don camillo peppone

IL GIALLO SUL SESTO FILM DI DON CAMILLO E PEPPONE - LA PELLICOLA, LA SESTA, CHE AVREBBE DOVUTO CHIUDERE LA SAGA NON FU MAI CONCLUSA PER IL TUMORE AI POLMONI DI FERNANDEL - L’ATTORE DISSE CHE MANCAVANO  SOLO 35 MINUTI DI RIPRESE PER FINIRE IL FILM: DI QUELLA ESPERIENZA RIMASERO ALMENO DUE COPIE DI CUI NESSUNO SA NULLA…

Egidio Bandini per “Libero quotidiano”

 

PEPPONE DON CAMILLO

«A Fernand son ami Peppone». Questa fu la frase scritta da Gino Cervi sulla corona di fiori inviata alle esequie di Fernandel: per tutti l' attore francese era don Camillo e, di conseguenza, Cervi era Peppone. Questa, vedremo, è la motivazione che impedì alla troupe di portare a termine le riprese del film Don Camillo, Peppone e i giovani d' oggi con una controfigura per Fernandel.

 

Procediamo con ordine: il regista Christian Jacque e la produzione Rizzoli decisero di concludere la sesta "avventura" del pretone e del grosso sindaco inventati da Guareschi, dopo la spietata diagnosi che i medici francesi comunicarono per Fernandel: tumore ai polmoni. Tutto liquidato e il risarcimento affidato ai Lloyd' s di Londra.

 

fernandel don camillo peppone

All' inizio delle riprese, Fernandel in un' intervista aveva dichiarato che, se avesse dovuto interpretare un don Camillo "convenzionale", come negli altri film, non l' avrebbe mai fatto: «La grande idea è di portare i tre personaggi - disse Fernandel - don Camillo, Peppone e Gesù, fra i giovani d' oggi: don Camillo non è d' accordo sulla nuova Messa, sulla Messa in francese, ma nemmeno con i maoisti. Sarà un film speciale e, purtroppo l' ultimo, perché è morto Guareschi: il figlio di Peppone è un capellone, ma anche Gesù, nel film, si definisce un capellone». Fernandel paragonava Giovannino Guareschi a Molière e dichiarava che don Camillo era il «ruolo della sua vita» e che, se tutto fosse andato bene, le riprese sarebbero terminate il 15 settembre: «Se tutto va bene...» aveva ripetuto al giornalista francese.

 

SESSANTA GRADI

GINO CERVI E FERNANDEL

Gino Cervi, intanto, era arrivato puntualmente sul set senza baffi (li aveva usati finti nel primo film e lo fece anche nei restanti cinque per scaramanzia) e tutto sembra procedere per il meglio. Ma, in quella caldissima estate del 1970, le cose vanno diversamente, come scrive Maurizio Schiaretti: «Le riprese si susseguono in un clima insopportabile, ci sono momenti in cui, al sole, la temperatura raggiunge i 60°. I due interpreti ne soffrono pesantemente: Fernandel si sente sempre più stanco e a ridargli energia non bastano le pietanze preparate apposta per lui dalla fedelissima Tina, arrivata da Marsiglia.

 

fernandel

È costretto ad interrompere le riprese di una scena in cui deve portare in braccio l' attrice Graziella Granata che non arriva a cinquanta chili (nella foto drammatica due della troupe sostengono l' attrice con un lungo asse). Christian Jacque fa di tutto per farlo sentire a suo agio ma il 31 luglio l' attore si fa visitare a Parma da uno specialista dei polmoni e la sera chiama il regista: «Devo interrompere immediatamente la lavorazione - gli dice quasi in lacrime - ho un polmone fuori uso e l' altro è pieno d' acqua, capisci! Non mi era mai successo di lasciare un film a metà e proprio con te, poi!». Christian Jaques cerca di rassicurarlo: «Non ti preoccupare, torna a Marsiglia e riposati. Quando starai meglio riprenderemo».

