L’ÉLITE VAL BENE UNA MASSA - TACCUINI MOLESKINE, COMPUTER APPLE, PELLICOLE DI TERENCE MALICK, MOTO HARLEY DAVIDSON, ARCHITETTURE DI ZAHA HADID. C’È TUTTA UNA VIRTÙ ACCORTA NEL FARE LE NOZZE DEL GLAMOUR COI FICHI SECCHI DEL CONSENSO. È IL SALTO CHE DALLA NICCHIA PORTA ALLA MASSA. E TRA GLI IRRINUNCIABILI GADGET DI SOCIETÀ CI SONO, OVVIAMENTE, I LIBRI. GLI ADELPHI, INNANZITUTTO, CHE SI TROVANO PERFINO FOTOGRAFATI NEI CATALOGHI DEI MOBILI AIAZZONE…

Pietrangelo Buttafuoco per "la Repubblica"

C'è tutta una virtù accorta nel fare le nozze del glamour coi fichi secchi del consenso. È il salto che dalla nicchia porta alla massa. E tra gli irrinunciabili gadget di società non ci sono - pop a parte - solo le scarpe Camper ai piedi di più piedi, o gli accessori Muji, le carabattole giapponesi di cartoleria.

Nella famiglia allargata del sentire comune, nel magma della contaminazione "alto-basso", ci sono, ovviamente, i libri. Gli Adelphi, innanzitutto, che si trovano perfino fotografati nei cataloghi dei mobili - foss'anche Aiazzone - a far bella mostra tra le mensole e le scansie del rateale è solo il libro Fabula, dall'ineffabile allure dell'editore più signorile.

C'è un quid di fattura molto esclusiva ma di gran consumo. A dettare lo Spirito del Tempo, anche in un senso più generale, è dunque l'inavvicinabile di massa: l'elitismo dato in aspersione alla moltitudine. Per dirla con gli iniziati, ad andare a ruba è l'esoterico: un patto di comunione plastica tra mente e oggetto, l'attesa eucaristia tra voga e orgoglio, qualcosa di più della Jacuzzi in leasing: il prontuario di affabulazione a uso di commercio, pensiero e ficaggine. E quel che realizza Adelphi - pop a parte - è un benemerito opificio di identità culturale in un'Italia da troppo tempo digiuna di umanesimo, figurarsi di Rinascimento.

Manco l'incomodo della soggezione, dunque, e ci si affatica di buon grado per imparare correttamente la pronuncia altrimenti ostica del nome di Wislawa Szymborska. La poesia, solitamente dimenticata nella periferia degli scaffali, è solo con lei che scala la classifica dei titoli più venduti. Adelphi discende dal proprio Olimpo di eccellenza per accomodarsi tra gli Inferi dei grandi numeri. Senza peraltro dismettere di qualità, anzi.

Adelphi è infatti un marchio che dà titolo ai titoli. Noi italiani leggiamo meno, ma molto bene. Ed è una caratteristica propria di questo catalogo riuscire a restituire il successo ad autori dimenticati e orbi di gloria altrove, come Curzio Malaparte e altri dannati. È il caso di Martin Heidegger, l'oracolo della Foresta Nera; e di Cristina Campo, che al fianco di monsignor Lefebvre fu la voce più potente della tradizione cattolica contro il Vaticano II; e di Henry Corbin, ancora oggi venerato a Teheran come il più santo tra i filosofi cari a Ruhollah Khomeini.

Abili anche nell'operazione inversa, prendere libri di basso consesso e farne un blasone (ieri con Simenon, oggi con Fleming e la saga di 007), all'Adelphi sanno modellare a proprio capriccio quella misteriosa borsa degli intellettuali le cui quotazioni oscillano in modo imprevedibile e misterioso. La battuta d'obbligo: sono pagine da scuotere, non da shakerare - come il Martini di Bond. Ed è un contrassegno, quello di Adelphi - pop a parte - uguale al Papa: inavvicinabile, appunto, ma di massa.

Si è eletti in forza di una qualità, di una virtù o di un privilegio. Ed è una vicenda tutta italiana, quella di rinvigorire il languente mercato editoriale con operazioni ad alto tasso culturale. In principio fu Roberto D'Agostino, che, nel 1985, dai divani de "Quelli della notte", grazie a un tormentone in forma di recensione fece dell'adelphiano L'insostenibile leggerezza dell'essere di Milan Kundera il libro "dell'edonismo reaganiano".

