ALLA RICERCA DEL PROUST PERDUTO – I DUELLI A PISTOLETTATE CON CHI LO TACCIAVA DI OMOSESSUALITÀ, LE SCOPIAZZATURE DA TOLSTOJ, IL PERIODO DANDY: NEI 'RACCONTI' GIOVANILI MAI PUBBLICATI EMERGE LA VENA SATIRICA DEL FUTURO GRANDE SCRITTORE - L'IRONIA SU QUELLA VECCHIA DAMA CHE SI TINGE I CAPELLI E PAGA I GIORNALI PERCHÉ PARLINO BENE DEI SUOI RICEVIMENTI…
ROBERTO COALOA per Libero Quotidiano
Prefigurazioni del capolavoro di Marcel Proust, Alla ricerca del tempo perduto, si trovano negli scritti del giovanissimo scrittore, ora presentati in un bellissimo volume dalla copertina blu, Racconti, edito da Edizioni Clichy (Firenze, pp. 200, ? 12,00) nella collana Père Lachaise.
I curatori sono due raffinati interpreti di Proust, Giuseppe Girimonti Greco e Ezio Sinigaglia. Già Gide, nel 1923, osservava: «Tutto ciò che ammiriamo in Swann e nei Guermantes lo troviamo già qui, in filigrana, quasi insidiosamente anticipato: l' attesa infantile del bacio serale della madre; l' intermittenza del ricordo, lo stemperarsi dei rimpianti, la forza evocativa dei nomi e dei luoghi, i tormenti della gelosia, la seduzione dei paesaggi».
Per questo motivo, suffragati dalle osservazioni dell' amato censore Gide, apprezziamo questo importante lavoro di traduzione dal francese all' italiano, accompagnati discretamente da alcune osservazioni dei curatori, che si sono basati sull' edizione curata da Thierry Laget (Les plaisirs et les jours suivi de L' indifferent et autres textes) per Gallimard. Il volume italiano è impreziosito da una cronologia che ripercorre gli anni dal 1871 al 1897, cioè dalla nascita dello scrittore, il 10 luglio, al 6 febbraio di quel Fin de siècle, momento davvero memorabile per i biografi di Marcel Proust: lo scrittore si batté, infatti, a duello col collega Jean Lorrain, che fece uscire su Le Journal una velenosa stroncatura dei Piaceri, contenente anche una pubblica accusa di omosessualità.
IL DUELLO Era un pomeriggio freddo e piovoso alla Tour de Villebon nel Bois de Meudon, tradizionale terreno di scontro dei parigini. I padrini di Lorrain erano Paul Adam, il romanziere, che in seguito sarebbe stato dalla parte di Proust nell' affaire Dreyfus, e Octave Uzanne, il critico d' arte, che arrivò in ritardo di mezz' ora, con una faccia grigia e tirata, ancora sotto gli effetti della morfina. I padrini di Proust rappresentavano un vero e proprio trionfo mondano: il pittore impressionista Jean Béraud e Gustave de Borda, noto agli amici come Sword-Thrust Borda, spadaccino imbattibile, padrino ricercatissimo tra i rampolli dell' aristocrazia parigina.
Questa volta, però, l' arma scelta fu la pistola. Gli avversari si scambiarono due colpi inefficaci a venticinque metri di distanza, probabilmente - come volevano le buone maniere quando non era in gioco una questione di estrema gravità - sparando in aria. Dopo il duello Lorrain lasciò in pace Proust, che si era dimostrato coraggioso, freddo e fermo nel suo intento di battersi, cosa eccezionale per i suoi amici che ne conoscevano il temperamento nervoso. Raccontiamo questo episodio perché se Proust avesse fatto la fine di Pukin, colpito a morte in duello da Georges-Charles de Heeckeren d' Anthès, noi avremmo perso la Recherche: un gran danno per la nostra storia letteraria.
I Racconti sono appunto solo una prefigurazione del capolavoro di Proust, con Marcel narratore del suo primo incontro con la fatale duchessa.
Avremmo perso le passeggiate mitiche di Odette, le manie della zia Leonia, i casi mondani di Swann, le avventure alcibiadee di Charlus, i ridicoli imbarazzi filologici di Cottard, i servi in livrea, i signori in monocolo al ricevimento in casa della marchesa di Saint-Euverte.
COMICITÀ I Racconti, però, sono di per sé notevoli. Certo, la sintassi non è ancora così complessa come nella Recherche. Già fa capolino l' ironia, e ogni tanto qualcosa di lievemente comico e satirico (la vecchia dama che si tinge i capelli e paga i giornali perché parlino bene dei suoi ricevimenti). È un Proust nel suo noviziato culturale, pronto a spiccare il volo. I curatori hanno scelto i testi più apertamente e incontrovertibilmente narrativi, escludendo le prose incompiute (che nell' edizione critica sono in appendice, nel reliquat).
La morte di Baldassare Silvande (traduzione di Giuseppe Girimonti Greco) è il racconto più tolstojano di tutti. Il giovane Proust, infatti, era stato un avido lettore dello scrittore russo. Proust lesse i Récits militaires di Tolstoj, tradotti in francese da Halpérine-Kaminsky e Jaubert.
Aveva letto, inoltre, Sonata a Kreutzer, che lo segnò profondamente nell' animo. Nel 1896 scrisse al suo amico Reynaldo: «Sarebbe nobile, forse, ma innaturale alla nostra età, vivere come chiede Tolstoj». A Parigi tutti gli intellettuali à la page adoravano Tolstoj. Oltre a Proust, Romain Rolland e Octave Mirbeau (per lui Tolstoj era un demi-dieu). La morte di Baldassare Silvande è quindi una mise en récit (et en abyme) della transizione dal dandysmo (e dall' estetica della morte del dandy) al tolstojsmo (e all' estetica della morte nel Segno del Vero).
Gli altri racconti del volume sono: Violante o la mondanità (traduzione di Ornella Tajani), Malinconica villeggiatura di Madame de Breyves (traduzione di Ezio Sinigaglia), La confessione di una ragazza (traduzione di Federica Di Lella), La fine della gelosia e L' indifferente (traduzione di Mariolina Bertini).
flaubert difende madame bovaryPROUST