1. L’ULTIMO GIORNO DI DE BORTOLI AL ‘CORRIERE’ È UN CALCIO IN CULO AL PREMIER CAZZONE 2. “DEL GIOVANE CAUDILLO RENZI, CHE DIRE? UN MALEDUCATO DI TALENTO. IL CORRIERE HA APPOGGIATO LE SUE RIFORME ECONOMICHE, MA HA DIFFIDATO FORTEMENTE DEL SUO MODO DI INTERPRETARE IL POTERE. DISPREZZA LE ISTITUZIONI E MAL SOPPORTA LE CRITICHE. PERSONALMENTE MI AUGURO CHE MATTARELLA NON FIRMI L’ITALICUM. UNA LEGGE SBAGLIATA”
Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia
1. IL “MALEDUCATO DI TALENTO” DI PALAZZO CHIGI
Oggi è l’ultimo giorno di Ferruccio de Bortoli alla direzione del Corriere e lui, con apprezzabile understatement, pubblica a pagina 35 un saluto ai lettori che titola “Rendiconto”. In parte, in effetti, è un rendiconto, con le cifre dell’andamento economico del giornale e i ringraziamenti finali a tutti i colleghi e al direttore generale Alessandro Bompieri, ma non all’ad Scott Jovane che ha contribuito alla sua cacciata. Ma per il resto è anche e soprattutto una resa dei conti.
De Bortoli scrive con orgoglio che in questi anni “Il Corriere” non è stato il portavoce di nessuno, tantomeno dei suoi troppi e litigiosi azionisti”. E la pedata definitiva al cocco di Bazoli è appunto firmata da Marchionne-Elkann che hanno sempre malsopportato (eufemismo) le critiche di Mucchetti prima e Segantini poi all’impero Fiat (in fuga).
Ma il passaggio chiave del suo saluto è quello politico, nella parte riservata al premier Renzi. “Del giovane caudillo Renzi, che dire? Un maleducato di talento. Il Corriere ha appoggiato le sue riforme economiche, utili al Paese, ma ha diffidato fortemente del suo modo di interpretare il potere. Disprezza le istituzioni e mal sopporta le critiche. Personalmente mi auguro che Mattarella non firmi l’Italicum. Una legge sbagliata”.
PIERGAETANO MARCHETTI LUCIANO FONTANA FERRUCCIO DE BORTOLI
Un giudizio durissimo, come si vede. Un giudizio che chissà quanto è costato a un uomo profondamente moderato come De Bortoli. E chissà se il “maleducato di talento” sta trafficando perché il prossimo direttore del Corriere gli sia più vicino. Chissà se “i troppi e litigiosi azionisti” saranno capaci di scegliere un giornalista autonomo da Palazzo Chigi. Lo vedremo tra breve.
Ferruccio de Bortoli Paolo Mieli Scott Jovane e Laura Donnini, amministratore delegato di RCS Libri.
2. UNA MINORANZA DA OPERETTA
Non si infierisce sui vinti, ok, ma a volte i vinti un po’ se lo meritano. Delle famose minoranze interne del Pd, soltanto in 38 si astengono dal voto di fiducia, mentre 50 deputati appoggiano Renzi e l’Italicum. Non sarebbero stati comunque decisivi per bloccare il governo, perché il premier ha incassato 352 “sì” e i “no” sono stati solo 207. Visto che la maggioranza è di 316, non c’era partita (e infatti non si capisce perché Renzi ha messo la fiducia).
Sul Corriere la legittima soddisfazione del “maleducato di talento”: “Il premier e gli ex leader: non trainano nessuno, è la stessa fronda del Jobs act” (p. 3). “Ora a sinistra si evocano i gruppi autonomi”. Si evocano, appunto, come in una seduta spiritica. “L’idea che circola tra i ‘duri’. Area riformista lacerata: l’ipotesi delle carte bollate per contendersi il marchio. Ma sulla scissione i big dell’ala dissidente frenano. Bersani: ‘Non esco dal Pd, è Renzi che ha fatto lo strappo” (p. 5).
Anche la Repubblica riporta il godimento del premier spaccone: “Il premier: ‘Ho forzato. Ma anche se non ho tutti a bordo, adesso la nave va” (p. 2). “La nave va” è sempre una bella metafora per il comandante di turno. Si ride poi quando si passa alla minoranza: “Gruppi autonomi o resa, i tormenti della minoranza alla ricerca di un leader. Civati: colpiamo al Senato” (p. 6). Colpiscono sempre la prossima volta.
PIETRO GRASSO TRA BERSANI ED ENRICO LETTA
La Stampa spiega come Renzi ha portato a casa il risultato: “Un capogruppo e nuovo Senato. Il premio di Renzi ai ‘responsabili’. Dopo un mese di trattative il premier ha spaccato la minoranza”. Poi, lettera di Enrico Letta che giura: “Non ho doppi fini, non mi candido. Ma è sbagliato vincere sulle macerie” (p. 4). Il Fatto irride coloro che hanno appoggiato Renzi: “La fiducia dei tengo famiglia”. E fa notare come la principale preoccupazione nel Pd sia quella di entrare nelle prossime liste elettorali.
democ22 bersani antonello soro enrico letta
Da segnalare una ciclopica intervista di una testa fina come Rino Formica, che al Fatto dice: “ Renzi non ha capito, si brucerà da solo, ancora un po’ e sarà tolto di mezzo” (p. 10).
3. AGENZIA MASTIKAZZI
“Italicum, sì alla fiducia ma i big Pd non votano” (Stampa, p. 2).