Giochi di sovrapposizione, forse. O, più propriamente, un dannunzianesimo della post modernità, di cui Adelphi è il cuore che ha arricchito il bagaglio dell'italiano medio col
Siddharta di Hesse e il new age sofisticato di autori come Fritjof Capria (Il Tao della fisica)
o Robert Pirsig con tanto di manutenzione di motocicletta e zen. Pure gli italiani alle vongole corrono a comprare libri di Joseph Roth o i vari Alla ricerca del predatore Alfa di David Quammen.

Ed è un'estetica tutta italiana quella dell'elitismo moltiplicato nella massa. Che ci farebbero allora qui, dunque, nel tascapane dell'italiano medio, tutti i taccuini Moleskine, feticci che quasi disegnano l'anima a chi li compra, nel solco di Bruce Chatwin, adelphiano va da sé?

Ci sono cosette, cosine e concetti nel disegno continuo del mondo. Tutto è Apple e non c'è altra Grande Mela che l'oggetto luminosissimo del desiderio. Adesso è perfino uscita una versione in forma di guaina della Moleskine per contenere l'iPad, e se questo non è cortocircuito, tra i pezzetti di realtà che fanno l'immaginario dello Zeitgeist, è certamente una contaminazione solida.

E commerciabile. Se solo ci fosse una Corazzata Potemkin, oggi Fantozzi, guardando il film dal proprio iPhone, ne apprezzerebbe la visione con sussiego. Lars von Trier è tanto difficilissimo quanto conosciutissimo con Melancholia e può capitare - com'è capitato, senza meraviglia, in un cinema di Bologna - che L'Albero della Vita, il film, di Terence Malick sia stato proiettato per un mese intero invertendo il secondo con il primo tempo senza che nessuno se ne avvedesse. Fu il contemporaneo del vestito nuovo dell'Imperatore. Nessuno vedeva che era nudo.

E nel progetto della contemporaneità ci sono cose perfette da cosare. L'esempio è giusto il coccodrillo di Lacoste: scappa dai toraci tonici dei tennisti e finisce sui rigonfi mammari di bolsi bagnanti. Harley Davidson dice tutto già nel suo slogan ufficiale, e il rombo per le strade delle numerose moto completa il quadro: "Una Harley-Davidson è molto più accessibile di quanto pensi".

L'unico assunto del carisma irresistibile dell'idolo, il mistero del marketing, è quello di pervertire l'avanguardia. E siccome a diventare moda è solo l'anti pop, non sorprenda che all'Auditorium, a Roma, la musica classica per tutti e gli annessi eventi di cultura raffinata ed elitaria per tutti abbiano raggiunto la totalità del pallottoliere. Il jazz, genere un tempo considerato elitario, viene proposto in innumerevoli jazz-festival; Giovanni Allevi, annusato quale prodotto pregiato, veste di qualità la propria musica e va incontro al largo pubblico di bocca buona illudendolo di aver guadagnato il traguardo dello chic.

Come la mistica dell'archistar, con Zaha Hadid che dà forma sensoriale alla massa, con tutti quei praticelli, al MAXXI, coltivati su pedane a forma di gobbe mobili da far scivolare qua e là, manco fosse un passatempo di lusso enfatico e costoso buono per risaliti. E lo stesso vale per la filosofia e per la letteratura, cui ormai ogni città italiana dedica opportuno festival.

Forse è solo un'estasi da gonzi quella dell'acculturarsi. Di sicuro è la prosecuzione del marketing con le armi del traguardo esistenziale. E lo chic, alla portata di tutti, è risolto nel trucco di fare delle cosette, delle cosine e dei concetti il cui design elitario accarezzi l'anima. E come il semi-vip ritratto nella rivista Parioli Pocket insegue la celebrity, così ecco fiorire i campi da tennis sui pontili delle navi da crociera, tutte a poco prezzo, tutte pronte all'inchino, e per trovare qualcosa che costi tanto ma che vogliono tutti bisogna andare da Martinetti & Grom, a Torino come a New York, dove fanno gelati che sono idee di gelato, uno squisito blasone di qualità.

Sono servizi di massa che, come Groupon - il sito di acquisto collettivo in rete - , nell'offrire a pochi euro tagli di capelli o manicure culturali riducono il pathos della distanza, ribaltano la bellezza tracagnotta della tivù in una fonte di charme degna di Ines de La Fressange, offrendo a tutte l'approdo sociale esclusivo con la vertigine del consumo.

L'élite val bene una massa. Ed è anche così che l'eletto viene letto. Certo, quando è troppo letto lo scrittore eletto diventa subito reietto. Anche Guido da Verona, epigono di D'Annunzio, venne molto letto ma subito consumato e dimenticato, mentre il Vate, invece, smozzicato nelle citazioni, se ne muore dolcemente. Ecco, pop a parte, non sarebbe il caso che Adelphi lo ripubblicasse?

