bohemian rhapsody

IL CINEMA DEI GIUSTI - ‘BOHEMIAN RHAPSODY’ MALGRADO LA LAVORAZIONE DISASTROSA E LE TANTE INESATTEZZE, SI STA RIVELANDO UN SUCCESSO PAUROSO. RAMI MALEK NON SOMIGLIA A FREDDY MERCURY MA È STATA UNA SCELTA GIUSTA. ANCHE COSÌ, CON UN FILM RIUSCITO A METÀ, E, SOPRATTUTTO, CON LA MUSICA DEI QUEEN, PER MOLTI SPETTATORI SARÀ UN BEL VIAGGIO NEL TEMPO

 

 

Marco Giusti per Dagospia

 

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Bohemian Rhapsody di Bryan Singer

 

Vita, amori, opere e morte di una rock star come Freddie Mercury e di una banda come i Queen. Non era un’impresa facile da portare sullo schermo. Non sarebbe stato facile nemmeno farlo con i Pooh, figuriamoci con una band così popolare in tutto il mondo e con tanti artisti ancora vivi e interessati all’operazione, come Brian May e Roger Taylor, che qui diventano consulenti storici e musicali.

 

Eppure, questo Bohemian Rhapsody, diretto da Bryan Singer, ma completato da Dexter Fletcher, scritto da uno sceneggiatore di qualità come Antony McCarten (Darkest HourLa teoria del tutto), e soprattutto interpretato da una nuova star come Rami Malek nei panni di Freddie Mercury, malgrado la lunga progettazione, una lavorazione disastrosa che aveva portato alla cacciata di Singer, le tante inesattezze giustamente segnalate dai fan e dagli esperti, le critiche non sempre positive, si sta già rivelando un successo pauroso. 311 milioni di dollari dopo un paio di settimane di distribuzione internazionale, con 50 milioni di budget. Il maggior incasso mai registrato per un biopic musicale.

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E Rami Malek pronto per una candidatura all’Oscar e al successo planetario. Anche se non somiglia granché a Freddie Mercury e anche se, quando venne chiamato, sapeva poco e niente su di lui. Ma la vera forza del film sono proprio lui come Freddie Mercury e la musica dei Queen.

 

Il progetto era partito nel 2010 dal produttore Graham King, che rimarrà fino alla fine, assieme a Jim Beach, uni dei manager di Mercury, e vedeva come protagonista addirittura Sasha Baron Cohen. Tre anni dopo tutto salta, perché l’attore voleva farne un film molto più spinto su sesso e situazioni forti, mentre i reduci della band volevano un film più tranquillo, più per tutti. Il progetto passa allora a Dexter Fletcher, ex attore bambino (Bugsy Malone, ma soprattutto The Elephant Man) poi diventato regista, che lo pensa con Ben Whishaw protagonista. Ma a Fletcher viene preferito il più forte Bryan Singer, il regista de I soliti sospetti e di Superman, mentre cade anche Ben Whishaw come protagonista.

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La scelta di Rami Malek, nato a Los Angeles, ma da genitori egiziani, come Freddie diventa quella più giusta, a parte la scarsa somiglianza fisica, visto che il cantante era di origini pakistane, si chiamava Farrokh Bulsara, e un attore non inglese sarebbe stato comunque preferibile per un pubblico molto vasto.

 

Ma sul set le cose non funzionano tra Rami Malek e Bryan Singer, che seguita a arrivare tardi sul set o a non venire proprio. Per un po’ prende il suo posto il direttore della fotografia, Newton Thomas Sigel, ma alla fine, per girare le ultime due settimane di riprese e montare il tutto, la produzione richiama proprio Dexter Fletcher che ben conosceva il progetto, ma che non potrà firmare assieme a Singer perché la guild americana dei registi permette una sola firma alla regia.

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Poco male. Fletcher completa il tutto e il film esce con successo. Diciamo che l’assenza di un regista unico in qualche modo si sente, come si sente che è un film che deve mediare fra troppi interessi, soprattutti quelli dei reduci della band, invischiati nell’operazione. Molti hanno storto il naso non solo rispetto alle inesattezze, la band non si era affatto sciolta prima del concerto finale di Wembley nel 1985, il suo ultimo amante, Jim Hutton, non era un cameriere, ecc., ma l’interpretazione di Rami Malek resta comunque memorabile, le scene che lo vedono confrontarsi con il manager della Emi, interpretato da uno scatenato Mike Meyers, che non vuole come single di “A Night at the Opera” i sei minuti di “Bohemian Rhapsody”, e porterà all’uscita di Freddie Mercury dall’etichetta, sono notevoli.

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Come lo è la sua storia d’amore etero con la Mary Austin di Lucy Boynton. Ovvio, non sappiamo cosa ne avrebbe potuto fare Sasha Baron Cohen, probabilmente tutto un altro film, né a cosa avrebbe potuto portare la regia del solo Dexter Fletcher, più giusto per il tipo di operazione produttiva che era stata costruita, ma anche così, con un film riuscito a metà, e, soprattutto, con la musica dei Queen, per molti spettatori sarà un bel viaggio nel tempo. In sala dal 29 novembre. 

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RAMI MALEK NEI PANNI DI FREDDY MERCURY NEL BIOPIC BOHEMIAN RHAPSODY

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