4. ULTIME DA FARSA ITALIA
Il partito azzurro si arrabatta come può, orfano del suo proprietario, in altre faccende affaccendato. “Fi, guerra giudiziaria sul simbolo. Il tribunale di Roma dice no al fittiano D’Anna, che puntava a delegittimare Maria Rosaria Rossi e i suoi poteri sulle liste. I berlusconiani: ‘Miserabile tentativo di strappare il partito al fondatore’. In Puglia estrema mediazione Schittulli-Poli Bortone” (Repubblica, p. 9).
5. UFFICIO VENDITE ARCORE
Grandi manovre in casa Berlusconi, con il padron Silvio totalmente concentrato sui suoi affari. Corriere: “Cessioni e alleanze, Berlusconi ridisegna l’impero. Dal Milan alla partita delle torri televisive con il piano Mediaset-Rai Way. Il ruolo dei figli. L’ipotesi di cessione di Premium a Sky e gli intrecci con Telecom Italia e i francesi di Vivendi” (p. 8).
maria rosaria rossi e la testa di verdini
Repubblica spiega che i colloqui tra Berlusconi e Murdoch riguardano il modo per bloccare l’arrivo in Italia di Netflix (p. 10), che minaccia di togliere molti spettatori alle loro pay tv. Poi intervista Urbano Cairo che dice: “Berlusconi non smobilita, ma gli ascolti dei suoi canali non giustificano così tanti spot” (p. 11). Sulla Stampa recuperano Antonio Martino che ha parole impietose: “Il sole tramonta anche per Berlusconi. E non sarà più protagonista” (p. 6)
Libero anticipa la strategia, piuttosto radicale, del Banana: “La rivoluzione di Silvio: via Fi, Milan e Mediaset. Per il Cav il business del futuro non è in Europa. Vuole disfarsi degli investimenti meno redditizi e puntare su Asia o Sudamerica” (p. 10). Il Fatto intervista Vittorio Feltri, per il quale “Berlusconi vende, ma solo un po’” e anche se “Forza Italia è allo sbando, lui non lascerà mai la politica” (p. 5).
6. LA BAVA SEPARATA DALL’EXPO
“L’emozione di essere al centro del mondo” è il titolo del pezzo in prima del Corriere dedicato all’Expo, che apre domani. Dentro, gli squilli di tromba su “una sfida che durerà sei mesi” e “La doppia partita della Farnesina. Arrivano dall’estero un miliardo di euro e oltre mille ministri” (p. 14). Poi, l’annuncio che i lettori del Corriere attendevano da mesi: “In edicola domani lo speciale di Ottanta pagine”. I giornaloni sono pieni di pubblicità dell’Expo e gli effetti si vedono.
james murdoch piersilvio berlusconi
Anche su Repubblica non mancano i toni enfatici: “Debutto in piazza, tutto il mondo collegato” (p. 17). Un pianeta alla tv?
7. TRAGEDIA GRECA
Aggiornamento sulla crisi greca da Repubblica: “Scudo fiscale, lotta all’evasione e rinvio per il salario minimo. Atene gioca l’ultima carta. Niente pensioni nella lista delle riforme per sbloccare la trattativa con Europa e Fmi. Varoufakis rivendica la sua leadership, ma viene aggredito dagli anarchici” (p. 12). Per la Stampa “Ora Germania e Bce vogliono far cadere Tsipras. Il piano: un esecutivo tecnico per gestire un fallimento pilotato” (p. 8). Gli esecutivi “tecnici”, come sappiamo bene anche noi italiani, di solito sono bravi in una sola tecnica: l’infilamento della supposta.
8. C’È SEMPRE SAN MARINO INTORNO A PRODI
Dagospia aveva segnalato, un mese fa, l’arrivo della sammarinese Claudia Mularoni a Palazzo Chigi come consulente di Sandro Gozi. E oggi Libero va avanti e scrive: “San Marino indaga sui misteri della società dell’amico di Prodi. La Perspective di Scarpellini, che nel 2006 il Professore fece consulente del governo, ha chiuso con conti sospetti e stava nello stesso palazzo del ‘tesoriere’ di Gheddafi” (p. 13). Storia di Giacomo Amadori tutta da leggere.
9. CANE A CINQUE ZAMPE
Zoppicano i conti dell’Eni e ai giornali un po’ tocca occuparsene. Repubblica: “Eni, conti giù per il crollo del petrolio. Utili dimezzati nel primo trimestre. Ma l’ad De Scalzi: ‘Risultati in linea con strategie, produzione in aumento”. Contento lui. (p. 37).
10. GIUSTIZIA SENZA PIETÀ
Un pediatra genovese s’è buttato giù da un ponte protestando contro la “giustizia miope che a volte uccide”. Ce l’aveva con la procura di Monza che indaga il figlio farmacista per una storia di medicinali rubati. E la giustizia che fa? Archivia con pietà. No. La “giustizia” si offende e si vendica. Prima il procuratore capo di Monza ribatte che “dicono tutti così”, gli indagati. E ora la procura di Genova iscrive sul registro degli indagati la moglie del medico per istigazione al suicidio (Stampa, p. 17). Non ci sono parole.
11. ULTIME DA UN POST-PAESE
Notizia dedicata alla lobby parlamentare delle slot: “Genitori fino all’alba a giocare alle slot. I tre figli picchiati e segregati in casa. I bambini di 6,10 e 11 anni lasciati senza acqua e cibo. Due 40enni arrestati nel Milanese” (Corriere, p. 25).
12. AI LETTORI DI QUESTA RASSEGNA
Dopo sei anni, questa rassegna stampa anomala si prende una lunga vacanza. Ringraziamo tutti per averci seguito e i tanti che ci hanno mandato consigli, segnalazioni, critiche e stimoli vari. Un ringraziamento particolare a Paola, Filippo, Alessandro, Marco e Paolo.