TROMBATI, CHE FARE? - GIORNALISTI PER FORZA: SARUBBI E MOFFA PRONTI AL RIENTRO, DITE A ORFEO CHE PIONATI ERA VICEDIRETTORE DEL TG1 - L’UNIVERSITA’ RIACCOGLIE ARTURO PARISI: NON VEDE L’ORA DI TORNARE IN CATTEDRA - STRACQUADANIO FARA’ IL CONSULENTE (MA DI CHI?) - LUSETTI TORNA IN AZIENDA, FOLLINI E’ INCAZZATISSIMO - ANGELA NAPOLI ACCUSA FINI E BOCCHINO DI AVERLA ABBANDONATA – E TUTTI GUFANO PER UNA PROSSIMA LEGISLATURA FALLIMENTARE…

Fabio Chiusi per L'Espresso.it

Le elezioni sono il 24 e 25 febbraio, ma per molti deputati e senatori uscenti la battaglia per un posto in Parlamento si è già conclusa con una sconfitta. Sono gli esclusi, quelli che non sono riusciti ad aggrapparsi a un posto in lista o non l'hanno - più o meno volontariamente - voluto. Transfughi in cerca di una casacca introvabile o politici fedeli ma anche e soprattutto alla poltrona, giovani o meno giovani abbandonati dal partito o che abbandonano il partito per questioni di corrente o di sostanza. Per tutti loro la domanda è: e ora, fuori dal Palazzo, che faranno?

C'è chi ha le idee chiare. Su tutti, al solito, il vulcanico e controverso Giorgio Stracquadanio. L'ex berlusconiano di ferro ha fallito l'assalto alla diligenza montiana. Ma non demorde. Al lavoro sulla campagna elettorale per la regione Lombardia di Albertini, e sul «movimento politico territoriale» che - giura - ne verrà, l'ex direttore del Predellino rivela ambizioni imprenditoriali: «Abbiamo grandi progetti d'impresa», dice all'Espresso, «che metteranno a frutto la mia competenza politico-istituzionale».

Stracquadanio consulente? «Siccome molti mi interpellano anche per avere il quadro politico, gli approfondimenti, le analisi, la conoscenza dei problemi ho detto: perché non cercare di vendere quello che fino a ora ho dato gratis?», risponde. «La mia idea è prendere un marchio degli Stati Uniti, portarlo in Italia e fare analisi sugli scenari politici possibili». Del resto, «l'ho già fatto con imprese, soggetti internazionali, ambasciate». E poi, conclude, «non è che posso andare in pensione: ho 54 anni, in Parlamento sono stato solo sette... Non mi sento né esodato né rottamato».

Altri, meno avventurosi, meditano di tornare da dove sono venuti. Per Francesco Pionati, mezzobusto televisivo ben prima della carriera che l'ha portato dall'Udc ad Alleanza di Centro e dunque a Berlusconi, significa un ritorno al giornalismo. Ma non è detta l'ultima parola: «Attualmente sono candidato alle regionali nel Lazio», dice al telefono. «Nella peggiore delle ipotesi, che poi potrebbe essere anche la migliore, rientro in Rai, col grado che avevo».

Niente male, considerato il fatto che al Tg1 era vicedirettore. E che se dovesse fallire in Regione, potrebbe sempre ripartire alla carica per la diciottesima legislatura. Perché la prossima, ne è convinto, «sarà breve e molto tormentata. Al massimo faranno una riforma elettorale, poi si torna a votare. Io penso comunque di tornare in campo, perché ho un movimento che è testato a livello nazionale e ha fatto dei buoni risultati nelle regionali. Non è che me ne resto a guardare».

Anche l'ex capogruppo della banda dei Responsabili alla Camera, Silvano Moffa, seguirà lo stesso percorso: «Io sono giornalista, torno a fare il giornalista. Non è che sono un senza lavoro», risponde. Excusatio non petita. Ma approfondita: «Non sarò un precario del giornalismo, sono stato vicedirettore del 'Secolo d'Italia', all'epoca dello scomparso direttore Accame. Ero in aspettativa non retribuita, quindi tornerò al Secolo. Quello che troverò, però, non lo so. Qualche collaborazione da qualche parte la potremo spuntare». Guai a dubitarne. Nel frattempo, c'è sempre il progetto " non proprio modestissimo - di rifondare la destra e il centrodestra in Italia. Che «Fini ha umiliato, e Berlusconi eliminato». E dire che li ha sostenuti entrambi.

Ex giornalista, con tanto di trasmissione in Rai, è anche Andrea Sarubbi, noto alle cronache per avere sdoganato l'uso di Twitter nei racconti in tempo reale dei lavori parlamentari. Il Pd gli ha sbattuto la porta della candidatura in faccia. Lui tentenna, dicendosi da un lato «a disposizione se qualcuno dei candidati pensa di avere bisogno di me, o se qualcuno pensa possa essere utile». Ma dall'altro ricordando che, se quella chiamata non dovesse giungere entro le elezioni, «potrei tornare a fare il giornalista, o eventualmente anche andare all'estero, negli Stati Uniti».

