FUNERALINO - DA GIACHETTI A BOBO CRAXI, DA PADELLARO A MIMUN, DA MARA CARFAGNA FINO A MELANIA RIZZOLI: ALLA CHIESA DEGLI ARTISTI DI ROMA L’ULTIMO SALUTO AL GIORNALISTA DEL FATTO EMILIANO LIUZZI - TRAVAGLIO: “AFFIDABILISSIMO NELLA SUA RANDAGIA INAFFIDABILITÀ. QUANDO AVEVA PER LE MANI UNO SCOOP, NON SE LA TIRAVA, ANZI SMINUIVA: "CI SI FA UN PEZZETTO…”
Foto di Luciano di Bacco
Da il “Fatto Quotidiano”
Aveva 46 anni Emiliano Liuzzi. Era nato a Livorno, figlio di Livio Liuzzi ex condirettore del "Tirreno" e poi direttore de "La Nuova Sardegna". Dopo un master in giornalismo alla Columbia University a New York, le prime esperienze professionali di Emiliano erano state al "Corriere di Belluno" e a "l' Alto Adige", per poi passare proprio al "Tirreno" durante la direzione di Sandra Bonsanti.
in ricordo di emiliano liuzzi ascoltano una sua canzone
Ha collaborato con "l' Espresso", "Panorama", ha diretto il "Corriere di Livorno" e, nel 2010, è arrivato al "Fatto Quotidiano". Prima come responsabile della redazione web dell' Emilia-Romagna, poi nella squadra del "Fatto del lunedì". Nel 2012 aveva pubblicato il libro "Giochi non proibiti" (edizioni Imprimatur) sul problema del gioco d' azzardo. La redazione, la segreteria e i collaboratori del "Fatto" si stringono attorno alla moglie, ai figli e a tutte le altre persone che gli volevano bene.
1. EMIL, FINO ALL' ULTIMO PEZZETTO
Marco Travaglio per il “Fatto Quotidiano”
Quando muore un giornalista, di lui rimangono i fiori e i frutti di quello che ha seminato con l' inchiostro della sua penna. Emiliano Liuzzi ha seminato molto, più di quanto chiunque di noi potesse immaginare.
naida liuzzi la madre di emiliano
Non solo con i suoi articoli, ma anche con tutto il resto di se stesso: con la sua umanità. E i ricordi belli e affettuosi di tanti amici, colleghi e lettori sul nostro sito e sui social, e le condoglianze dai personaggi anche più inaspettati, sono solo un piccolo florilegio del raccolto di quella semina. Che si è appena interrotta e già manca a tutti.
Non era un tipo di molte parole, Emil. Quando aveva finito le cose da dire, aveva anche finito di parlare. Bastava un' occhiata, con quel lampo nei suoi occhi azzurrissimi, per intendersi. Anche se aveva solo 46 anni, era un cronista all' antica, d' altri tempi.
silvia truzzi cinzia monteverdi
Di quelli che scarpinano e badano solo alla notizia, senza tanti fronzoli, parole, retorica. Anche se umanamente sono dei buoni e degli inguaribili sentimentali. Di quelli che conoscono tutti, s' infilano dappertutto, annusano tutto e dunque sanno sempre ogni cosa.
Che per tutto il giorno non sai mai dove siano, ma poi in extremis arrivano e scrivono il pezzo all' ultimo tuffo. Che sembra non ci siano mai, invece ci sono sempre. Affidabilissimi nella loro randagia inaffidabilità.
Quando aveva per le mani uno scoop - la lista dei massoni quando dirigeva il Corriere di Livorno, l' intervista al pentito della Magliana Maurizio Abbatino e le nuove occupazioni dei brigatisti rossi (per ricordarne solo due) per il nostro Fatto - non se la tirava, anzi sminuiva: "Ci si fa un pezzetto…".
Non è facile fare cose così serie senza mai prendersi troppo sul serio. E nemmeno farsi amare e rispettare come ci riusciva lui. Aveva le sue idee, le esponeva con franchezza non nelle sue cronache e nelle sue inchieste (i fatti separati dalle opinioni), ma nelle sue comparsate in tv ("Non ci andare, in quella trasmissione, Emil!", "Facciamo che è l' ultima volta, poi basta" ed era sempre la penultima).
Eppure, quando Emil chiamava qualcuno, anche sul fronte più distante dal Fatto, nessuno gli buttava giù il telefono. E tutti, dopo due parole, gli rispondevano con piacere. Perché Emil sussurrava, non gridava. Sorrideva, non ringhiava. Cercava di capire e solo dopo giudicava. E riportava fedelmente quel che vedeva e sentiva.
