GRASSO: “IL SALOTTO DI SANTORO FA POLITICA IN PROPRIO” – MAIL: IL CONFLITTO DI INTERESSI DE “IL FATTO”, AZIONISTA DI “SERVIZIO PUBBLICO”

Aldo Grasso per il "Corriere della Sera"

Ci mancava anche questa, la santificazione di Sergio De Gregorio, l'ex senatore eletto con Di Pietro e poi passato a libro paga del Pdl (lo dice lui) per la modica cifra di tre milioni. La scorsa stagione Michele Santoro era stato accusato di aver rimesso in gioco, senza volerlo, Silvio Berlusconi con la famosa puntata dello show del Cavaliere (quella della spolveratina alla sedia di Travaglio). Così, alla ripresa, Santoro ha deciso di andare giù duro contro Berlusconi facendo vuotare il sacco a De Gregorio e affidando una fragile difesa all'onnipresente Maurizio Belpietro.

Non c'è dubbio: Santoro è una spanna sopra gli altri conduttori di talk politici. L'altra sera, per esempio, ha introdotto una sorta di teatralizzazione degli interrogatori (alcuni attori mettevano in scena brani sulla costituzione di fondi neri, recitando le testimonianze rese ai magistrati) per non restare prigioniero delle risse e degli scontri diretti.

In un'intervista, molto compiacente e compiaciuta, Santoro ha dichiarato che «in Italia vige la leggerezza della critica televisiva, vale a dire non riuscire a leggere la televisione dentro i processi sociali e istituzionali del Paese». Che significa? L'obsoleta differenza tra forma (sovrastruttura) e contenuto (struttura)?

Veramente lo si è capito da tempo che i conduttori di talk fanno politica: chi per proprio conto, chi per conto altrui. Si tratta poi di capire in che maniera la tv interagisce con il sociale, se direttamente, come crede Santoro, o indirettamente come predicano da tempo molti studi sui media. Indirettamente significa scandagliare appunto l'articolata e complessa costruzione linguistica di un programma. E proprio Santoro sa bene che nella «leggerezza» (la gestione dei tempi narrativi, le docufiction, i teatrini) si governa la «pesantezza» (l'ideologia) e si dirigono le coscienze. Come fa lui.

2. LETTERA
Riceviano e pubblichiamo:

Allarme, allarme. Il Fatto intitola "Santoro, ammazza che curve". Un elogio sperticato della trasmissione di Santeuro. Peccato però, peccato però... Peccato che Il Fatto sia azionista di Servizio Pubblico. Peccato che Cinzia Monteverdi sia allo stesso tempo presidente di Zero Studio (che produce Servizio Pubblico) e amministratore delegato del Fatto Quotidiano. Allora perché non scrivere chiaramente in testa alla pagina: "Questo è un messaggio promozionale"?
Il conflitto di interessi vale solo per Berlusconi e per De Benedetti?

Aggiungiamo che il contenuto è pieno di inesattezze sugli ascolti, sul format e sugli ospiti di Santoro.
Gli ospiti di Santoro sarebbero nuovi? Belpietro da qualche parte si era già visto. I temi sono nuovi? Santoro si occupa di Berlusconi da 20 anni (per fortuna, eh). L'unica novità (gli attori) erano molto poco efficaci.

La cosa incredibile dell'articolo, poi, è l'analisi dell'ascolto ("che curve!!!"), in cui si loda l'ottimo 11,60% di share dicendo che contro Servizio Pubblico c'erano addirittura la Fiorentina e XFactor. Addirittura? La Fiorentina e XFactor vanno sul satellite e fanno ascolti lillipuziani (1% + 2,5% circa). Giovedì in tv non c'era nient'altro di forte. Soprattutto non c'era informazione.

Pensa al povero Paragone che va in onda avendo contro Chi l'ha visto, Montalbano, Vespa, la Champions League (in chiaro, non sul satellite), che avrà contro Cruciani e che ha pure una pubblicità prima di partire (che Santoro non ha).

Marchette, non Fatti.

fd

 

 

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