A GREGGIO SAI COME GIRANO LE PALE! EZIOLINO ATTAPIRATO PER L’ACQUISTO DI UN ELICOTTERO (FISCO IN AGGUATO)

Thomas Mackinson per "Il Fatto Quotidiano"

La coda del volpino, stavolta, rischia di non alzarsi più. Dopo l'accertamento fiscale a carico di Ezio Greggio spunta la coda di un elicottero da 3,5 milioni di euro acquistato nel 2005 con escamotages che ricordano i trucchi dei miliardari da diporto per evitare l'imposizione dell'Iva sull'acquisto e l'uso di beni che consumano però in Italia.

La vicenda è un granello nella presunta, e allo stato non accertata, mega-evasione contestata da Agenzia delle Entrate, Gdf e Procura di Monza al popolare conduttore di Striscia la Notizia: oltre 20 milioni ricevuti da Mediaset ma, secondo gli inquirenti, finiti in Irlanda e soprattutto a Monaco, residenza dichiarata da Greggio ma contestata come fittizia, foriera di indiscutibili vantaggi fiscali.

Lui smentisce parafrasando Totò ("E io pago, io pago!") ma presto potrebbe pagare davvero: l'inchiesta è conclusa e ora si attendono notizie dai suoi legali su un'ipotesi di accordo col Fisco che consentirebbe al telecastigatore dei furbi di pagare fino a un terzo delle somme pretese e di alleggerire le eventuali conseguenze penali, ammettendo però davanti all'Italia intera d'aver fatto - è il caso di dire - il "volpino".

La coda in questione solleva un altro problema, forse più scottante: dalle carte emerge come a prospettare la rotta più conveniente per nascondersi dal fisco italiano fossero stati gli stessi uffici di AgustaWestland, società al 100% di Finmeccanica a sua volta controllata (al 30%) dal Tesoro. Come dire, con una metafora, che lo Stato fa la guerra agli evasori con una mano e fornisce loro gli strumenti per aggirare il fisco con l'altra. L'elicottero è un A109 Power "Elite", modello di punta per pochi fortunati.

A sovrintendere la vendita è l'ex ad Finmeccanica Giuseppe Orsi, oggi sotto processo per corruzione internazionale. Ma l'acquirente è lui o non è lui? "Cerrrto che è lui", direbbe Greggio. Il suo nome, va detto, nel contratto non compare ma la sigla d'immatricolazione I-EGGG offre un primo indizio. È poi Greggio Ezio a dare istruzioni sulle finiture, dal colore dei tappetini all'altezza del logo.

A comprarlo, formalmente, è però "Swift Copter", società di diritto britannico con sede a Londra che risulta cambiare più denominazioni (Goldbox, Aquarius Corporate...), possedere effettivamente un elicottero e veleggiare per la sopravivenza tra ingenti perdite. Greggio spunta, stavolta nero su bianco, in una scrittura privata tra Agusta e la promissaria acquirente nella quale si impegna a presenziare ad alcuni eventi a scopo promozionale "che diano risalto al ruolo dell'elicottero nel trasporto Vip". Attività senza compenso, si precisa, perché "valorizzate nelle determinazione del prezzo dell'A109". Che infatti non sarà quello di listino. E non è l'unico sconto.

Tocca capire anche chi è il procuratore di Swift Copter, tal Domenico Francone. Un oscuro intermediario? Un manager della City con la passione del volo? Macché, è il braccio destro di Greggio già presidente-amministratore-consigliere in diverse società che ruotano attorno al presentatore, dalla Greggio Comunicazione alla Fondazione "Un cuore per Milano".

E il problema dove sta? Nel cambio di rotta sul fronte del Fisco: nel preliminare firmato a maggio del 2005 l'elicottero veniva indicato espressamente come "destinato esclusivamente ad operazioni sul territorio italiano", accompagnato da marche di volo italiane, nel contratto perfezionato a novembre diventa a "uso prevalente estero", come confermano oggi gli uffici legali di Agusta.

Il motivo lo spiegavano al cliente gli stessi esperti dell'azienda che, probabilmente in buona fede, si sono premurati di vagliare le alternative per abbattere l'Iva, con un vantaggio stimabile in 700mila euro e successivi benefici fiscali su combustibile, riparazioni e costi di rimessa nell'hangar: si potrebbe dichiarare alternativamente - scriveva l'ufficio Bilancio e Fisco di Agusta - che il velivolo opera prevalentemente fuori dal territorio italiano e ottenere così l'esenzione prevista dall'art. 41 Dl 331/93, oppure dichiarare che l'acquirente svolge attività di navigazione aerea, così da applicare l'art. 8 bis c.1 c) DPR 633/72. Francone sottoscrive: un tratto di penna e l'Iva scompare. Ma l'elicottero è poi andato all'estero?