 

GINO CERVI

Il 2 agosto Fernandel e sua nipote Martine ripartono in automobile per la Francia, la troupe si scioglie lasciando a Brescello proiettori, cavi, praticabili». Tutto finito? In realtà esiste un' intervista televisiva, rilasciata dall' attore il 15 ottobre 1970 a Jean-Paul Seligmann, nella quale Fernandel dichiara che gli restano solo 35 minuti (di riprese) per finire il film e prosegue: «Senza dubbio sarei in grado di riprendere il mio ruolo molto prima, ma questo non sarà possibile perché abbiamo iniziato il film all' aperto nel mese di luglio. In quel momento gli alberi sono carichi di foglie che ora stanno iniziando a cadere. Siamo così costretti ad aspettare il ritorno della primavera».

 

Nelle immagini l' attore si mostra in forma e ben deciso a finire quanto cominciato, ma ormai la produzione aveva liquidato il film e consegnato le copie: alla cineteca per i contributi statali; forse ai Lloyd' s per l' assicurazione e, qualcuno dice, una copia anche a Fernandel della quale si ignora il destino.

fernandel

 

E GIANCARLO GIANNINI...

Scomparso Fernandel, neppure si poté utilizzare la storica controfigura Fortunato Arena, come disse Gino Cervi a "La Stampa" il 27 febbraio 1971: «Lui (Fernandel) se n' è andato prima e ha portato con sé nella tomba anche don Camillo. Quale attore accetterebbe di mettersi al confronto con Fernandel per riprendere la parte di don Camillo? È sparita definitivamente una maschera e con lui, anche quella di Peppone». Insomma, per rivederli non resta che ritrovare questa benedetta pellicola, che ha un' altra curiosità: nel ruolo dello zazzeruto figlio di Peppone c' era un giovanissimo Giancarlo Giannini...

Ultimi Dagoreport

matteo salvini donald trump ursula von der leyen giorgia meloni ue unione europea

DAGOREPORT – IL VERTICE TRA GIORGIA MELONI E I SUOI VICEPREMIER È SERVITO ALLA PREMIER PER INCHIODARE IL TRUMPIAN-PUTINIANO SALVINI: GLI HA INTIMATO DI NON INIZIARE UNA GUERRIGLIA DI CRITICHE DAL MOMENTO IN CUI SARÀ UFFICIALE L’OK ITALIANO AL RIARMO UE (DOMANI AL CONSIGLIO EUROPEO ARRIVERÀ UN SÌ AL PROGETTO DI URSULA VON DER LEYEN), ACCUSANDOLO DI INCOERENZA – LA DUCETTA VIVE CON DISAGIO ANCHE LE MOSSE DI MARINE LE PEN, CHE SI STA DANDO UNA POSTURA “ISTITUZIONALE” CHE METTE IN IMBARAZZO LA PREMIER

ursula von der leyen giorgia meloni macron starmer armi difesa unione europea

DAGOREPORT – SI FA PRESTO A DIRE “RIARMIAMO L’EUROPA”, COME FA LA VON DER LEYEN. LA REALTÀ È UN PO’ PIÙ COMPLICATA: PER RECUPERARE IL RITARDO CON USA E RUSSIA SUGLI ARMAMENTI, CI VORRANNO DECENNI. E POI CHI SI INTESTA LA RIMESSA IN MOTO DELLA MACCHINA BELLICA EUROPEA? – IL TEMA È SOPRATTUTTO POLITICO E RIGUARDA LA CENTRALITÀ DI REGNO UNITO E FRANCIA: LONDRA NON È NEMMENO NELL’UE E L’ATTIVISMO DI MACRON FA INCAZZARE LA MELONI. A PROPOSITO: LA DUCETTA È ORMAI L’UNICA RIMASTA A GUARDIA DEL BIDONE SOVRANISTA TRUMPIANO IN EUROPA (SI È SMARCATA PERFINO MARINE LE PEN). IL GOVERNO ITALIANO, CON UN PUTINIANO COME VICEPREMIER, È L’ANELLO DEBOLE DELL’UE…