Perciò le sue interviste e i suoi reportage venivano così bene: perché non dimenticava mai, nemmeno quando dormiva (e dormiva parecchio), che cosa dev' essere un giornalista. Ora che vaga leggero nel paradiso dei livornesi, dove tutto è consentito, anche qualche moccolo, i suoi figli devono essere orgogliosi di aver avuto un padre così, magari lontano ma speciale. Proprio come noi siamo fieri di averlo avuto per collega e amico.
Emil era al Fatto da sei anni. Prima come responsabile della redazione Emilia Romagna del sito, poi a Roma da quando nacque il numero del lunedì, che curava con amore e passione insieme a un pugno di colleghi scrivendo anche cinque o sei pezzi alla settimana (oltre a quelli per il quotidiano degli altri giorni), lavorando praticamente sempre: 365 giorni all' anno. E mai una lamentela, una pretesa, un pettegolezzo, in un ambiente di servette qual è il nostro.
L' idea che non lo vedremo più ciondolare nei corridoi di via Valadier 42 con l' andatura dinoccolata, il naso allegro da italiano in gita, la barba da fare, i ricci arruffati, il segno del cuscino sulla guancia, lo smartphone incollato tra l' orecchio e la spalla e l' eterna sigaretta appesa al labbro inferiore è ingiusta e insopportabile. Almeno quanto il pensiero che, nei nostri karaoke, non ci canterà più il suo cavallo di battaglia, la struggente e malinconica Io e te di Enzo Jannacci. L' altra sera, quando se n' è andato, aveva appena provato Eri piccola di Fred Buscaglione per cambiare un po'.
Ma era Io e te quella che gli somigliava di più: "Io e te, io e te che ridevamo, io e te che sapevamo, tutto il mondo era un bidone da far rotolare. Sì perché la bellezza dei vent' anni è poter non dare retta a chi pretende di spiegarti l' avvenire, e poi il lavoro e poi l' amore. Sì ma qui che l' amore si fa in tre, che lavoro non ce n' è, l' avvenire è un buco nero in fondo al dramma.
Sì, ma allora, ma che gioventù che è, ma che primavera è, e la tristezza è lì a due passi, e ti accarezza e ride, lei". Ora la canteremo sempre pensando a te, Emil. Tanto, nostro malgrado, ce l' hai fatta imparare a memoria. E ce l' hai pure fatta capire.
2. EMIL, IN ALTO O IN BASSO, AL PUNTO SAPEVI ARRIVARE
Stefano Caselli per il "Fatto Quotidiano”
lucrezia lante della rovere (3)
Il terreno del ricordo, quando qualcuno se ne va, è il più scivoloso che ci sia. Si rischia di essere ingiusti, di dipingere ritratti senza macchia e senza dimensione. Ma solo i noiosi non hanno ombre e tu, Emiliano, non eri per nulla noioso. Avevi le tue belle ombre, come tanti di noi, ma sapevi schiarirle dietro a un sorriso anche quando facevi saltare i nervi.
Ieri abbiamo provato un po' tutti a parlare di te sul nostro sito. E come spesso accade nelle cerimonie di addio, lo abbiamo fatto per noi. Qualche collega di altre testate, mi raccontava poco fa Enrico Fierro, si è stupito. Chissà, forse avevi ragione - e lo dicesti a Silvia D' Onghia su quel treno verso Livorno e La Spezia -: il tuo era ancora "l' unico posto in cui è bello lavorare".
Oggi abbiamo riletto quello che di te ha scritto Marco Lillo: "Emiliano era un daltonico incapace di distinguere i colori ma che vedeva benissimo il senso del quadro". Ecco, Marco - che siamo abituati a vedere navigare tra brogliacci, faldoni e improbabili prose questurine - ha usato parole belle ed efficaci: eri daltonico, perché come tutti a volte eri un po' confuso, ma al punto ci arrivavi sempre.
E non importa se il punto stava in alto o in basso: "Emiliano - scrive ancora Marco - non era un giornalista per addetti ai lavori - parlava a tutti e soprattutto ascoltava tutti. Se ne fotteva se il suo commento poteva essere nazionalpopolare e magari stonava con i pezzi di un grande cronista. Se l' ospitata da Barbara D' Urso arrivava dopo il lancio del suo articolo serio, non era un problema suo".
Alto e basso. La curiosità non deve avere limiti. E tu, di curiosità, ne avevi da vendere.
Basta scorrere la grande quantità di pezzi a tua firma nel nostro giovane archivio per capirlo. Hai scritto di tutto, privilegiando le tue passioni: la politica, la storia, la musica e la scrittura. Vorremmo dare qui una piccola antologia dei tuoi "alti e bassi", ma sarebbe impossibile. Così andiamo a fiuto e cominciamo dalla tua Emilia, che seguivi dalle pagine della sezione dedicata del sito prima di trasferirti a Roma.
