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“NON ESSERE CATTIVO” - L’OMAGGIO DI MASTANDREA ALL’AMICO CLAUDIO CALIGARI: “NON SIAMO IN CONCORSO, MI DISPIACE PER GLI ATTORI E PERCHE’ SAREBBE STATO INTERESSANTE IL GIUDIZIO DI UNA GIURIA INTERNAZIONALE”

Maria Pia Fusco per “la Repubblica”

 

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«Mio figlio era molto dolce, ma nel suo lavoro era energico e rigoroso. Penso che abbia insegnato a me e a quelli che lo hanno conosciuto uno stile di vita ». Sono le uniche parole di Adelina, la madre di Claudio Caligari, che partecipa con affettuosa attenzione all’incontro per Non essere cattivo, terzo film del regista scomparso il 26 maggio scorso.

 

È un incontro affollato, c’è il cast, gli sceneggiatori, i collaboratori, ed è solo grazie a Valerio Mastandrea e al suo scanzonato umorismo romano che si supera l’inevitabile commozione - «Stasera alla proiezione con il pubblico non reggiamo, stasera si rompono le acque» - ed è grazie a lui, alla tenacia con cui ha chiesto finanziamenti a tanti, senza arrendersi ai rifiuti, che esce oggi con Good Films in 60 copie.

 

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Mastandrea, “Non essere cattivo” è fuori concorso. Eppure sono in molti a pensare che avrebbe dovuto essere in competizione.

«Lo ha pensato anche Alberto Barbera, ma la preoccupazione era che qualunque esito avrebbe suscitato polemiche. Mi dispiace un po’ per gli attori, esclusi da ogni premio e perché sarebbe stato interessante il giudizio di una giuria internazionale. Ma non c’è nessuna recriminazione, Venezia è importante, da qui il film comincia il suo cammino con il pubblico».

 

Come riassume l’essenza del film?

«Claudio voleva raccontare la storia piccola dell’amore immenso di due amici, in un contesto che cerca di stravolgerli e sgretolarli. È la metà degli anni 90, e come diceva Claudio, qui finisce il mondo pasoliniano, è la fine del candore e della purezza dei ragazzi di Accattone , che rubavano per farsi, prendere da chi aveva di più, era un modo di rimediare all’ingiustizia sociale.

 

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E con l’umanità di Pier Paolo Pasolini finisce la borgata. Oggi c’è la droga sintetica e, come si vede nel film, c’è una specie di razzismo contro gli sfigati che si fanno ancora di eroina. Chi ha vinto? Secondo Claudio non esiste il pareggio, nella sua vita lui non ha mai pareggiato ».

 

Il senso del titolo?

«È l’undicesimo comandamento. Rivolto a persone di una classe sociale per le quali, volendo una vita migliore, è difficile non essere cattivo. Come dice Linda a Vittorio, che fa il muratore, l’unico lavoro che ha trovato, “ma a te te bastano i soldi che c’avemo?”. È più facile fare i soldi in altro modo» 

 

Il film arriva a 17 anni da “L’odore della notte”, “Amore tossico” era del 1983.

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«Tre film in una vita dimostrano le difficoltà di Claudio nel rapporto con l’industria, il suo rigore, l’incapacità di compromessi. Ma è troppo tardi per parlarne, preferisco pensare che i tre film di Claudio esistono e resistono, e che ci sono cinque sue sceneggiature nel cassetto e cercheremo il modo di farle, sono sicuro. Non saranno i “suoi” film ma avranno l’impronta forte della sua visione del mondo».

 

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