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GLI OSCAR DEI GIUSTI - NOMINATIONS: VINCONO LE COMMEDIE STRAVAGANTI, I PICCOLI FILM INTELLIGENTI, I BIOPIC INGLESI. MA SOPRATTUTTO VINCONO I REGISTI MASCHI, LE STAR BIANCHE, E LE STORIE ISPIRATE ALLA REALTÀ: “BIRDMAN”, “BUDAPEST HOTEL” - DELUSIONE PER: JENNIFER ANISTON, “SELMA”, TIM BURTON, “GONE GIRL”

Marco Giusti per Dagospia

 

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Nominations agli Oscar del 2015. Vincono le commedie stravaganti, i piccoli film intelligenti, i biopic inglesi. Ma soprattutto vincono i registi maschi, le star bianche, e le storie ispirate alla realtà. Scompaiono i kolossal, la fantascienza, i fantasy, i polpettoni di ogni tipo. Così, alla fine, se la comandano Birdman di Alejandro Inarritu e The Grand Budapest Hotel di Wes Anderson con ben nove nominations, oltre tutto pesanti. Non male, però. Perché Wes Anderson, adorato dai cultist boys di mezzo mondo, non aveva mai vinto nulla e non era ancora considerato un regista da grandi premi.

 

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Per Birman è il trionfo, oltre che di Michael Keaton protagonista e del grande cast che gli gira attorno, Emma Stone e Edward Norton, anche di Alberto Barbera e della sua Mostra del Cinema di Venezia, visto che è il secondo anno di fila che il film di apertura del festival è il grande favorito agli Oscar. E l’anno scorso, ricordiamo, ha stravinto. In grande spolvero anche The Imitation Game di Morten Tyldum con otto nominations, Boyhood di Richard Linklater con sei.

 

Non possono neanche lamentarsi American Sniper di Clint Eastwood e La teoria del tutto di James Marsh visto che sono candidati per premi importanti come miglior film e miglior protagonista. Un solo nome italiano figura tra i nominati, quella della costumista Milena Canonero per The Grand Budapest Hotel. Pochino davvero. Segnaliamo subito le magagne più grosse. Registi, attori e attrici protagonisti, ripetiamo, sono tutti bianchi. E nessuna donna figura fra i registi nominati. Un film forte come Interstellar ha solo nominations per premi minori e tecnici.

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Nulla per Big Eyes di Tim Burton, nemmeno una candidatura per Amy Adams che ha trionfato ai Golden Globe. Nulla per Timothy Spall, protagonista di Mr Turner, anche se il film ha tre nominations per fotografia, musica e scenografia. Troppe candidature a Alexander Desplat, miglior musicista per The Imitation Game e The Grand Budapest Hotel. Inherent Vice di Paul Thomas Anderson ha raccattato solo una candidatura per la miglior sceneggiatura. Nulla a David Fincher, regista di Gone Girl. Nulla a The Lego Movie, che è piaciuto davvero a tutti. Nulla a Nightcrawlers, malgrado se ne sia molto parlato in America. E nulla a Jennifer Aniston.

 

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Addirittura otto i finalisti per il miglior film, American Sniper, Boyhood, The Imitation Game, La teoria del tutto, Birdman, The Grand Budapest Hotel, Whiplash e Selma. Troppi. Magari così si tiene alta la tensione e non si scontentano i produttori. Detto questo, come miglior regista se la giocano Inarritu, Linklater, Bennett Miller (Foxcatcher), Wes Anderson e Morten Tyldum.

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I favoriti sono Inarritu e Linklater. Tra gli attori il cecchino Bradley Cooper di American Sniper, Michael Keaton per Birdman, Steve Carell per Foxcatcher, e i due giovani inglesi Eddie Redmayne e Benedict Cumberbatch rispettivamente per La teoria del tutto e The Imitation Game. Ai Golden Globe ha vinto Redmayne. In questo caso potrebbero anche farcela Cooper o Cumberbatch.

 

Tra le attrici troviamo Marion Cotillard per Due giorni, una notte dei Dardenne, Felicity Jones per La teoria del tutto, Juliane Moore per Still Alice, Rosamund Pike per Gone Girl e Reese Whiterspoon per Wild. Ai Golden Globe ha vinto Julianne Moore e dovrebbe vincere anche in questo caso.Tra gli attori non protagonisti il grande favorito è J.K. Simmons per Whiplash, ha vinto anche ai Golden Globe.

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Deve affrontare Robert Duvall per Il giudice, Ethan Hawke per Boyhood, Mark Ruffalo e Edward Norton per Birdman. Fra le attrici non protagoniste la grande favorita è Patricia Arquette per Boyhood, ma troviamo anche Emma Stone per Birdman, Keira Knightley per The Imitation Game, Laura Dern per Wild e Meryl Streep per Into the Wood.

 

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Tra i film stranieri le maggiori possibilità le hanno Ida di Pawel Pawlikowski perché un po’ di anticomunismo fa sempre bene a Hollywood, e Leviathan di Andrey Zvyagintsu, pesantissimo ritratto della Russia di oggi, ma anche grande messa in scena cechoviana. Ci sono anche l’argentino Storie pazzesche di Damian Szifron, ancora in sala in Italia, l’estone Tangerines e l’unico film africano in competizione, il bellissimo Timbuktu di Abherdhmane Sissako, che è anche un preciso ritratto di quel che stanno facendo gli estremisti musulmani nei piccoli villaggi africani.

 

Diciamo che è andato tutto come previsto, che Weinstein ha puntato tutto su The Imitation Game piuttosto che su Big Eyes, che la tendenza è quella di premiare il piccolo film di nicchia, il film intelligente, a discapito della grande produzione, che quest’anno ha davvero ricevuto poco o niente.

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