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“NELLA CANZONE DI CRISTICCHI C’È IL VITTIMISMO DELLA LACRIMUCCIA, L’IDEOLOGIA DOMINANTE ITALIANA” – MIRELLA SERRI SCRIVE A FRANCESCO MERLO PER STRONCARE IL BRANO PORTATO A SANREMO DAL CANTAUTORE: “CELEBRA LA PATOLOGIA DELLA MAMMA, L’ALZHEIMER, CON UNA VISIONE MELENSA ED EDULCORATA DELLA MALATTIA” – E MERLO CI METTE IL CARICO: “LA CANZONETTA DI CRISTICCHI, MUSICALMENTE POVERISSIMA, È UNA LAGNA. C’È IL VITTIMISMO AGGRESSIVO DELLA MELONI, CHE AGISCE PERCHÉ SUBISCE, E PIÙ ANTICO C’È QUELLO PIAGNUCOLOSO E FIERO, CHE ESIBISCE LA VITTIMA E LA CELEBRA COME EROE” – LA PARABOLA DI CRISTICCHI, DIVENTATO UN “SANTONE” IDOLO DEGLI ULTRÀ CATTOLICI
Estratto da “Posta e risposta”- “la Repubblica”
Caro Merlo, “Quando sarai piccola ti aiuterò a capire chi sei, / Ti starò vicino come non ho fatto mai. / Rallenteremo il passo / se camminerò veloce” e via cantando, con Simone Cristicchi che celebra a Sanremo la patologia della mamma, l’Alzheimer.
Una visione melensa ed edulcorata della malattia: nel testo c’è il termine “giocare” per un disturbo che è pure molto violento e pericoloso. Ma cosa rappresenta questo inno? È una versione peggiorativa del mammismo italiano che sfrutta il dolore per far volare le canzoni (nella classifica)? Dobbiamo rimpiangere Beniamino Gigli e Claudio Villa?
Mirella Serri
Risposta di Francesco Merlo
Simone Cristicchi vince il premio della sala stampa Lucio Dalla a sanremo - foto lapresse
Come hai ragione, cara Serri: la canzonetta di Cristicchi, che musicalmente è poverissima, nell’insieme è una lagna, e non solo perché si inscrive nel vittimismo della lacrimuccia, che è l’ideologia dominante italiana. C’è il vittimismo aggressivo della Meloni, che agisce perché subisce, reagisce perché patisce, e più antico c’è quello piagnucoloso e fiero, che esibisce la vittima e la celebra come eroe del nostro tempo.
Ciascuno di noi ha i suoi morti e molti di noi li hanno accompagnati alla morte, ma “venghino signori e pianghino”, in Italia si insegue lo stupor mundi sfoderando cancrene alla gamba e cancri alla stomaco, teste rasate dalla chemioterapia, bende, sedie a rotelle e cecità. Peggio della cantilena di Cristicchi, ci sono solo i laudatori delle parolette di Cristicchi che, senza la loro presunzione, sarebbero insignificanti.
Dandosi arie sapute, un po’ Benedetto Croce e un po’ Umberto Eco, spacciano, infatti, “Quando sarai piccola” per lo Stabat Mater o per la poesia capolavoro, “Per lei”, di Giorgio Caproni, o ancora per una delle mille belle canzoni che celebrano le mamme, da Let It Be a Viva la mamma di Bennato.
L’Italia è il paese della mamma, della donna matrice che dà forma a tutto, artista naturale, origine del mondo, il Paese di Pergolesi e Rossini, il Paese dove la Vergine Madre è l’altra faccia della Croce, della Santa “Madre” Chiesa, la natalità/maternità appunto che prevale sul martirio.
mirella serri foto di bacco (1)
In nome e in difesa di questa tradizione, dedichiamo a Carlo Conti e a tutta la corte sanremese l’incipit della Ballata delle madri di Pasolini:”Mi domando che madri avete avuto. Se ora vi vedessero al lavoro in un mondo a loro sconosciuto, presi in un giro mai compiuto d’esperienze così diverse dalle loro, che sguardo avrebbero negli occhi”. Ovviamente si può tentare una canzone anche sull’Alzheimer che (forse) verrà alla mamma.
Nessuno, in nessun paese del mondo, ci aveva mai provato, Cristicchi sì. È un merito? Non lo so. Il risultato è una lagna, davvero degna di questo Sanremo, che è stato il peggiore di sempre.
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