un gesto di grande pietas.
Hanno in loro quella enorme e meravigliosa capacità che è il perdono. Uno dei più grandi esempi di generosità umana. Li guardo con grande tenerezza e rispetto».
Dubitare. Ha mai dubitato della colpevolezza di un condannato?
«Assolutamente sì. Mi sono fatta l'idea che ci sono stati degli errori giudiziari. Sonia Bracciale è stata condannata a 21 anni di reclusione come mandante dell'omicidio. Posso credere che sia stata mandante del pestaggio del marito ma sono certa che non ne volesse la morte perché tra le altre cose lei si stava separando.
SARAH SCAZZI E SABRINA MISSERI
La condanna a 21 anni mi è sembrata eccessiva. Oppure nel caso di Sabrina Misseri e di sua madre Cosima (è il caso di Avetrana, ndr.) colpevoli - perché le sentenze si rispettano - di un delitto per il quale non c'è possibilità di risarcimento visto che si tratta della vita di una quattordicenne, ma dove non c'è stata premeditazione e non c'è stato vilipendio del corpo.
Eppure hanno avuto l'ergastolo. E poi ci sono altri casi invece in cui a 35 coltellate corrispondono solo 20 anni. È il libero convincimento del giudice e, come ho detto ai 110 anni della Associazione Magistrati, mi lascia perplessa».
35 coltellate e 20 anni. Parla di Parolisi, che ha da poco avuto un permesso premio.
«Io sono d'accordissimo che abbia una seconda possibilità, non sono d'accordo sull'ergastolo dato a Sabrina e alla madre».
Raccontare. Lei ha raccontato i delitti più efferati di questo Paese. Tra cui la strage del Circeo, 45 anni fa, intervistando Angelo Izzo. È vero che è riuscito a imbrogliarla?
«Io difficilmente mi faccio imbrogliare dalle persone. Nel caso di Izzo mi aveva convinto del suo cambiamento. Mi disse "noi meritavamo un colpo alla nuca"».
Uscito dal carcere uccise due donne. L'ha più sentito?
«Mi fece sapere che lui veramente pensava di essere cambiato, che quella parte di lui buia non potesse più prendere il sopravvento. E spero che ora la sua carcerazione sia per sempre. Credo sia giusto dare una possibilità di recupero, ma quando vedi che il recupero non c'è allora l'ergastolo non deve avere spiragli.
Lo dico con dispiacere ma con assoluta certezza. Anche intervistarlo vorrebbe dire dargli un'altra chance e io per prima non voglio dargliela». -
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