Pare proprio di no. AgustaWestland fa sapere che è rimasto presso l'azienda "il tempo necessario alle manutenzioni previste". Ma dai registri Enac risulta "basato" ancora oggi all'aerodromo utilizzato da Agusta e dall'Aeroclub Vergiate, per qualcuno Padania, ma pur sempre Italia. Sul punto c'è un dettaglio interessante. Nel contratto viene definito uno sconto di 300mila euro in cambio di un impegno di Swift Copter a garantire nell'arco di tre anni la disponibilità del velivolo a fini dimostrativi per un minimo di 200 ore, una scrittura privata che - alla luce degli altri elementi - sembra una specie di assicurazione in caso di accertamento di utilizzo in Italia.

Per avere riscontri abbiamo contattato la "Greggio Comunicazione Srl", società della sorella Paola: "Non è possibile conferire con lui e con i legali. Arrivederci". Punto. Certo, quando sarà acclarato se la residenza di Greggio a Monaco - da cui peraltro arriva il pagamento del saldo da 2,7 milioni, previo passaggio su conto di Lugano - sia fittizia o meno, si chiarirà anche la reale natura dei contratti firmati a Cascina Costa. E se a volare all'estero, come sostengono gli inquirenti, siano stati soltanto guadagni e tasse non versati da Greggio.

 

EZIO GREGGIO GIANFRANCO D ANGELO ANNA FALCHI EZIO GREGGIO A VENEZIA Ezio Greggio EZIO GREGGIO PRESENTA VELINEEZIO GREGGIOEZIO GREGGIO - copyright PizziEZIO GREGGIO LINO BANFIvac05 ezio greggio fid laura primeranofinmeccanica agusta westland elicottero

Ultimi Dagoreport

donald trump zelensky putin

DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO STATI NEANCHE COINVOLTI) - “MAD VLAD” GODE E ELOGIA IN MANIERA SMACCATA IL TYCOON A CUI DELL'UCRAINA FREGA SOLO PER LE RISORSE DEL SOTTOSUOLO – IL PIANO DI TRUMP: CHIUDERE L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO E POI PROCEDERE CON I DAZI PER L'EUROPA. MA NON SARA' FACILE - PER LA PACE, PUTIN PONE COME CONDIZIONE LA RIMOZIONE DI ZELENSKY, CONSIDERATO UN PRESIDENTE ILLEGITTIMO (IL SUO MANDATO, SCADUTO NEL 2024, E' STATO PROROGATO GRAZIE ALLA LEGGE MARZIALE) - MA LA CASA BIANCA NON PUO' FORZARE GLI UCRAINI A SFANCULARLO: L’EX COMICO È ANCORA MOLTO POPOLARE IN PATRIA (52% DI CONSENSI), E L'UNICO CANDIDATO ALTERNATIVO È IL GENERALE ZALUZHNY, IDOLO DELLA RESISTENZA ALL'INVASIONE RUSSA...

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?

giorgia meloni daniela santanche

DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA ALLA DIREZIONE DI FRATELLI D’ITALIA PERCHÉ VUOLE AVERE L’AURA DEL CAPO DEL GOVERNO DALLO STANDING INTERNAZIONALE CHE INCONTRA TRUMP, PARLA CON MUSK E CENA CON BIN SALMAN, E NON VA A IMMISCHIARSI CON LA POLITICA DOMESTICA DEL PARTITO - MA SE LA “PITONESSA” AZZOPPATA NON SI DIMETTERÀ NEI PROSSIMI GIORNI RISCHIA DI ESSERE DAVVERO CACCIATA DALLA DUCETTA. E BASTA POCO: CHE LA PREMIER ESPRIMA A VOCE ALTA CHE LA FIDUCIA NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL TURISMO È VENUTA A MANCARE - IL RUOLO DEL "GARANTE" LA RUSSA…

barbara marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA DICHIARAZIONE AL TG1 CONTRO I MAGISTRATI E A FAVORE DI GIORGIA MELONI, PARLANDO DI “GIUSTIZIA A OROLOGERIA” DOPO L’AVVISO DI GARANZIA ALLA PREMIER PER IL CASO ALMASRI - PRIMA DI QUESTA DICHIARAZIONE, LA 40ENNE INEBRIATA DAL MELONISMO SENZA LIMITISMO NE AVEVA RILASCIATA UN’ALTRA, SEMPRE AL TG1, SULLA LEGGE PER LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE TRA GIUDICI E PM (“È SOLO UN PRIMO PASSO”) - E NELL’IMMAGINARIO DI MARINA E PIER SILVIO HA FATTO CAPOLINO UNA CERTA PREOCCUPAZIONE SU UNA SUA POSSIBILE DISCESA IN POLITICA. E A MILANO SI MORMORA CHE, PER SCONGIURARE IL "PERICOLO" DELLA MELONIANA BARBARA (“POTREBBE ESSERE UN’OTTIMA CANDIDATA SINDACA PER IL CENTRODESTRA NELLA MILANO’’, SCRIVE IL “CORRIERE”), PIER SILVIO POTREBBE ANCHE MOLLARE MEDIASET E GUIDARE FORZA ITALIA (PARTITO CHE VIVE CON LE FIDEJUSSIONI FIRMATE DA BABBO SILVIO...) - VIDEO