1- L’ARRIVO NELLE SALE DI “DIAZ” DI VICARI, IL FILM DEDICATO ALLA “MACELLERIA MESSICANA” DI GENOVA, SVEGLIERÀ DAL LETARGO ANCHE “BELLA CIAO”, DOCUMENTARIO PRODOTTO DALLA RAI, FIRMATO CARLO FRECCERO, MARCO GIUSTI E ROBERTO TORELLI, PRESENTATO A CANNES NEL 2002 NEL PIÙ TOTALE DISINTERESSE AZIENDALE? 2- ECCO LA STORIA INEDITA, ISTRUTTIVA E NON TROPPO EDIFICANTE, DELLA SUA GESTAZIONE, DELLA SUA NON MESSA IN ONDA E DEL SUO TOTALE OSCURAMENTO NEGLI ANNI SUCCESSIVI 3- MENTRE SANTORO TRASMETTEVA UNO SPECIALE SUL SUSHI,DOVEVA ANDARE IN ONDA A DUE GIORNI DALLA FINE DEL G8, MA VENNE IMMEDIATAMENTE SOSPESO. PERCHÉ? IL MOTIVO UFFICIALE ERA LA MANCANZA DI EQUILIBRIO POLITICO. MANCAVA LA CONTROPARTE 4- MA LE TRE RETI GENERALISTE DELLA RAI NON LO MANDERANNO MAI IN ONDA COME DOVEVA ANDARE. FINIRÀ ALLE TRE E MEZZA DI NOTTE SU RAI 3 IL 29 LUGLIO DEL 2006 CON UNA PRESENTAZIONE POCO SIMPATICA DI GHEZZI CHE SEMBRAVA QUASI UNO SFREGIO

IL TRAILER DEL DOCUMENTARIO "BELLA CIAO" SUL G8 DI GENOVA
http://bit.ly/HOtINV

Marco Giusti per Dagospia

L'arrivo nelle sale italiane di "Diaz" di Daniele Vicari, dedicato alla "macelleria messicana" di quei giorni di luglio a Genova nel 2001, sveglierà dal letargo magari anche "Bella Ciao", documentario prodotto dalla Rai, firmato Carlo Freccero, Marco Giusti e Roberto Torelli, presentato a Cannes nel 2002 nel più totale disinteresse aziendale ma nella luce fin troppo clamorosa dei media internazionali.

"Bella Ciao" fu il primo film a raccontare senza censure i fatti di Genova e ne rappresenta ancora la documentazione storica più completa. Quella che segue è la storia, istruttiva e non troppo edificante, della sua gestazione, della sua non messa in onda e del suo totale oscuramento negli anni successivi alla sua realizzazione.

Nell'estate del 2001, con il ritorno del governo Berlusconi, ma in una Rai ancora in mano al centrosinistra, Zaccaria presidente e Cappon direttore generale, sotto la direzione di rete (Rai Due) di Carlo Freccero, stavo realizzando la seconda serie di "Stracult", programma dedicato come si sa al cinema italiano di genere.

Uno dei registi del programma, Roberto Torelli, che aveva già realizzato un documentario sul Porto Alegre Social Forum nel 2001, mi aveva chiesto di seguire il Social Forum che si sarebbe svolto a Genova nei giorni del G8, visto che avevamo deciso di dedicare una puntata di "Stracult" al movimento no-global. Avevamo già interviste importanti, teorici come Jeremy Rifkin, Umberto Eco, Naomi Klein, registi, cantanti (Sonic Youth, i Muse), artisti (Vanessa Beecroft), politici.

In questa puntata, che andò in onda la notte prima della morte di Carlo Giuliani, dopo un'intervista di Gianni Minà al subcomandante Marcos (altri tempi...) si vedono i primi allegri giorni del Social Forum, i canti e i balli, Manu Chao. La festa. E anche un folle sketch dei Manetti bros, "La supplente si fa la classe dei no global" (starring Eva Henger...), che poi sarebbe sembrato improponibile (oggi ha un milione e mezzo di contatti su Youtube).

Roberto era rimasto a Genova per seguire anche le tre giornate del G8, pronto a fare interviste, a riprendere quello che poteva servire non solo alla nostra trasmissione. Avevamo pensato, con Freccero, che era meglio avere una telecamera in più. Ma certo non dovevamo essere noi di "Stracult" a dover fare informazione.

Non si sa perché nessuno del gruppo di Santoro, allora a Rai 2, ma in quei giorni in vacanza, e nessun altro da Rai 1 o Rai 3, tiggì esclusi, avesse voluto seguire il G8 e il Social Forum, visto che, da mille fonti attendibili e con lo scoppio della violenza, era ovvio che si doveva non solo riprendere il più possibile, ma pensare anche di montare rapidamente qualcosa da mandare in onda.

Così, a due giorni dalla fine del G8, nello stupore generale, mentre Santoro trasmetteva uno speciale sul sushi, eravamo i soli a poter andare in onda, come "Stracult", con delle riprese assolutamente inedite su Genova, che mostravano interamente quello che era accaduto fuori dalla Diaz e gran parte degli scontri per le strade.

