1- “BALOTELLI E CASSANO? DUE CANI RANDAGI, DUE PERSONE NON AUTOSUFFICIENTI”! 2- MA QUANTO POSSONO ESSERE DEI PEZZI DI MERDA I DUE TELECRONISTI DELLA TV PUBBLICA TEDESCA ARD? HANNO PER CASO NOSTALGIA DEI FORNI E CAMPI DI CONCENTRAMENTO? 2- SULLA STAMPA GERMANICA, TROPPO PRESA DALLO SPREAD, NESSUNO HA FATTO UN PLISSE’. LA VICENDA HA AVUTO PER ORA UNA GRANDE ECO SOPRATTUTTO IN SVIZZERA: IL TABLOID “BLICK” CHIEDE AI DUE COMMENTATORI DI ”USCIRE DI SCENA AL PIÙ PRESTO, COME GLI UNDICI DI LÖW”. L’INCONTRO SULLA ARD È STATO SEGUITO DA 28 MILIONI DI TEDESCHI” 3- PRANDELLI: "NESSUNA PAURA DELLA SPAGNA. IL FUTURO? DUE MESI DURI, MA NON LASCIO" 4- “BALOTELLI, SIMBOLO DEI NUOVI ITALIANI? NON DOVREMMO NEMMENO DIRLO, LUI È ITALIANO” 5- "QUANDO SI DICE CHE LA NAZIONALE NON INTERESSA A NESSUNO, È LA VERITÀ. NEGLI ALLENAMENTI PRIMA DELLE AMICHEVOLI SI PARLAVA SOLTANTO DI MILAN, JUVE E INTER”

1- «BALOTELLI E CASSANO? DUE CANI RANDAGI» - I TELECRONISTI TEDESCHI PERDONO LA MISURA
http://www.corriere.it/sport/euro-2012/notizie/29-giugno-telecronisti-tedeschi-balotelli-cassano-cani-randagi_500db4e2-c1e3-11e1-8b65-125b10ae7983.shtml
Elmar Burchia per il Corriere.it

Quella doppietta di Balotelli al termine dei primi 45 minuti di gioco non è proprio andata giù ai commentatori sportivi sulla tv pubblica in Germania. Il duo Reinhold Beckmann e Mehmet Scholl, seriosi e spesso competenti telecronisti degli Europei sulla Ard, sono finiti al centro di una polemica per le offese rivolte a Mario Balotelli e Antonio Cassano: due «cani randagi»,«persone non autosufficienti».

L'«ANALISI» - La pericolosa scivolata in diretta tv dei due «esperti» tedeschi è avvenuta mentre i giocatori si trovavano negli spogliatoi. Nell'analizzare la prima fase della partita, Beckmann - visibilmente irritato da quel risultato parziale - definisce Balotelli e Cassano due «Straßenköter» in area di rigore (letteralmente due «cani randagi»).

La sfortunata scelta del termine ha però fatto irritare molti telespettatori e tifosi. Forse il telecronista aveva in mente i «cani sciolti» che, contestualizzato, può essere un complimento. Scholl, in ogni caso, non vuole essere da meno e bolla la coppia di attaccanti come «Pflegefälle» (persone non autosufficienti), nel contesto da intendersi soprattutto come «casi disperati», riferendosi probabilmente alla serie di clamori suscitati in passato dai due giocatori fuori dal campo e al loro particolare modo di giocare.

La vicenda ha avuto per ora una grande eco soprattutto in Svizzera: il tabloid Blickch iede ai due commentatori di «uscire di scena al più presto, come gli undici di Löw». L'incontro sulla Ard è stato seguito ieri sera da 28 milioni di tedeschi.

2- PRANDELLI: ''NESSUNA PAURA DELLA SPAGNA. IL FUTURO? DUE MESI DURI, MA NON LASCIO''
Enrico Curro' per Repubblica.it

Il giorno dopo il trionfo con la Germania Prandelli mantiene l'incertezza sul suo futuro da ct. "Non pongo alcuna condizione, il rapporto con la Figc è ottimo. Nessuno vuole andare via, ma la qualità della vita degli ultimi due mesi mi porta qualche riflessione. Che cosa mi ha dato più fastidio? Parliamone con sincerità tra qualche giorno, quando sarà finito l'Europeo. Adesso dobbiamo preparare la partita più importante, la finale con la Spagna".