 

PIETRANGELO BUTTAFUOCO GIULIANO FERRARA APPLETerrence Malick Harley DavidsonZAHA HADID casino-royale adelphi Roberto CalassoKunderaDAGO A QUELLI DELLA NOTTEdannunzio brooksR

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni daniela santanche

DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA ALLA DIREZIONE DI FRATELLI D’ITALIA PERCHÉ VUOLE AVERE L’AURA DEL CAPO DEL GOVERNO DALLO STANDING INTERNAZIONALE CHE INCONTRA TRUMP, PARLA CON MUSK E CENA CON BIN SALMAN, E NON VA A IMMISCHIARSI CON LA POLITICA DOMESTICA DEL PARTITO - MA SE LA “PITONESSA” AZZOPPATA NON SI DIMETTERÀ NEI PROSSIMI GIORNI RISCHIA DI ESSERE DAVVERO CACCIATA DALLA DUCETTA. E BASTA POCO: CHE LA PREMIER ESPRIMA A VOCE ALTA CHE LA FIDUCIA NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL TURISMO È VENUTA A MANCARE - IL RUOLO DEL "GARANTE" LA RUSSA…

barbara marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA DICHIARAZIONE AL TG1 CONTRO I MAGISTRATI E A FAVORE DI GIORGIA MELONI, PARLANDO DI “GIUSTIZIA A OROLOGERIA” DOPO L’AVVISO DI GARANZIA ALLA PREMIER PER IL CASO ALMASRI - PRIMA DI QUESTA DICHIARAZIONE, LA 40ENNE INEBRIATA DAL MELONISMO SENZA LIMITISMO NE AVEVA RILASCIATA UN’ALTRA, SEMPRE AL TG1, SULLA LEGGE PER LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE TRA GIUDICI E PM (“È SOLO UN PRIMO PASSO”) - E NELL’IMMAGINARIO DI MARINA E PIER SILVIO HA FATTO CAPOLINO UNA CERTA PREOCCUPAZIONE SU UNA SUA POSSIBILE DISCESA IN POLITICA. E A MILANO SI MORMORA CHE, PER SCONGIURARE IL "PERICOLO" DELLA MELONIANA BARBARA (“POTREBBE ESSERE UN’OTTIMA CANDIDATA SINDACA PER IL CENTRODESTRA NELLA MILANO’’, SCRIVE IL “CORRIERE”), PIER SILVIO POTREBBE ANCHE MOLLARE MEDIASET E GUIDARE FORZA ITALIA (PARTITO CHE VIVE CON LE FIDEJUSSIONI FIRMATE DA BABBO SILVIO...) - VIDEO

giorgia meloni nordio mantovano almasri francesco franco lo voi

DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E TUTTO SAREBBE FINITO LÌ. INVECE LA MAL-DESTRA HA PRESO IL SOPRAVVENTO BUTTANDOLA IN CACIARA E METTENDO NEL MIRINO IL PROCURATORE LO VOI, MOLTO LONTANO DALLA SINISTRA DELLE “TOGHE ROSSE” - QUELLO CHE COLPISCE DEL PASTICCIACCIO LIBICO È CHE SIA STATO CUCINATO CON I PIEDI, MALGRADO LA PRESENZA A FIANCO DI GIORGIA MELONI DI UN TRUST DI CERVELLONI COMPOSTO DA UN EX MAGISTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA (CARLO NORDIO), UN PREFETTO A CAPO DEGLI INTERNI (MATTEO PIANTEDOSI) E DI UN ALTRO EX GIUDICE ALFREDO MANTOVANO, SOTTOSEGRETARIO DI STATO - NELL’INCONTRO AL COLLE, LA DUCETTA HA ILLUSTRATO A MATTARELLA (CHE RICOPRE ANCHE LA CARICA DI PRESIDENTE DEL CSM), COSA AVREBBE TUONATO VIA SOCIAL CONTRO LE “TOGHE ROSSE”? OVVIAMENTE NO… - I VOLI DI STATO PER IL TRASPORTO DI AUTORITÀ, LE MISSIONI E GLI INTERVENTI A FAVORE DI PERSONE COINVOLTE IN “SITUAZIONI DI RISCHIO” (DA CECILIA STRADA AD ALMASRI), VENGONO EFFETTUATI DAI FALCOM 900 DELLA CAI, LA COMPAGNIA AERONAUTICA DI PROPRIETÀ DEI SERVIZI SEGRETI, CHE FA BASE A CIAMPINO