Il programma, che avevamo intitolato "Bella Ciao", perché "Bella Ciao" era stata suonata nei giorni della festa e poi a commento della morte di Carlo Giuliani nello stadio Marassi, doveva andare in onda mercoledì 25 luglio, ma venne immediatamente sospeso. Perché? Il motivo ufficiale, allora, era la mancanza di equilibrio politico. Mancava la controparte. Ma l'idea era proprio quella di seguire la manifestazione dal punto di vista della piazza, dal cuore degli scontri, senza commenti.

E chi era la controparte? Una cosa buona, però, quel 25 luglio era accaduta. Il Tg1, col ritorno dalle vacanze di Albino Longhi, aveva deciso infatti di mandare in onda nell'edizione delle 20 riprese mai viste degli scontri a Corso Europa relative a sabato 21. Immagine senza commento, fortissime, di una violenza che nessuno sospettava si fosse scatenata da parte della polizia e della guardia di finanza.

Immagini che arrivavano però con 5 giorni di ritardo, girate dagli operatori della Rai per i Tg. E arrivavano lo stesso giorno (un caso?) della nostra "sospensione". Ovvio che c'era da domandarsi perché queste immagini non fossero andate in onda nei tg. Intanto, "Bella Ciao", ufficialmente, non era stato cancellato. Così decidemmo, d'accordo con Freccero, di andare avanti, di farne un programma che ricostruisse con precisione gli avvenimenti di quei tre giorni.

La vera rivoluzione a Genova era stata mediatica, decine e decine di telecamere, di operatori esperti e di ragazzi alle prime armi. Era possibile ricostruire ogni scontro, ogni azione. Bastava muoversi. Il materiale più forte, però, veniva proprio dagli operatori della sede Rai di Genova, e ce lo dettero subito. Avevo lavorato anni con alcuni di loro, come Enrico Aonzo, Marco Bartolini. Conoscevano la città e sapevano come muoversi per le stradine con un betacam in spalla.

Molti pensavano che la Rai avesse in qualche modo bucato Genova, ma non era vero, avevano documentato gli scontri meglio di chiunque altro. Ma c'era anche moltissimo materiale, inedito, che iniziava a uscire dalle piccole società indipendenti presenti a Genova, Charta, Indymedia, Radio Sherwood.

Roberto Torelli aveva lavorato tutta l'estate a questa ricostruzione. Io avevo cercato di dare al tutto una forma, un montaggio, diciamo qualcosa di cinematografico. Carlo Freccero ci aveva dato l'idea buona per iniziare: l'attacco alla Diaz, come in un film western, da lì sarebbe partito il racconto delle giornate come un lungo flashback. E ci aveva illuminato sul commento sonoro. Nessuna voce off, nessuna intervista, solo le voci e i rumori veri della strada e una colonna sonora di canzoni rock scelte da una ragazzina, mia figlia Elena, che aveva allora quattordici anni e aveva appena finito la quarta ginnasio (oggi ne ha venticinque e studia Latino a Cambridge).

I Blonde Redhead, gli International Noise Conspiracy, i Kent, i Tool, i Blur. Quello che sentivano i ragazzi come lei allora. La musica funzionava per ricostruire l'energia giovanile che si deve essere sentita a Genova. Così, alla fine di agosto, eravamo pronti alla messa in onda, o a presentarlo a un festival importante come Venezia.

Chiamai l'allora direttore della Mostra, Alberto Barbera, un mio caro amico. Senza neanche vederlo, mi disse che lui e l'allora presidente Baratta (gli stessi che ci sono oggi), per motivi diversi avevano deciso di non presentare nessuna immagine di Genova a Venezia, né nostra né della pattuglia dei cineasti italiani capitanata da Citto Maselli, che fece poi un film deludente sul G8 e sul Social Forum, escludendo quasi del tutto gli scontri.

Perché? Paura, pressioni, una distanza un po' morettistica dai televisivi, un tentativo di non accettare provocazioni di alcun tipo? Boh! Intanto cerchiamo di mandare in onda "Bella ciao" a metà settembre, quando i ragazzi sono tornati a scuola e guardano la televisione. Ma dopo l'11 settembre i fatti di Genova erano diventati impresentabili in tv, lontani, superati. O forse no, ma la situazione politica non permetteva questa messa in onda.

A novembre, grazie a Steve Della Casa, allora direttore del Festival di Torino, si mostrò per la prima volta "Bella Ciao" in una versione lunga in video, alla presenza di Heidi e Giuliano Giuliani. Due proiezioni strapiene, di grande intensità emotiva. Genova non era affatto lontana, ci riuniva e riapriva una ferita ancora aperta. Intanto, con il cambio di direzione alla Rai, Saccà al posto di Cappon, ogni speranza di mandare in onda "Bella ciao" è perduto, e Freccero è sicuro di andarsene da Rai 2 entro la primavera.