Ricordi quando per poco non facesti dimettere il presidente della Regione Vasco Errani? Ci eri quasi riuscito, poi i pompieri di partito hanno spento l' incendio: "Il presidente - scrivevi - è indagato per falso ideologico in una vicenda che avrebbe ostacolato le indagini sul finanziamento di un milione di euro destinato alla cooperativa Terremerse, presieduta da Giovanni, il fratello di Errani". Alla fine Errani fu condannato in primo grado per falso ideologico e davvero diede le dimissioni.
claudia gentili giorgia solari
E poi, ultimamente, quella storia del responsabile del servizio urbanistica del Comune di Reggio Emilia e del marito sindaco (già capogruppo ai tempi del predecessore e ora ministro Graziano Delrio) che avrebbero acquistato una casa da una società con mani e piedi nell' inchiesta Aemilia che ha scoperchiato la cupola 'ndranghetista tra il Po e la Toscana. Un altro bel casino dei tuoi.
Ma soprattutto, chissà come diavolo avrai fatto ad avere quell' informativa anonima con cui potesti attaccare un pezzo scrivendo: "Da ieri Maurizio Abbatino, 69 anni, che per il pubblico è il Freddo di Romanzo Criminale, ma nella vita reale il Crispino della Banda della Magliana, è tornato a gironzolare nelle strade del suo vecchio quartiere, nelle vie dove lui, il primo dei pentiti, fece arrestare l' intera organizzazione criminale, gli amici di strada".
Uno scoop, al punto che il Crispino, poche settimane dopo, decise di parlare con te per raccontare: "Sono un morto che cammina. Ho una taglia sulla testa, metto il piede a Roma e mi ammazzano". Il tuo testa a testa con Abbatino è un' appendice di Romanzo Criminale, un prologo di Mafia Capitale.
"Quanta gente ha ammazzato"? "Troppa, non voglio ricordare". "Chi l' ha ereditato il suo potere?". "Un certo Massimo Carminati". E così via.
bobo craxi con la moglie scintilla
E poi l' ultimo scoop, Valerio Morucci, già capo della colonna romana delle Brigate Rosse, assunto a tempo indeterminato dalla G Risk, la società amministrata fino al novembre 2014 dal suo ex cacciatore, il generale Mario Mori e ora di proprietà dell' ex dirigente dei servizi segreti Giuseppe De Donno, "imputato con Mori a Palermo al processo Trattativa Stato-mafia". In pratica il gatto e il topo fanno la pace e ora danno la caccia insieme agli uccellini in una società di "Security and Intelligence Service". A forza di scartabellare tra i tuoi articoli, rischiamo di dimenticarci del basso.
Ma poi, quale basso? La tua passione era la grande musica italiana, al punto da affliggerci con le tue interpretazioni di Mina davanti alla macchinetta del caffè. Di quella musica scrivevi con tale passione che potevi permetterti di fare lo stesso pezzo ogni anno: "Un anno senza, due anni senza, tre anni senza…". E potevano essere Dalla, De André o Jannacci: "Emiliano, l' hai già scritto l' anno scorso!". Poi erano così belli che te li si pubblicava lo stesso.
Martedì mattina mi ha chiamato Marco Lillo. Non sapeva ancora e voleva dirmi di mandare proprio te all' inaugurazione di un super ristorante giapponese in una qualche terrazza romana.
"Prenoti ora e hai il posto a fine maggio", dice Marco. Tu avresti sicuramente trovato posto prima. Avremmo potuto andarci per guardare dall' alto il basso e viceversa. Poi ti avrei offerto da bere e tu come al solito avresti rifiutato: "No, sono astemio". E al mio "Ma come si fa ad andare a cena con un astemio!" avresti sorriso. Come sempre.
roberto inciocchi e alessandro ferruccimelania rizzolilucrezia lante della roveremarco lillo (2)mimmo calopresti alessandro ferrucci roberto inciocchiantonio padellaro melania rizzolialessandro ruben mara carfagnaantonio padellaro ricorda emiliano liuzziclaudia gentili ricorda emiliano liuzzi (1)claudia gentili ricorda emiliano liuzzi (2)clemente mimun (2)dsc 6704dodi contigiampiero calapagianluca pignatelligli amici di emiliano lo salutano all uscita della chiesa (1)gli amici di emiliano lo salutano all uscita della chiesa (2)la famiglia liuzzi (2)il feretro in chiesain ricordo di emiliano liuzzila benedizione del feretrola famiglia liuzziluca de carolislucrezia lante della rovere giorgia solarilucrezia lante della rovere (2)oliviero behapadre valter saluta lucrezia lante della roverepadre valter da l ultima benedizione a emiliano liuzziroberto giachetti (2)roberto giachetti cristina cosentinosilvia truzzibenedicta boccoli (2)