romano prodi dario franceschini giuseppe conte elly schlein

DAGOREPORT - COME ANDRÀ A FINIRE LO PSICODRAMMA MASOCHISTICO DEL CENTRO-SINISTRA IN VISTA DELLE REGIONALI 2025 E DELLE POLITICHE DEL 2027? A PARTE FRANCESCHINI, L’HANNO CAPITO TUTTI CHE MARCIANDO DIVISI, PER I PARTITI DELL’OPPOSIZIONE LA SCONFITTA È SICURA - CHIUSA NEL BUNKER DEL NAZARENO CON UNA MANCIATA DI FEDELISSIMI, ELLY SCHLEIN HA GIÀ UN ACCORDO SOTTOBANCO COL M5S DI CONTE PER MARCIARE UNITI ALLE PROSSIME REGIONALI IN TOSCANA, CAMPANIA E PUGLIA E VENETO. UNA VOLTA UNITE LE FORZE, LE PRIME TRE, ACCORDO IN FIERI COL REGNO DI NAPOLI DI DE LUCA, IL SUCCESSO PER L’OPPOSIZIONE È SICURO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027 VINCERÀ L’IDEA DI UN ‘’PARTITO-PLURALE’’ CON ELLY CHE SI ACCORDERÀ CON IL PADRE NOBILE E SAGGIO DELL’ULIVO, ROMANO PRODI, SULLE PRIORITÀ DEL PROGRAMMA (NON SOLO DIRITTI CIVILI E BANDIERE ARCOBALENO), E FARÀ SPAZIO ALL'ANIMA CATTO-DEM DI BONACCINI, GENTILONI, GUERINI, RUFFINI...

fedez chiara ferragni game over matrimonio x

“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL RAPPER, FABRIZIO CORONA, BUTTA BENZINA SUL FUOCO: “RACCONTERÒ LA MOGLIETTINA PERFETTA CHE SEI, QUANTE STRONZATE RACCONTI DA 15 ANNI, I TUOI AFFARI SPORCHI E L'AMORE CHE PERÒ HAI VISSUTO TRADENDOLO COSTANTEMENTE" - L’IRRESISTIBILE SCENEGGIATA, RICCA DI MIRATISSIMI COLPI ALL'INGUINE MESSA IN SCENA DALL’EX DUO FERRAGNEZ, CONFERMA LA PIÙ CLASSICA CONVINZIONE FILOSOFICA-EUCLIDEA: L'IDIOZIA È LA PIÙ GRAZIOSA DISTANZA FRA DUE PERSONE (SALVO POI SCOPRIRE CHE, AL LORO CONFRONTO, I COSIDDETTI MEDIA TRASH SCANDALISTICI SONO INNOCENTI COME TUBI) - AMORALE DELLA FAVA: IL LORO MATRIMONIO CELEBRATO NEL 2018 IN UNA LOCATION DI LUSSO DI NOTO, TRASFORMATO IN LUNA PARK VERSIONE FLOWER POWER, CON RUOTE PANORAMICHE E CONSOLLE DI DEEJAY, ERA UNA PROMESSA DI FUTURO: PAGLIACCIATA ERA, PAGLIACCIATA È STATA - VIDEO

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps

DAGOREPORT - NEL GRAN RISIKO BANCARIO, L’UNICA COSA CERTA È CHE MONTE DEI PASCHI DI SIENA È ORA NELLE MANI DI DUE IMPRENDITORI PRIVATI: MILLERI E CALTAGIRONE. ALTRO CHE BANCA LEGHISTA COME CIANCIA SALVINI - ALTRA CERTEZZA: L’OPS SU MEDIOBANCA SARÀ COMPLETATA DOPO L’ASSALTO A GENERALI - SE L’IMMOBILIARISTA CALTARICCONE SOGNA LA CONQUISTA DELLA SECONDA COMPAGNIA EUROPEA CHE GESTISCE 32 MILIARDI DI EURO DI BENI IMMOBILI, ALCUNI EREDI DEL VECCHIO ACCUSANO MILLERI DI ESSERE SUBALTERNO AL DECISIONISMO DI CALTA - SULLA PIAZZA DI MILANO SI VOCIFERA ANCHE DI UNA POSSIBILE DISCESA IN CAMPO DI UN CAVALIERE BIANCO CHE LANCI UN’OPA SU MEDIOBANCA PIÙ RICCA DELL’OPS DI CALTA-MILLERI-LOVAGLIO...