Giochiamo l'ultima carta. Cannes. Con l'aiuto di Italia Cinema, mandiamo un video ai selezionatori. A Cannes non accettano video, programmi tv, ma se "Bella ciao" verrà accettato diventerà tecnicamente un film, sarà vidigrafato e diventerà una pellicola in 35 mm. Dobbiamo però saperlo in tempo per organizzare la stampa, che ha un costo. E dobbiamo farlo stampare prima che Carlo Freccero lasci la rete.

Chi altri potrebbe firmarci la lavorazione del film? Claire Clouzot, allora responsabile de "La Semaine de la Critique" a Cannes ci chiama e ci dice che il film aprirà la sua sezione. Grazie al suo fax, con l'aiuto di Frederick Fasano, riesco a far stampare una copia del film e la vedo il giorno prima dell'addio di Carlo alla direzione di Rai 2. E' uno strazio, ma il film è pronto. Tutto regolare, aziendalmente. "Bella Ciao" può andare a Cannes, ufficialmente distribuito da Rai Trade e prodotto da Rai 2.

Rai Cinema non si offre di distribuirlo in sala, ma lo fa Domenico Procacci della Fandango. E' il primo che si attiva davvero per portare il film nelle sale. Non ce la farà, perché trova in Rai un muro di cavilli che ne impediscono la diffusione e la vendita, ma almeno lo presenterà in anteprima stampa al Politecnico. E sono sicuro che da quel suo impegno di quei giorni nascerà poi il progetto di "Diaz".

Il film viene comunque presentato a Cannes nell'edizione del 2012 con grande rumore. Prime pagine sui giornali (ricordo l'Aspesi su "Repubblica"), fischi a Sgarbi, presente in sala, che rimprovera al film di essere di parte ("non si sentono i genovesi..."). L'intero staff di Rai Cinema, che presentava lì "L'ora di religione" di Bellocchio, ci evita accuratamente. E un po' anche il cinema italiano impegnato, Procacci a parte, non vede di buon occhio il fatto che dei televisivi facciano un film e lo portino a Cannes.

E poi, nel 2001, un documentario non aveva ancora il diritto di essere visto in un festival. Nessuno è più razzista di un critico. Direttamente e indirettamente ci chiedono di distribuire il film all'estero, di presentarlo in altri festival. Ma il permesso ci viene sempre negato. Perfino la rassegna "Da Roma a Cannes", dopo avercelo chiesto per una visione a Roma, sembra che non abbia più interesse a presentarlo.

Paura? Di cosa? Chiedo in aiuto l'arena del Sacher a Angelo Barbagallo, ma mi risponde che sta guardando in tv Usa-Cina. Dopo la Fandango anche la Teodora vuole distribuire il film. Ma vengono fuori molti cavilli e la risposta è sempre no. L'Espresso, che lo vuole come allegato in dvd al giornale ottiene lo stesso rifiuto (ne farà una sua versione senza le immagini della Rai che venderà moltissimo).

"Bella Ciao" è un film scomodo su una storia ancora più scomoda, con immagini che non devono essere viste, ma che in mille modi si vedranno e circoleranno in rete o in mille altre proiezioni. Io, Carlo e Roberto finiremo anche nel folle festival di Paraty, qualche anno dopo, davanti a un pubblico entusiasta di brasiliani, che da pochi giorni avevano festeggiato l'elezione di Lula a Presidente, che vedono il film come noi vedevamo le opere del Cinema Novo negli anni '60. Un delirio.

Ma le tre reti generaliste della Rai non lo manderanno mai in onda come doveva andare. Finirà alle tre e mezza di notte su Rai 3 il 29 luglio del 2006 con una presentazione poco simpatica di Ghezzi che sembrava quasi uno sfregio. Poi Santoro, ritornato in Rai, deciderà di usarlo a pezzi dentro una puntata di "Anno Zero" dedicata a Genova.

Infine Carlo Freccero, diventato presidente di Rai Sat lo manderà in onda su Rai Sat Movie nel luglio del 2008 per un pubblico di affezionati. Ma non era quello che volevamo. "Bella Ciao" avrebbe dovuto essere un motivo d'orgoglio per la Rai, un programma ideato e concepito da uomini dell'azienda, con operatori interni, talmente forte che diventa un film e viene presentato a un festival come Cannes e viene richiesto in tutto il mondo. Non del materiale da rimontare a piacimento dentro altri programmi. Ma un caso unico nel panorama televisivo e cinematografico italiano. E tale è rimasto. Nel bene e nel male.

 

SCONTRI ALLA DIAZ jpegSANGUE ALLA DIAZ jpegDOCUMENTARIO BELLA CIAO SUL G OTTO DI GENOVA CARLO FRECCERO MARCO GIUSTI DOCUMENTARIO BELLA CIAO SUL G OTTO DI GENOVA claudio cappon MICHELE SANTORO Carlo GiulianiALBINO LONGHI ALBERTO BARBERA citto maselli - copyright PizziSTEVE DELLA CASA MATILDE BERNABEI - copyright PizziDOMENICO PROCACCI nanni moretti angelo barbagallo

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