FU VERA ARTE LA CRONACA NERA - STORIACCE DI CADAVERI, SBIRRI COMPLICI E TRUCIDI NELLA PENOMBRA: NEL ROMANZO THRILLER DI SALVO SOTTILE IL RACCONTO DI UNA CRUDELTÀ CHE MISCHIA E CONFONDE VITTIME E CARNEFICI

Stefano Di Michele per “il Foglio”

 

CRUEL SALVO SOTTILECRUEL SALVO SOTTILE

Fu vera arte, la cronaca nera. Di beato fumo, di questura, di sbirri complici, di soste all’obitorio, di santità della mignotta e di trucidi nella penombra. “Strage di mondane brutalmente assassinate da bande di finocchi armati!”, gridava il Perozzi di “Amici miei” alle stesse, dalle generose cosce, accampate nel bar sotto la redazione. Cose così. Lama, pallottola, corda, fuoco, mazza. Invocazioni al signor commissario: “Dotto’, dimmi qualcosa”. “Non ti dico un cazzo!”.

 

Capocronista: “Voglio la foto del morto!”. Si rubava pure, allora, la foto del morto. Cagnacci, vil razza, i cronisti di nera. Banda a sé, in ogni giornale. Tra simili, piuttosto, si prendevano – non tra colleghi: il fighetto della politica, il saggetto dell’economia, il saputello della cultura. Quelli che sapevano (credevano di sapere) tutto – ma quasi sempre era solo il cronista di nera, ad aver visto tutto. La gola squarciata, il petto col merletto dei pallettoni ricamato sopra, il corpo macellato dagli uomini e mangiato dalle bestie, (topo di fogna, cane di strada). Vedono ancora cose, quelli della nera, che gli altri umani della redazione neanche possono immaginare.

 

giorgio restelli e salvo sottilegiorgio restelli e salvo sottile

Così che le rare volte che un romanzo o un film o una fiction deve mettere in scena un giornalista, sempre al giornalista di cronacaccia tocca, ché di solito gli altri non offrono materiale nemmeno per un super 8 di un quarto d’ora. Salvo Sottile è cronista di nera (di razza: di suo, e per quarti di nobiltà di lombi paterni), che ancora pischello si aggirava tra il cadavere di Lima, i brandelli di Falcone e Borsellino, gli sparati di ogni sorta. Perciò istruito come fu, Salvo sa – ancora imberbe, lambito dal tramonto di un’epoca dove la cronaca nera era storie e facce: di vittime, di delinquenti, di sbirri.

 

Sudate, impunite, spaventate. Storiacce con dentro, spesso, la grande storia. Prima che tutto si mutasse in accademia, in chiacchiere, in visi oscurati, nel politicamente corretto – la mondana che mondana non è più, manco mignotta né puttana, chissà cos’è; l’assassino che è sempre presunto; la fisiognomica, che guai a farci affidamento. Scarnificata, addolcita, raffinata, smerlettata – evirata, diciamo, negli ultimi decenni la povera cronaca nera, con travaso di sociologi, psicologi, studiosi a tutto campo (e magari a poco obitorio).

sottilesottile

 

Di sapienza perciò fornito, Salvo la stessa ultima evoluzione ventennale della cronaca nera nostra ha accompagnato – dalla polvere e dagli sfanculamenti di strada agli studi televisivi, dai lampeggianti ai riflettori, da “Quarto grado” a “Linea gialla”: a discutere, i vivi, dei morti e degli assassini. Ma ciò che l’immagine mostra, si sa, è diverso da ciò che l’occhio vede – e da ciò, soprattutto, che il naso sente, ché è storia di odori e puzze, merda e piscio, mica poche volte, la nera.

 

E alla sua antica passione – già in qualche modo celebrata con altri libri: “Maqueda” e “Più scuro di mezzanotte” – ha elevato, col suo ultimo romanzo (“Cruel”, Mondadori), il degno altare. “Ho volutamente tentato un azzardo – spiega –. Ho portato il male da fuori a dentro”. “Cruel” è un giornale, un “crime magazine” – il succedaneo dell’antica nobiltà di pubblicazioni genere “Cronaca vera”, che generazioni di frequentatori di barbieri e miliardi di tagli e sfumature ha mirabilmente accompagnato.

 

salvo sottile sarah varettosalvo sottile sarah varetto

Il protagonista della storia è appunto un giornalista di nera, Mauro Colesani: uno che arranca col motorino sfasciato, che corre e suda e impreca, che traffica con poliziotti e medici legali, che vive accampato, che fa il ganzo con le giovani stagiste, scopate da una botta e via. Che sta tutto il giorno in redazione – redazione fornita, come ogni redazione realmente è, di adeguato numero di colleghi stronzi.

 

Carico di errori, di fallimenti, di quella testardaggine che sospende tra la simpatia e l’antipatia. Un generoso cazzone. Uno quasi miracolosamente sfuggito all’evoluzione/ involuzione ultima. Con amico commissario – un po’ triste, un po’ arguto, un po’ Ingravallo e un po’ Maigret, con i sentimenti appesi all’attaccapanni come il cappotto. E, soprattutto, una mano esterna, un volto quasi mai in luce che alla fine si rivelerà decisivo… “Cruel” è una storia di purissima crudeltà – di povere vittime (giovani donne) catturare, sgozzate, private del sangue (cinque litri ogni corpo ne contiene), sistemate come per un macabro rito.

 

sottile  salvo  sottile salvo

Ma è anche il racconto – sempre più ritmato, sempre più vertiginoso – della persistenza della crudeltà stessa, che dentro di sé ne contiene subito dopo un’altra, che confonde i buoni e i cattivi, che mischia chi nello specchio si guarda e l’immagine riflessa (ah, santo Borges!), che aggroviglia insieme vittime e carnefici. Persino la messinscena del cadavere a volte dice, a volte nasconde.

 

E’ – non altro si può dire: ché al lettore tocca poi incontrare l’assassino e prendersi un po’ di paura – come quando la malattia mangia la cura. Ma è la stessa sconfitta della crudeltà, infine, che certifica e fa avanzare sul palcoscenico dell’ultima pagina il persistere del male che subito torna in fiore: “E’ abbastanza crudele?”.

 

Il lettore, alla fine, avrà tutte le risposte, ma nessuna consolazione. Da bravo cronista di nera (pur adesso più spesso in studio televisivo accampato), Salvo Sottile sa che ogni storia si nutre di un dettaglio, come “il filo che pende” nei telefilm del tenente Colombo – è quello che non solo porta sempre alla soluzione, ma che consente di tenere sveglia l’attenzione: degli investigatori nella realtà, degli spettatori nella banalità del divano di casa.

salvo sottile a miss italiaw salvo sottile a miss italiaw

 

Un colore, una parola, un gesto inconsueto, lo zucchero, il sale, la mela su un vassoio: sono le cose più quotidiane che spesso conducono al disvelamento del tumore della crudeltà che ci cresce intorno. Salvo lo sa – nella sua perfetta messinscena di ombre, persino dentro la luce. 

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