FUORI I SOLDI! - LOTTA ALLA CASTA DEI VIP SCROCCONI ALLO STADIO - LE SOCIETA’ NON NE POSSONO PIU’ DI DISTRIBUIRE OMAGGI A SINDACI, CONSIGLIERI, ASSESSORI, ONOREVOLI E PARENTUME VARIO (E GASPARRI S’INCAZZA) - IL PESCARA ELIMINA GLI INGRESSI GRATIS E PER REGOLARE L’ACCESSO CI VOGLIONO I CARABINIERI - PERFINO TOM DI BENEDETTO DÀ LEZIONE: “NEGLI STATES LO STATUS SYMBOL E’ COMPRARSI IL BIGLIETTO…”

Carlo Tecce per "Il Fatto Quotidiano"

Il politico scroccone, spiaggiato in tribuna autorità, insegue il pallone e le telecamere: ormai è una specie che rischia l'estinzione. Va protetta, va salvata. I tifosi pescaresi, solidali, hanno montato un video di pochi minuti eppure particolarmente toccante: "Adotta un consigliere comunale, campagna di sensibilizzazione a favore dei poveri indigenti amministratori locali". A Pescara è successo. Anni e anni di serie B e C, di poltroncine piegate con sbadigli e sconfitte. Adesso, proprio adesso che il Pescara ritorna in A: no, incredibile.

Però dovete crederci anche se vi sembra impossibile. Ma è successo. La società ha eliminato i 160 biglietti gratuiti che garantivano all'assessore uno struscio perlomeno di gomito con il presidente Massimo Moratti o il rampollo Andrea Agnelli. Niente. Dovete pagare, dicono. E voi, rinfrancati, v'immaginate il politico pescarese che riscatta la categoria, tumula il livore contro la casta e libera i portafogli dei colleghi. Non immaginatevi questo, per favore.

A Pescara hanno chiamato i Carabinieri prima di ospitare l'Inter: dovevano spulciare la lista dei fortunati su richiesta di Fausto Di Nisio (Idv), ma neanche l'appuntato e il brigadiere sono riusciti a forare la muraglia. Renato Ranieri (Pdl), che presiede la commissione Finanze, e l'euro lo maneggia, s'appella all'articolo 26 del regolamento comunale: "Il testo stabilisce che il Municipio decide chi può transitare per lo stadio".

Qualcuno poteva citare Totò, Peppino e la Malaffemmena: persino le galline raggiunsero Milano in treno. Non erano vietate, le galline. E l'articolo 26 non esisteva . A Roma la faccenda è più seria. Perché il Parlamento è abituato a riunirsi in seduta plenaria in quello spicchio di Olimpico che chiamano Tribuna Monte Mario Vip. Tutta d'un fiato. Le fusioni (ed effusioni) calcistiche funzionano, meglio di qualsiasi coalizione: tifano insieme Massimo D'Alema, Maurizio Gasparri, Francesco Rutelli, Walter Veltroni, Mario Baldassari, Cesare Previti, Franco Baccini, Clemente Mastella.

E se volete una lista più completa, basta consultare i siti di Camera e Senato. Pochi ne mancano. Pochi rinunciano a una passerella in notturna, soprattutto. Quando i disgraziati tifosi sormontano codoni per acquistare un biglietto per una partita di cartello, i politici compongono il numero di Roma e Lazio oppure s'affidano al Coni. Anche perché, di questi tempi cupi, meglio non chiamare né Claudio Lotito né gli americani giallorossi. Il Coni sottrae incassi, milioni veri per le società, e non molla i 550 posti liberi (per la Roma): tagliandi che vanno distribuiti con un criterio non propriamente olimpico.

La Roma ha ridotto il lusso per i politici. Quando gli americani si ritrovarono più di mille poltroncine riservate, il presidente Thomas Dibenedetto osservò: "In America il settore migliore viene venduto a prezzi più cari. Lo status symbol non è essere in tribuna gratis, ma comprarsi il biglietto". Ci vuole coraggio per spiegarlo a Gasparri: "La società pensi ai risultati", che lui si concentra per arraffare un sediolino riscaldato. Non un'operazione semplice.

Perché gli americani quei mille riservati li hanno fatti diventare prima 250 e ora 200: come mettere il Parlamento nella ventiquattrore. Questa è la capitale. E il direttore generale Franco Baldini l'ha ricordato pubblicamente: "Un primo grande problema sono i biglietti. È difficile spiegare alla proprietà la chimera del biglietto gratuito". La Roma, però, insiste: mette in vendita centinaia di biglietti - in quel riparo che fu per vecchi tromboni e giovani politici - a prezzi elevatissimi che variano da 6mila e 8mila euro.

A volte, il potere compra: non chiede. La Roma conosce il rischio (a parte le telefonate) e quel sistema mediatico, infiltrato da politici-tifosi e tromboni, appunto - che cercano di screditare la dirigenza per un biglietto negato. Anche questo è successo, davvero, e siamo a Roma. A Milano rivendicano il privilegio: "Fermate le ipocrisie, al Meazza si parla di politica", spiegò ad Affaritaliani, e con una certa convinzione, il capogruppo Carmela Rozza (Pd).
Non buttano così 320 tagliandi per assistere a qualsiasi incontro di Milan o Inter, tutti destinati al Comune che poi li consegna a mano. Forse quest'anno la metà verrà donata. Questo è il piano in vigore per la stagione 2012/13, ecco la rosa di Giuliano Pisapia: 4 biglietti a partita per il sindaco, 2 a ciascuno per i 12 assessori e 48 per i consiglieri. A Parma, Palermo, Firenze, Napoli si combattano le stesse battaglie: società di qua, politici di là. Al Bentegodi di Verona, solitario e con la solita aria triste, il presidente Luca Campedelli (Chievo) si guardò intorno e disse: "Perché queste poltroncine sono per il Comune?"

 

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