LA ROMA DEI GIUSTI - UN FILM ANTIRENZIANO E PER NULLA OTTIMISTA SUL PAESE “SOLE CUORE E AMORE DI DANIELE VICARI - SEXY E DRAMMATICA ISABELLA RAGONESE SI MUOVE COL SUO CAPPETTINO ROSSO CON UN’ELEGANZA DA EROINA PASOLINIANA - SALE PIENE, PIU’ 15 PER CENTO DI BIGLIETTI VENDUTI
SOLE CUORE AMORE ISABELLA RAGONESE
Marco Giusti per Dagospia
Festival di Roma. Terzo giorno. Sale piene. Più 15% di biglietti venduti. Film piuttosto buoni, anche se già visti in altri festival, Telluride, Sundance, Toronto. Molte star e molti incontri. Se la missione era riempire le sale e fare un po’ di salotto il Monda 2 sta funzionando. Anche se non c’è una vera identità di festival o una vera linea editoriale.
Ma sui film, almeno per ora, nulla da dire. Il primo film italiano della selezione ufficiale è Sole cuore amore, scritto e diretto da Daniele Vicari e prodotto dalla Fandango di Domenico Procacci. E’ un film duro e sentito, ben girato e interpretato, anche se con qualche imperfezione di costruzione e qualche lunghezza, sulla crisi che ha travolto la classe più bassa del paese. Già un film antirenziano e per nulla ottimista sul paese in pieno referendum ci va bene.
Come ci va bene questo ritratto di una nuova eroina che sacrifica tutto il suo tempo e la sua salute per la costruzione della sua famiglia. Eli, Isabella Ragonese, è madre di quattro figli e ha un marito affettuoso e innamorato, Mario, Francesco Montanari, che non riesce a trovare un lavoro. Così lavora lei, in un bar. Solo che abita a Ostia e il bar sta a Roma, sulla Tuscolana, e ci mette due ore per arrivare e due per tornare. Prende un autobus, e una metro ogni mattina.
Con la sveglia alle 4,30 e un caffè veloce. Ma spesso arriva in ritardo, si scontra col padrone, Francesco Acquaroli, il suo cuore perde colpi, avrebbe bisogno di riposo. Nel suo stesso stabile a Ostia vive un’amica, Vale, Eva Grieco, che vive di notte facendo la ballerina, la performer, insieme a un’altra ragazza, Bianca, Giulia Anchisi. Vale spesso fa da babysitter ai bambini di Eli. E quando Bianca litiga col fidanzato manesco, la porta a casa sua, e forse si innamora di lei.
Quello che interessa allo spettatore e al regista, è il personaggio di Eli, resa magnificamente da Isabella Ragonese, la sua lotta giornaliera col tempo per arrivare al bar, per tornare a casa dai figli, il suo desiderio di sorridere sempre, anche quando sta male. Non succede molto nel film, e magari la storia di Vale ci porta in un’altra direzione, come se fosse un altro film, e non capiamo molto del personaggio di Mario, troppo poco definito in sceneggiatura, anche se Montanari è perfetto.
Ma la forza del film è in questa costruzione di melodramma realistico dove Ostia non è il regno del male alla Suburra o il quartiere ghetto dei film di Caligari, ma una periferia anche vivibile dove la vita è accettata per quello che è.
Non c’è desiderio di rivolta o di fuga in questi personaggi, c’è l’orgoglio di essere quello che si è o si vuole essere con le proprie forze, nel rispetto soprattutto di se stessi. Andando fino in fondo. Il sogno è quello del titolo, che rimanda a una canzoncina del tempo di Genova e del G8, “dammi tre parole… sole cuore amore”. Vicari e il suo direttore della fotografia, Gherardo Gossi, fanno un gran lavoro sull’immagine delle ragazze, inquadrate benissimo, Isabella Ragonese riesce a essere sia sexy che drammatica, ironica e tragica, si muove col suo cappettino rosso sui mezzi di Ostia con un’eleganza da eroina pasoliniana. Non ci sono premi in questa festival, ma io uno glielo inventerei. Il film uscirà a febbraio 2017.