Prandelli ha aperto l'analisi della semifinale di Varsavia con un messaggio di auguri di buon compleanno al presidente della repubblica Napolitano. "A nome di tutta la squadra e della Figc: ci ha adottato, siamo orgogliosi di avere un presidente così". Il limpido successo sui tedeschi ha inorgoglito il commissario tecnico. "Non avevamo bisogno di sottolineare questo aspetto. Una squadra all'estero capisce molto di più l'importanza di rappresentare un paese. L'interpretazione tattica è stata straordinaria. Abbiamo saputo portare la partita nella direzione voluta. Abbiamo avuto poco tempo e a maggior ragione mi sono sentito orgoglioso di avere allenato questi ragazzi: complimenti alla squadra, non era facile con così poco tempo".

Il ct sfugge alla tentazione della retorica di additare gli azzurri ad esempio per i giovani italiani. "La squadra ha sempre cercato di reagire in maniera positiva ai momenti delicati. Nelle giornate difficili avevamo sempre due pensieri: uno era la possibilità di fare il nostro lavoro, l'altro la possibilità di stemperare le nostre tensioni giocando. Abbiamo avuto la capacità di ribaltare una situazione negativa a nostro favore. Non è tanto l'esempio del momento ad essere importante, ma la capacità di essere punti di riferimento nel tempo. Alcuni di questi ragazzi hanno già vinto un campionato del mondo e sono ancora qui in Nazionale".

Prandelli non si sente un rivoluzionario nella storia del calcio italiano, come Sacchi. "Assolutamente no, Arrigo è stato un innovatore. Io ho solo cercato di trovare una strada per qualificare il nostro lavoro. Certo, possiamo essere stati un riferimento: i cambiamenti avvengono quando le squadre di personalità hanno il coraggio di cambiare. Noi lo abbiamo avuto".

Ora c'è la finale. "Spero di poterla preparare, anche se c'è un giorno solo, nella maniera migliore. Dobbiamo lavorare sui loro punti deboli, come abbiamo fatto con la Germania. Non sarà facile, la Spagna ha grandi valori tecnici, caratteriali, morali. Ho sempre detto che poteva essere un riferimento per noi. Però ci siamo, lottiamo per il titolo. Vuol dire che, se un ct può diventare allenatore, ha anche la possibilità di fare crescere la squadra".

Lui ha capito presto che questo risultato poteva essere alla portata della Nazionale. "A Coverciano ho sempre cercato di trasmettere il concetto che ci stavamo preparando per essere protagonisti e per questo servivano certe caratteristiche, la capacità di lettura della partita e di stare in campo. Quando vedi la squadra che realizza i concetti, capisci che puoi ottenere qualunque risultato. I giocatori volevano restare di più sul campo a ripetere certe situazioni tattiche. La famosa frase sul fatto che, se davamo fastidio, potevamo anche tornare a casa? Era solo una provocazione ed è rimasta tale".

Il sasso nello stagno del calcio italiano, dominato dal potere dei club, è gettato: la ribellione al disinteresse per la Nazionale e la riforma tattica fanno catalogare il ct come un eretico. "Io mi sento un allenatore, faccio fatica a fare il dirigente e non sono un politico. Solo quando mi chiedono un parere tecnico su come dovrebbe essere strutturato il futuro, do la mia opinione". Un successo è certamente anche la vittoria di Balotelli, simbolo contro le sacche di razzismo. "Dobbiamo comunque sempre sottolineare certi atteggiamenti e stare sempre attenti. Non è un problema solo nostro, ma di tutta Europa".

La formazione per Kiev dipenderà dal recupero degli acciaccati. "Tra oggi e domani faremo le valutazioni sull'aspetto fisico". Intanto la bella Nazionale di Prandelli non vuole perdere la propria guida anche perché sarebbe un delitto interrompere proprio ora il lavoro di rinnovamento.

Ecco l'argomento chiave: la permanenza del ct sulla panchina azzurra. "Il lavoro non si interrompe mai, un progetto tecnico deve avere continuità. Io sono sempre molto sincero. Ho sempre detto che il lavoro quotidiano mi manca. Facendo il ct, la qualità della mia vita è migliorata tantissimo. Ma negli ultimi due mesi fatico a capire se c'è qualità della vita, sono stati due mesi pesanti".

La rivoluzione, ha detto Sacchi, di solito si fa dal basso: stavolta è partita dal vertice. Prandelli segnala i difetti del calcio italiano. "Ma noi siamo tecnici, non politici. Ripeto che in Germania ci sono 17 centri federali: devi sempre e comunque investire, devi confrontarti coi presidenti di Lega: noi siamo tecnici e lì ci fermiamo".

