CASSANO SOTTO I FERRI - FILA LISCIO L’INTERVENTO A FANTANTONIO, FORSE GIÀ A CASA DOMENICA - PER IL NEUROLOGO LA LESIONE DEL TALAMO NON LASCERÀ RESIDUI, MA IL RITORNO SUI CAMPI È LONTANISSIMO: PER LA SOLA MESSA IN SICUREZZA SERVONO SEI MESI, DURANTE IL QUALE IL PAZIENTE PUÒ INIZIARE UNA ATTIVITÀ SPORTIVA, MA NON AGONISTICA…

1 - CARMINATI, E' ANDATO TUTTO BENE NESSUN PROBLEMA...
(ANSA)
- "La procedura è andata molto bene, é stata molto rapida. Non c'é stato alcun problema, tutto è andato per il meglio". A dirlo all'ANSA è Mario Carminati, cardiologo interventista del Policlinico San Donato che ha appena operato Antonio Cassano.

Riguardo all'operazione a cui è stato sottoposto Cassano "é più corretto parlare di procedura - spiega Carminati, considerato il più grande esperto europeo di difetti cardiaci congeniti - perché intervento è una parola che fa pensare alla chirurgia. Questa non è una procedura chirurgica, ma di emodinamica interventistica di chiusura del forame ovale".

Nel dettaglio "é stata punta la vena femorale, da lì è stato introdotto un catetere fino all'interno del cuore, per posizionare un 'dispositivo occlusore', ovvero un ombrellino che chiude la comunicazione anomala che esisteva tra i due atri". Questa procedura è stata fatta con il costante controllo per via radiologica e con l'ecocardiografia transesofagea. Lo specialista del San Donato ha effettuato la procedura 'in trasferta' al Policlinico di Milano, dove il calciatore è ricoverato da domenica.

Il difetto cardiaco di Cassano "è una anomalia che è presente in una percentuale alta nella popolazione - prosegue Carminati - ma questo non significa che va chiuso in tutte le persone. L'indicazione per effettuare questa procedura c'é soprattutto in persone giovani senza alcun apparente fattore di rischio in cui avviene una ischemia cerebrale di natura non precisata. Si fanno allora una serie di accertamenti, e molto spesso non si trova nulla se non la pervietà del forame ovale".

Da qui, si fa strada "l'ipotesi che questa ischemia sia stata causata da embolia paradossa, cioé che un coagulo di sangue sia passato dall'atrio destro all'atrio sinistro attraverso il forame, che sia poi entrato nella circolazione, e che si teme sia finito un'arteria cerebrale. Come terapia di prevenzione, si posiziona allora questo ombrellino che impedirà il passaggio anomalo di sangue dall'atrio destro a quello sinistro".

Il decorso post-procedura per chi subisce l'applicazione dell'ombrellino è molto semplice, conclude l'esperto: "Significa riprendere praticamente la propria vita normale, assumendo una terapia anti-aggregante piastrinica per sei mesi: sostanzialmente, un'aspirina".

2 - NEUROLOGO, LESIONE TALAMO NON LASCERA' RESIDUI...
(ANSA)
- Nereo Bresolin, il responsabile del reparto di neurologia del Policlinico di Milano che ha preso in cura Antonio Cassano ha confermato che l'ictus ischemico ha provocato una lesione del talamo. "La fortuna nella sfortuna è che si tratta di una sede tranquilla, per esperienza questa situazione avrà una evoluzione positiva, e la lesione sparirà un po' alla volta", ha spiegato Bresolin, 59 anni, sottolineando che "i giovani hanno una plasticità neuronale ottima per cui non ci si aspetta assolutamente un residuo permanente".

I controlli di lunedì mattina hanno rilevato un forame ovale pervio (pfo), la malformazione cardiaca sanata con l'intervento di oggi. "Non esiste certezza del legame tra il pfo e la lesione, però in base all'esperienza di centinaia di casi e alle linee guida, la tendenza è chiuderlo per evitare che l'evento si riproponga", ha chiarito Bresolin. "Antonio - ha aggiunto - sta bene, domani mattina faremo degli accertamenti per verificare il corretto posizionamento del cosiddetto 'ombrellino', che ha chiuso il pfo. Di solito servono almeno 24 ore di osservazione, poi dipende dall'evoluzione della situazione, ma spero di farlo tornare a casa domenica".

Assieme a Mario Carminati, il cardiologo interventista che ha eseguito la chiusa del Pfo, Bresolin ha "concordato questo iter: l'ecocardiogramma una volta al mese per sei mesi, per controllare l'ombrellino, poi un doppler intracranico per verificare la chiusura del Pfo e che non ci sia più passaggio di bolle d'aria. Le linee guida per questi casi - ha concluso Bresolin - per la messa in sicurezza indicano un periodo di sei mesi, durante il quale il paziente può iniziare una attività sportiva, ma non agonistica".

 

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