La situazione è diversa dal caso Pionati: «Io sono della generazione a partita Iva. Non c'è niente di sicuro, non faccio parte della schiera dei fortunati e dei tutelati. Io sono una smentita totale a tutti quelli che dicono che la politica è un posto di porte girevoli, dove esci da una parte ed entri dall'altra, e sei tutelato a vita. A me questo non è capitato e non penso capiterà», dice Sarubbi. «Ho fatto servizio per cinque anni, e ora gambe in spalla e mi metto a lavorare»

Tra gli ex colleghi di partito, Marco Follini è il meno loquace. In pochi secondi liquida il cronista ripetendo quanto va dicendo da qualche tempo: che resterà in politica, che continuerà a scrivere e che ha tutto il diritto di farlo. Nessuno glielo contesta.

Ma l'auto-analisi di Arturo Parisi è più raffinata: «Sono entrato in Parlamento nel 2000», spiega, «ma non ho aspettato il 2000 per interessarmi di politica. Ho studiato e insegnato la politica da ricercatore e docente tutto il periodo precedente, continuerò ad analizzarla e studiarla, e a difendere le mie idee». Significa che sarà di nuovo docente? «L'età dell'insegnamento è finita, ma insegnerò sì, nella mia precedente Università». Parisi non sembra soffrire particolarmente di mal d'Aula. In una recente intervista ha affermato che in Parlamento si sta solo a pigiare tasti.

All'Espresso conferma: «Questa legislatura è stato quanto di più mortificante possa capitare a chiunque». Meglio continuare le proprie battaglie, su tutte quella contro il Porcellum, per altre vie: «E' un impegno potenziato», dice, «perché tutti i problemi che in questi giorni sono stati messi tra parentesi si presenteranno ancora più forti domani, a cominciare dalla legittimità stessa del Parlamento».

Anche per Renzo Lusetti, ex collega di Parisi nella Margherita, già Dc e oggi sotto le insegne di Casini, l'impegno politico prosegue: «Vado sempre a incontri, dibattiti, discuto, faccio. Anche se una volta c'erano le ideologie, era più appassionante fare il politico». E il futuro professionale? «Io sono dirigente d'azienda in aspettativa ormai da anni, nel settore delle comunicazioni. Quindi penso rientrerò a lavorare lì. Nella vita non si sa mai, la vita è varia. Penso farò quello». Dopo cinque legislature, ha dovuto farsi da parte per via della ristrutturazione montiana?

Niente affatto, replica Lusetti: «Quando ho capito che tirava una brutta aria mi sono fatto da parte. Io capisco un attimo prima quando bisogna farsi da parte». Ma se gli anni di esperienza sono troppi per lui, perché non lo sono anche per lo stesso Casini e per Fini, entrambi in Parlamento dal 1983? «Perché loro sono il partito vero», risponde. «In questo tipo di discorso di partiti legati alle persone è giusto siano loro a fare questo traghettamento. Poi io penso che alla fine non ci saranno più né Udc né Fli, ma un'altra cosa che fa capo a Monti».

Per tanti abbandonati, c'è anche chi ha rifiutato il canto delle sirene di destra e di sinistra, dall'Idv a De Magistris e Ingroia. E' il caso di Angela Napoli, parlamentare uscente del gruppo misto che ha di recente abbandonato il gruppo finiano alla Camera. I motivi sono molto seri: l'accusa di Napoli è di avere subito un «colpo di mano di Bocchino» in Calabria, la sua regione. E di non essere stata sufficientemente appoggiata dal partito quando si è scoperto che un boss della 'ndrangheta, intercettato con un sodale, discuteva di eliminarla perché una sua interpellanza gli sarebbe costata otto anni di carcere e l'impossibilità di presenziare al matrimonio della figlia.

«Minacce che mi renderanno perseguibile dalla criminalità organizzata per tutta la vita», dice Napoli, da un decennio sotto scorta. Bocchino ha rispedito le accuse al mittente: «Le regole le ha fissate Mario Monti e dovrebbe prendersela con Monti che ha detto che dopo tre legislature si va a casa. Lei ne ha cinque o sei».

E poi, «Non credo che non sarà più protetta perché non sarà più parlamentare», ha aggiunto. Quanto a Fini, che fa? «In una trasmissione streaming sul Fatto Quotidiano ha detto che io sono ossessionata dalla legalità. Fino a quando sono servita sono stata la bandiera del partito, e adesso...». Dunque, che farà Angela Napoli? «Certamente non starò ferma. Al momento lavoro con la mia associazione Risveglio Ideale, creata nel 2009. Cercherò di riattivarla e rimanere presente a livello civico, in particolare per i problemi della mia regione, che vive sotto una cappa di emergenza cronica».

 

FRANCESCO PIONATI Silvano MoffaArturo Parisi - Copyright PIzziMARCO FOLLINI onorevole angela napoli

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