Lo sfogo per il disinteresse verso la Nazionale non è una novità ed è supportato da dati oggettivi. "Quando si dice che la Nazionale non interessa a nessuno, è la verità. Negli allenamenti prima delle amichevoli si parlava soltanto di Milan, Juve e Inter. Questo ti lascia perplesso: ora portiamo milioni di persone in piazza. Ma da settembre basta, allora diventa veramente difficile. Noi siamo convinti che, attraverso il nostro gioco, possiamo fare emergere il nostro calcio, perché non c'è niente da fare, l'italiano è sempre coraggioso nel proporre determinate cose. Sei frenato un po' dalle strutture e un po' da altri interessi, che prevalgono sempre sulla Nazionale. Negli altri paesi succede il contrario, sono i club che vengono dopo la nazionale".

Italia-Spagna è stata la prima partita degli azzurri all'Europeo e nel frattempo sono cambiate tante cose. "Dovremmo cercare di ripetere quel primo tempo come atteggiamento, confrontarci senza paura. Ci giochiamo tutte le nostre possibilità". Al debutto Del Bosque tentò di sorprendere l'Italia col finto centravanti, mentre Prandelli utilizzò la difesa a tre con De rossi centrale. "Dobbiamo preoccuparci di mantenere certi equilibri tattici, i moduli contano fino a un certo punto. Dobbiamo sforzarci con le idee, in modo veramente pratico. Poi ovviamente cambierà poco, se c'è o non c'è la loro punta centrale. Il loro gioco è quello, un gioco di qualità, con la ricerca costante di un giocatore tra le linee. Tatticamente noi siamo migliorati, perché ci siamo potuti allenare e perché è migliorata la nostra condizione fisica e psicologica. Adesso siamo squadra. Il nostro modulo non fa tanta differenza, perché parliamo sempre e comunque della fase difensiva. A me, invece, piace parlare della fase di costruzione del gioco".

Ancora sull'eventualità del divorzio. "Non ho mai parlato di divorzio, assolutamente no. Io faccio le mie riflessioni sulla qualità della vita". Alcuni calciatori, nelle interviste subito dopo la partita, gli hanno chiesto di restare. "Buffon mi ha chiesto che cosa sta succedendo, viste le notizie che escono sui giornali. Ne abbiamo parlato in maniera normale, mi ha fatto piacere che me l'abbia chiesto. Si è limitato a questo, è una persona sensibile". Lo strapotere dei club è un dato di fatto e in prospettiva lo trova pessimista sui cambiamenti nei rapporti di potere tra Lega e Figc. "Non so, la vedo dura". Prandelli conferma di essersi sentito ferito per le accuse di nepotismo, quando ha cooptato nello staff dei preparatori azzurri per l'Europeo il figlio Nicolò. "Abbiamo un rapporto meraviglioso. Ma non voglio entrare in questo argomento: i sassolini li tengo nelle scarpe, mi ha fatto male leggere certe cose". Più volentieri il ct parla dell'irritazione di Buffon con i compagni per il terzo gol mancato, che poteva costare caro. "Da subito ho approvato le parole di Gigi. Chi ha esperienza sa che certe partite le devi chiudere, perché basta un episodio e può succedere qualsiasi cosa. Non devi mai pensare alla gloria personale, ma alla squadra". Verso il presidente del consiglio Monti, che aveva ipotizzato provocatoriamente lo stop per tre anni del calcio italiano travolto dal calcioscommesse, c'è rispetto, ma non lo stesso entusiasmo esibito per Napolitano. "No, non mi stupisce che venga a Kiev. Il carro dei vincitori? Ci pensino altri".

A monopolizzare i suoi pensieri è la Spagna, punto di riferimento. "Siamo convinti che sia quella la strada, ma dobbiamo ancora fare qualche passo in avanti. Siamo all'inizio, sarà un cammino molto difficile, considerando anche il nostro umore, che cambia addirittura da un tempo all'altro. Dobbiamo lavorare ancora tanto. Il problema della Spagna era che non concretizzava il lavoro che faceva, ma ha avuto la possibilità di continuare a fare giocare la squadra nel modo che è diventato un marchio anche perché ha ricevuto il sostegno di tutti. Da noi è molto più difficile. Abbiamo anche noi la nostra strada, che è sempre e comunque la strada della qualità. Naturalmente senza dimenticarci mai di come abbiamo vinto in questi anni". Cioè con una difesa fortissima, che anche la Germania ha assaggiato, dopo l'Inghilterra. In più, adesso, c'è Balotelli. "Ha una potenzialità enorme e la fortuna di avere un allenatore come Mancini. Se rivivrà in maniera emotiva la serata di ieri, vorrà ripeterla: solo così può diventare un grande giocatore. Sta lavorando per migliorare certi aspetti: ha dimostrato a tutti di avere qualità straordinarie". Si torna sul tema dell'eventuale addio e si apre uno spiraglio: i risultati di questo Europeo possono avere compensato il calo nella qualità della vita? "Sì, possono".