trump zelensky vance lucio caracciolo john elkann

DAGOREPORT – LUCIO E TANTE OMBRE: CRESCONO I MALUMORI DI ELKANN PER LE SPARATE TRUMPUTINIANE DI LUCIO CARACCIOLO - A “OTTO E MEZZO” HA ADDIRITTURA SOSTENUTO CHE I PAESI BALTICI “VORREBBERO INVADERE LA RUSSIA”- LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO È STATA L’INTERVISTA RILASCIATA A “LIBERO” DAL DIRETTORE DI “LIMES” (RIVISTA MANTENUTA IN VITA DAL GRUPPO GEDI) - L'IGNOBILE TRAPPOLONE A ZELENSKY? PER CARACCIOLO, IL LEADER UCRAINO "SI E' SUICIDATO: NON HA RICONOSCIUTO IL RUOLO DI TRUMP" - E' ARRIVATO AL PUNTO DI DEFINIRLO UN OPPORTUNISTA INCHIAVARDATO ALLA POLTRONA CHE "FORSE SPERAVA DOPO IL LITIGIO DI AUMENTARE IL CONSENSO INTERNO..." - VIDEO

giorgia meloni donald trump joe biden

DAGOREPORT – DA DE GASPERI A TOGLIATTI, DA CRAXI A BERLUSCONI, LE SCELTE DI POLITICA ESTERA SONO SEMPRE STATE CRUCIALI PER IL DESTINO DELL’ITALIA - ANCOR DI PIU' NELL’ERA DEL CAOS TRUMPIANO, LE QUESTIONI INTERNAZIONALI SONO DIVENTATE LA DISCRIMINANTE NON SOLO DEL GOVERNO MA DI OGNI PARTITO - NONOSTANTE I MEDIA DEL NOSTRO PAESE (SCHIERATI IN GRAN MAGGIORANZA CON LA DUCETTA) CERCHINO DI CREARE UNA CORTINA FUMOGENA CON LE SUPERCAZZOLE DI POLITICA DOMESTICA, IL FUTURO DEL GOVERNO MELONI SI DECIDE TRA WASHINGTON, LONDRA, BRUXELLES, PARIGI – DOPO IL SUMMIT DI STARMER, GIORGIA DEI DUE MONDI NON PUÒ PIÙ TRACCHEGGIARE A COLPI DI CAMALEONTISMO: STA CON L’UE O CON TRUMP E PUTIN?

friedrich merz

DAGOREPORT – IL “MAKE GERMANY GREAT AGAIN” DI FRIEDRICH MERZ: IMBRACCIARE IL BAZOOKA CON UN FONDO DA 500 MILIARDI PER LE INFRASTRUTTURE E UN PUNTO DI PIL PER LA DIFESA. MA PER FARLO, SERVE UN “BLITZKRIEG” SULLA COSTITUZIONE: UNA RIFORMA VOTATA DAI 2/3 DEL PARLAMENTO. CON IL NUOVO BUNDESTAG, È IMPOSSIBILE (SERVIREBBERO I VOTI DI AFD O DELLA SINISTRA DELLA LINKE). LA SOLUZIONE? FAR VOTARE LA RIFORMA DAL “VECCHIO” PARLAMENTO, DOVE LA MAGGIORANZA QUALIFICATA È FACILMENTE RAGGIUNGIBILE…

fulvio martusciello marina berlusconi antonio damato d'amato antonio tajani

DAGOREPORT – CE LA FARANNO TAJANI E I SUOI PEONES A SGANCIARE FORZA ITALIA DALLA FAMIGLIA BERLUSCONI? TUTTO PASSA DALLA FIDEIUSSIONI DA 99 MILIONI DI EURO, FIRMATE DA SILVIO, CHE TENGONO A GALLA IL PARTITO – IL RAS FORZISTA IN CAMPANIA, FULVIO MARTUSCIELLO, È AL LAVORO CON L’EX PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, ANTONIO D’AMATO: STANNO CERCANDO DEI “CAPITANI CORAGGIOSI” PER CREARE UNA CORDATA DI IMPRENDITORI CHE “RILEVI” FORZA ITALIA - LA QUESTIONE DEL SIMBOLO E IL NOME BERLUSCONI…