Il successo nella vocazione al recupero delle anime inquiete - vedi Balotelli e Cassano - può essere un altro elemento di soddisfazione, ma Prandelli non si sente un samaritano. "Sono giocatori di qualità: hanno la possibilità di farti vincere le partite, sono giocatori così a fare la fortuna di un allenatore, rispetto ad altri che credono di essere campioni".

Il divorzio di Prandelli sarebbe un problema anche per i concetti di disciplina che ha introdotto, ormai assimilati dalla squadra, a partire dal famoso codice etico. "A parte il fatto che nessuno andrà via, non si sgretola niente. Nel codice etico io mi riferivo solo ai comportamenti in campo. Non mi voglio prendere alcun tipo di responsabilità in più. Ho punito solo chi ha dato gomitate o fatto falli di gioco. Se entri in altre situazioni, non ne esci più.

La soddisfazione è che uno come De Rossi, che ho lasciato fuori in una partita delicata delle qualificazioni come quella con la Slovenia, abbia condiviso le mie scelte. Mi è piaciuta la Roma, quando non ha convocato Osvaldo: il calcio deve eliminare i cattivi comportamenti".

Il recupero di Cassano è un successo ulteriore. "Non ho mai pensato di lasciarlo fuori. Ho fatto una bella chiacchierata con lui, sapevo che con la Germania avrebbe fatto una grande partita". Rilassato, il ct scherza sui punti in comune col ct della Spagna Del Bosque. "Il peso, se continuo così". Balotelli è definitivamente il simbolo dei nuovi italiani? "Lui è italiano e basta, non dovremmo nemmeno dirlo. Non è tanto lui il simbolo, il simbolo è la maglia azzurra. Lui in certi momenti ha diviso, invece può unire. In campo è stato bravissimo. Deve avere dei riferimenti, le conoscenze tattiche e in queste partite li ha avuti, in maniera perfetta. E' dentro la squadra, non è uno che risolve i problemi da solo".

Se il timore era quello dell'espulsione, magari per doppia ammonizione, è passato. "Io quella paura non l'ho mai avuta. Lui stesso con la Germania, ancora prima che gli potessimo dire qualcosa, ci ha detto di stare tranquilli, perché non avrebbe fatto stupidate".

L'atmosfera, insomma, è più che serena: le polemiche per la suddetta frase del ct alla vigilia dell'Europeo sembrano dunque superate. Ma il ct ne approfitta per spiegare meglio questo periodo difficile, in cui la qualità della sua vita si è di colpo abbassata, dalla visita della polizia a Coverciano per Criscito in poi. "Quando ho detto che potevamo dare fastidio, la mia era una semplice provocazione. Da una parte c'era il presidente del consiglio che diceva che bisogna chiudere il calcio, dall'altra un pm che ha mandato un avviso di garanzia ma non ci ha detto se e quando avrebbe interrogato il giocatore. Io volevo dire che noi dobbiamo giocare a calcio. Volevo dire questo: se secondo voi questa nazionale non vi rappresenta, noi stiamo a casa".

Invece la Nazionale è qui, a giocarsi l'Europeo con la Spagna e a cercare di farlo con la stessa tattica propositiva che ha schiantato la Germania. "A Varsavia abbiamo palleggiato basso, nella nostra metà campo, malgrado il loro pressing. Dobbiamo avere il coraggio di farlo anche con la Spagna. Il coraggio deve essere supportato da un impianto di gioco. Non mi piace il coraggio individuale, mi piace una squadra che sviluppi il gioco dall'inizio. Cercheremo di ripeterci, perché l'essenziale è costruire gioco, già a partire da Buffon. E se non potremo farlo così indietro, lo faremo 40-50 metri più avanti". Per continuare a conquistare telespettatori. "Ventitrè milioni sono un bel numero. L'obiettivo era riavvicinare la gente e noi l'abbiamo fatto attraverso il gioco".

 

 

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